Symposium Club: Intervista a Cavaletto e Schwanz
In occasione della pubblicazione di Symposium Club, rivisitazione dei miti greci in chiave horror pulp edita da Edizioni Inkiostro, abbiamo raggiunto i due autori, lo sceneggiatore Andrea Cavaletto e il disegnatore Attila Schwanz, per approfondirne la genesi, i retroscena della realizzazione e le tematiche affrontate.
Buona lettura!
Innanzitutto complimenti vivissimi per il vostro Symposium Club, un'opera davvero ben riuscita e affascinante da diversi punti di vista, non ultimo la perfetta armonia - nel caos infernale dei sensi messo in scena - tra testi e immagini. Andrea, come è nata l'idea di questo progetto tematicamente ardito e graficamente estremo?
Andrea Cavaletto: Era da tempo che volevo fare un graphic novel che unisse la mia passione per i miti greci con le tematiche che mi contraddistinguono, ossia l'horror estremo, le parafilie, la critica della società. Avevo un'idea di base ma non sapevo a quale artista affidarla, perché la storia era parecchio folle e necessitava di uno stile di disegno adeguato che la potesse rappresentare. Ho poi visto il poster che Attila Schwanz aveva realizzato per il ToHorror Film Fest e mi sono detto che era lui che stavo cercando! Quando poi Luca Blengino me lo ha presentato come possibile nuovo collaboratore di Edizioni Inkiostro, tutti i tasselli si sono incastrati come se fosse destino o meglio, Fato, per dirla alla Symposium Club!
La locandina di Schwanz per il ToHorror Film Fest.
Attila Schwanz: Beh, quando Andrea mi ha chiesto di collaborare con lui, ho pensato: "È davvero messo male se gli piace il mio lavoro!". Scherzi a parte, mi ha fatto davvero molto piacere la cosa. Io e Andrea ci siamo subito trovati d'accordo su tutto, avendo gusti ed interessi affini. Lavorare con lui è stato molto piacevole e stimolante. I suoi scritti erano più che altro descrizioni (a volte molto poetiche) degli avvenimenti oltre ovviamente allo scritto dei vari dialoghi. Mi è stata data totale libertà artistica su tutto. Sia Andrea che l'editore al massimo cercavano di farmi ragionare su quello che si può fare e non fare per un prodotto da libreria che non facesse venire i capelli bianchi a qualcuno. Sai, io sono una persona con pochi filtri e non mi preoccupo di come possano reagire i fruitori.
Anche se la tematica - una rilettura personalissima in chiave horror pulp dei miti greci - è estremamente godibile e fruibile dal vasto pubblico, il gorgo grafico nel quale viene precipitato il lettore potrebbe spiazzare il fruitore meno avvezzo a simili esaltanti squisitezze artistiche. Quali aspettative nutrite circa riscontro di critica (recensioni) e pubblico (vendite)?
C: Io, personalmente e sinceramente, quando mi appassiono ad un mio progetto, cerco di fare in modo che la sua realizzazione soddisfi me in primis, senza correre troppo dietro ai gusti del pubblico. So che Symposium Club non è un'opera per tutti, come Paranoid Boyd o Madre, ma se non si prendono dei rischi, difficilmente si riesce a fare qualcosa che spiazzi e che rimanga impresso, senza per forza abusare del termine "capolavoro", eh! Quindi, ancora una volta ringrazio Edizioni Inkiostro per credere in me e per darmi la possibilità di osare!
S: Sono della stessa corrente di Andrea. Il mio lavoro in primis è un'analisi su me stesso e sul mondo che mi circonda e come questo m'influenzi. Ovviamente facendo parte di questa società, parlando di me vado a parlare di tutti. Il mio interesse è che il lavoro funzioni nel contesto in cui si va ad inserire. Sono consapevole che Symposium Club non sia un prodotto facilmente fruibile, ma è anche giusto sperimentare e cercare di esprimere se stessi al massimo. Inoltre, penso che anche il lettore debba fare uno sforzo ed uscire dalla sua zona sicura e provare nuove cose. Anch'io approfitto per ringraziare Edizioni Inkiostro per aver appoggiato il progetto, creduto nel mio lavoro e accettato la nostra esuberante follia.
A nostro modesto parere, sia per scrittura che per disegni, ci troviamo al cospetto di una produzione di altissimo livello che coinvolge due tra i più brillanti talenti oggi in circolazione nel panorama creativo italiano e internazionale. Volete raccontare al pubblico audace come siete arrivati a questo punto o, meglio, che valore ha per voi, in questo preciso momento delle vostre carriere, un'opera spartiacque come Symposium Club?
C: Symposium Club rappresenta per me la prosecuzione di un mood narrativo e di uno stile di scrittura che porto avanti dalla serie di Paranoid Boyd. Ci muoviamo in quello stesso ambiente, tanto che in origine doveva essere una specie di spin-off (idea poi da me scartata in corso d'opera, perché inserire alcuni personaggi di quella storia in questo nuovo contesto mi sembrava una forzatura). Symposium Club si genera dall'humus creativo che mi ha portato a realizzare Paranoid Boyd, Madre e il romanzo di Doll Syndrome.
S: Come tutti i lavori è stata una sfida sia a livello tecnico che creativo. Ciò che caratterizza Symposium Club è l'essere riuscito a collaborare con qualcuno in piena serenità. So di essere testardo e maniacale e a volte anche prepotente, ma come ho già detto con Andrea c'è stata affinità e abbiamo trovato il perfetto modo di collaborare senza strangolarci. Le tematiche e i soggetti fanno parte del mio mondo, dunque questo fumetto comunica perfettamente con le mie altre opere ed espande in una nuova forma la mia arte.
Chi vi segue e vi conosce da tempo sa bene che nei vostri lavori uno dei topoi fondanti è l'ossessione per il corpo o, per meglio dire, il modo in cui la materialità della carne condiziona la vita dell'uomo nel mondo contemporaneo. Non per niente una delle parole che ritorna maggiormente nel lavoro è globalizzazione. È stata questa, ma non solo, la linea indagatrice per quest'opera?
C: In ogni mia storia mi concentro su un tema che mi preoccupa o che mi fa paura. La globalizzazione è l'argomento su cui ho voluto insistere in Symposium Club. La globalizzazione è il Mostro e nello stesso tempo il Deus Ex Machina di questo romanzo grafico. La carne, i muscoli e il sangue di questi (finti) eroi che ci rappresentano sono offerti in sacrificio ad esso.
S: La globalizzazione è la divinità che domina su tutta la vicenda. Essa stessa è un personaggio, anche se non la vediamo concretamente o seguiamo le sue azioni. Tutti in qualche modo, volente o nolente sono influenzati da essa. Alla fine non è così diverso dalle nostre esistenze che ci illudiamo che siano immacolate e indifferenti a questa "creatura" manipolatrice.
C: La metamorfosi e la maschera sono altri topoi della mia scrittura. Il presupposto per me è che nulla è come sembra. Non esiste il bianco e il nero, il bene e il male. Tutto è amalgamato e nascosto. Ogni storia, ogni personaggio, ogni azione è composta da un'insieme di strati. Ogni strato ha il suo significato e la sua chiave di lettura.
S: Il Chaos è la volontà di mutare, di non stare mai fermi e guardarsi in tutte le direzioni. Esso è energia e materia grezza. È purezza. In esso vi è la chiave per raggiungere il terrore puro, però non il terrore come normalmente lo s'intende, ma quello romantico: esaltazione mistica dei sentimenti e delle pulsioni.
Molto interessante è stato seguire l'evoluzione dei personaggi principali, la loro ricerca continua del piacere (che nasconde ben altro) e quel senso ineluttabilmente tragico di destino, tipico della tradizione greca, che incombe su di essi. Sembra che fin dalle prime tavole per Tommaso e Domiziano, da una parte, e per Melissa, dall'altra, la strada da percorrere sia quella che alla fine, non potendone fare a meno, intraprenderanno.
C: Hai già detto tutto tu. Non posso che confermare. Tom, Dom e Melissa, così come anche tutti gli altri personaggi della storia, seguono il loro fato, ciascuno interpretando a suo modo la tragedia che la globalizzazione ha in serbo per loro.
S: Dopotutto Symposium Club è un mito postmoderno (perdonatemi se mi permetto di dirlo). La tragedia e il fato sono insiti in questi racconti. Ogni eroe, mostro o sacerdotessa è un personaggio con un preciso ruolo e nel bene o nel male deve attenersi ad esso per il compimento di un qualcosa di più grande.
Ritorna anche la figura del mostro (Medusa, Minotauro o, se vogliamo, Perseo e Teseo, a loro modo mostri anch'essi, novelli eroi in un mondo senza dèi). Che valore ha per voi la figura del mostro, del deforme, del reietto, dell'ultimo?
C: Il mostro per me è ciò che non si può comprendere, che sta fuori dalla razionalità che ci pervade, che esce dai confini prefissati, che per questo ci spaventa ma, allo stesso tempo, ci affascina e (anche nel disgusto, a volte) ci meraviglia.
S: Il mostro è una figura a me molto cara. È la manifestazione fisica di quello che dicevo prima sul Chaos. Infatti il mostro è sia vittima che carnefice nella sua esistenza. È il capro espiatorio in cui la credenza umana carica la sua natura violenta e peccaminosa. È l'espressione massima dell'incomunicabilità a causa del suo eccesso di simboli e segni che lo compongono. Per questo motivo si è attratti e spaventati dal mostro. Esso è terrore e mistero allo stato puro e indomabile.
Andrea e Attila, entrambi svolgete anche la professione docente. Come coniugate la vostra attività di insegnamento con quella di autori creativi? La prima nutre la seconda, o viceversa? Oppure sono aspetti autonomi e indipendenti della vostra vita che non influenzano il vostro lavoro?
C: Io adoro insegnare. Per me l'insegnamento è uno scambio di energia potentissimo. Cerco sempre di dare il massimo, per ottenere il massimo dai miei allievi.
S: Lo stare a contatto con le nuove generazioni è utilissimo per il mio lavoro. Confrontarsi con gli studenti ti aiuta a capire in che direzione si sta muovendo il mondo o addirittura dove potrebbe andare a finire.
Quali sono i vostri progetti per il futuro? Siete già impegnati su un nuovo fronte?
C: Tantissimi. Nel mio futuro prossimo c'è una nuova sceneggiatura di Dylan Dog, un paio di nuovi romanzi, un paio di racconti per delle antologie e altre nuove sceneggiature cinematografiche. E poi, sto già discutendo con Attila per una seconda collaborazione!
S: Oltre allo spoiler della nuova collaborazione fra me e Andrea, sono diversi i progetti in cantiere. L'organizzazione di diverse mostre in giro per l'Europa col mio collettivo Knot, le quali quest'anno in teoria dovrebbero essere parecchie. La realizzazione di mille opere che ho nella testa e fanno pressione per uscire fuori. La progettazione di una linea di vestiti legata al mondo BDSM. Poi soprattutto mi lascio trasportare e travolgere dai venti del Chaos e molte cose arrivano inaspettatamente. Dunque sarà meglio darci dentro!
C: Grazie a te per questa bella intervista!
S: Grazie mille a te per l'interesse e l'intervista. Se poi Symposium Club piace bene, se no godo!