Affinità-divergenze fra il fumetto e noi - Del conseguimento della maggiore età. 1 - Edizioni Minoritarie
Intervista ad Antonia Caruso e Federico “Peteliko” Pugliese
Prendendo spunto dal titolo di uno dei più bei dischi dei CCCP – Fedeli alla linea, in questa rubrica abbiamo voluto cercare e incontrare i nuovi soggetti del fumetto indie italiano.
Nella prima puntata abbiamo intervistato Antonia Caruso e Federico “Peteliko” Pugliese, ovvero Edizioni Minoritarie.
Quello che potremmo definire come "nerd-mondo" ha affrontato una serie di riflessioni e discussioni, negli ultimi due o tre anni, riguardo ai concetti di rappresentazione, di stereotipo e di privilegio.
Se fino a poco tempo fa videogiochi e fumetti erano spesso prodotti concepiti da maschi bianchi per maschi bianchi, ultimamente è sempre più forte la voce di chi si sente fuori da questo tipo di immaginario e pensa che occorra ripensarlo.
La bolla nerd si è spesso dimostrata molto conservatrice su questo genere di dibattiti, accogliendoli generalmente malissimo: cambiamenti di etnia, di genere oppure orientamento sessuale - specie in determinati personaggi o marchi percepiti come “storici” - sono sempre stati molto divisivi nel fandom.
Eppure è un'esigenza che si sta facendo sempre più diffusa e sta allo stesso tempo portando opere di estremo interesse, da Steven Universe a Days of Hate fino a videogiochi come Undertale oppure Horizon Zero Dawn, tanto per citare i primi che ci vengono in mente.
Chiedersi a chi ci rivolgiamo nelle nostre opere e in che modo lo stiamo facendo sta caratterizzando senz'altro l'approccio moderno alle opere di intrattenimento.
Edizioni Minoritarie è una casa editrice nata appena lo scorso anno, con idee estremamente chiare sull'argomento e con la ferma decisione di far crescere questo dibattito anche nel nostro panorama, con una spinta coraggiosamente progressista.
Abbiamo provato a rivolgere ad Antonia Caruso e Federico “Peteliko” Pugliese, che hanno fondato questa nuova etichetta, alcune domande riguardo al loro lavoro e più in generale sui nuovi immaginari che si stanno disegnando in Italia e all'estero.
Partiamo dall’inizio: da cosa nasce l’idea di Edizioni Minoritarie?
Antonia Caruso (AC): Edizioni Minoritarie nasce più o meno nell'estate dell'anno scorso. Con Federico stavamo lavorando a Dustomancy, un fumetto che non abbiamo mai finito proprio perché la nostra vena imprenditoriale ha avuto la meglio. Io avevo alle spalle un'esperienza editoriale con una rivista online (parliamo di una decina di anni fa) e prima di Edizioni Minoritarie avevo progettato alcune riviste, senza mai arrivare a produrle davvero. Abbiamo unito questo bagaglio (un trolley con una ruota rotta) + attivismo trans/femminista + bibliomania nerd, mentre Federico la sua esperienza di fumettista e illustratore. L'occasione della prima pubblicazione è stata NON FISSARE che Percy Bertolini ci aveva fatto leggere. Ci sembrava adatta come prima pubblicazione. Una forma editoriale inusuale, rilegata a mano e stampata su acetato trasparente. Prima tiratura: 12 copie. Terza: 200.
Da subito abbiamo dato un'impronta politica, sia nella scelta dei progetti da portare avanti e sia nella scelta di finanziarci tramite Patreon: più cooperativa che attività imprenditoriale autonoma. In questo modo siamo in grado di retribuire chi lavora con noi.
Federico "Peteliko" Pugliese (FP): La prima grande impresa riot. Pagare chi lavora.
AC: Dato che il sistema culturale non è proprio prodigo di emolumenti. Ci posizioniamo nell'intersezione tra fanzine, libro d'arte e fumetto.
FP: Mentre lavoravamo a “Dustomancy”, discutevamo sempre più di altri progetti. Era chiaro che o ci strutturavamo meglio o avremmo perso tutte queste idee.
Parlando proprio del taglio di Edizioni Minoritarie , io aprirei anche un discorso generale: qual è lo spazio all'interno del mondo del fumetto, qui in Italia, riservato alle tematiche transfemministe? Da dove si è giunti e dove si conta di arrivare in un futuro più o meno prossimo?
AC: Al momento l'editoria femminista e transfemminista è da una parte saggistica, e quella curiosa forma di femminismo illustrato iniziato con le Storie della buonanotte per bambine ribelli, che innegabilmente funziona perché è una semplificazione funzionale ad un discorso diciamo progressista.
Parliamo comunque di narrazioni biografiche, che siano favole o graphic novel. In comune hanno tutte una prospettiva piuttosto pedagogica ed edificante.
Negli ultimi anni c'è stato il boom de Il racconto dell'ancella, libro e serie che hanno fatto emergere una narrazione femminista fantastica. Nel mercato editoriale italiano vedo molte autrici che prediligono una narrazione autobiografica realista o fantasy. Contemporaneamente sono emersi ed emerse anche autorialità gay e lesbiche (non me la sento di dire LGBTQI+). Vorremmo pubblicare narrazioni altre ma senza essere didascalic*.
FP: C’è molto lavoro da fare: come le altre arti visive, quella del fumetto è legata al concetto di rappresentazione. Noi viviamo ancora i limiti una rappresentazione di genere binaria. L'Eroe Mascalzone e della Bella, la damsel in distress, in gran parte del repertorio mainstream italiano.
Ecco, credete che queste differenze siano "autoimposte" dall'autore stesso o è un modo di narrazione legato a una visione tradizionalista?
FP: Partiamo da una posizione di cattivi alleati nelle battaglie degli altri. È un po' il mio mantra; perché spesso non ne siamo direttamente coinvolti o perché non siamo subito l'altro. Abbiamo bisogno di ascoltare e di imparare, prima di dare voce a quello che pensiamo. Non è la sensibilità verso certi argomenti a metterti subito dalla parte dei giusti. È solo il punto di partenza per poter davvero ridiscutere la visione tradizionalista.
Quindi sì. C'è sia dell'autoimposizione dell'autore/editore a non trattare temi challenging, che dell’impreparazione collettiva nel trattarli. Spesso sono discorsi a metà, punti di partenza positivi che però poi ti ributtano in un "meh" cosmico. Rappresenti quello che hai metabolizzato. Altrimenti non riuscirai a costruire narrazioni pop con una certa consapevolezza.
La Marvel ha tirato fuori questi due personaggi neri, Snowflake e Safespace. È un insieme di cose sbagliate che non si sa da dove cominciare.
AC: C'è sicuramente una richiesta maggiore di narrazioni non tradizionali da parte di chi legge, che magari qualche anno fa non c'era. La produzione mainstream ha in certo senso incorporato narrazioni e protagonisti e protagoniste scritt* meglio e personaggi variamente queer. Contemporaneamente c'è stata un'esplosione dell'universo Marvel fuori dai fumetti che ripropone la figura del supereroe Marvel e DC, che come controparte critica ha portato i vari Watchmen, The Boys, Preacher che già dagli anni '80 e 90 hanno iniziato a destrutturare il fumetto americano. È importante parlare di come la cultura statunitense sia non dico egemone, perché suona molto âgée, ma sicuramente centrale e centrifuga: per esempio tutto il fumetto sudamericano è praticamente scomparso, come conseguenza. Possiamo affermare che il capitalismo ha usato il fantastico.
Quindi è come se fosse giocata su due fronti un po' in contrasto: dove da una parte c'è un miglioramento nella rappresentazione di alcune situazioni/personaggi, dall'altra c'è una, diciamo, "colonizzazione dell'immaginario"?
AC: Sì, la narrazione pop mainstream è estremamente collaudata, ci sono intere writing room che confezionano narrazioni imbattibili. In più c'è un po' questo mito romantico dell'autore unico come baluardo della qualità che non sempre funziona.
Però se nel cinema, nelle serie tv e nei libri si è andati a prendere, anche per un interesse ad accaparrarsi una fetta di pubblico, perché nel fumetto questo non avviene o avviene in modo molto lento?
AC: Serve una risposta molto complessa che forse non siamo in grado di dare nella sua sfolgorante lucidità.
Il fumetto rimane un prodotto di nicchia, con ricavi economici molto bassi (per questo serve una maggiore tutela di categoria). La coda lunga di un prodotto di nicchia non garantisce molto. Un prodotto audiovisivo anche con investimenti alti può rendere tantissimo. In proporzione il guadagno col fumetto è molto minore, nonostante il prezzo medio aumenti costantemente. Basta vedere il prezzo delle varie edizioni dei manga. Questo condiziona le scelte editoriali nel rischiare narrazioni non tradizionali.
Un discorso che sento fare abbastanza spesso da chi non è molto nella "bolla" di queste tematiche, è che anche una rappresentazione inesatta è un grimaldello per far sì che di queste tematiche se ne parli... tempo fa sentivo un po' di gente fare questo discorso, appunto, riguardo Cinzia di Leo Ortolani. Per voi è un discorso che ha senso? È comunque un modo di iniziare a portare questi problemi alla ribalta o fa più danni che bene?
AC: Cinzia è un argomento spinoso. Il mio giudizio è critico (ne parlo meglio qui). Parte del mio attivismo è formare continuamente, spiegare, spiegare, spiegare e no, non mi basta il "purché se ne parli". Ma credo che anche l'opposto cioè l’oleograficamente corretto, la narrazione-manuale sia utile. Ma non sempre quello che è utile è interessante da leggere.
Che poi, sempre per non citare solo Ortolani, ci vengono in mente discorsi simili - su un altro fronte - sul famoso/famigerato matrimonio tra Dylan Dog e Groucho.
AC: Come lettrice preferisco l'immoralità di Shintaro Kago a quella di Ortolani, anche se Ortolani mi fa più ridere.
FP: La mezza verità è più subdola di una fregnaccia. Creare nuove misrappresentazioni può solo peggiorare la situazione (non so se la parola misrappresentazioni esista...).
Tornando su Edizioni Minoritarie. La vostra presenza sui social - penso ai vostri post su Facebook - è molto intensa, senza essere settaria o puntata solo sul vostro lavoro. Il vostro rapporto coi social?
AC: Diciamo che parlare solo di noi, anche e non solo perché abbiamo solo una pubblicazione e mezza, non ha molto senso; nonostante la denominazione di edizioni, siamo più espansi di così.
Parlare di altri non ci toglie nulla, se non la tendenza autoreferenziale di molta editoria.
Parlando proprio di questo, ritenete sia possibile costruire una rete con altri editori o altre realtà con cui ci sia una comunanza di intenti? Mi pare che Edizioni Minoritarie si stia muovendo molto in questo senso (penso alle dirette con Eris Edizioni, ad esempio). Qual è la vostra esperienza/parere?
AC: Credevamo all'idea di reti e collaborazioni già da prima della pandemia ma adesso è ancora più necessaria, poi siamo entrambi abbastanza pantofolai quindi parliamo di reti che riescano ad arrivare al divano.
FP: Sul nostro sito c’è la nostra distro, con prodotti editi da altre realtà. Oltre al blog che dovrebbe diventare una vera e propria rivista.
Progetti futuri?
FP & AC: Una marea! Nell'immediato usciremo con Small faces, un libro di illustrazioni, di ritratti mini e segni giganti di Caterina di Paolo, una controguida al sesso di Frad e la versione cartacea della fanzine di STAR su Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson (e Stonewall) che abbiamo venduto solo in digitale per una settimana a sostegno della campagna per le sex worker. Una cosa enigmistica queer con il collettivo La Torre Storta. Un’antologia di fumetti sulle maschilità. Il catalogo de La Falla, il free press de Il Cassero di Bologna. Una collana di tesi universitarie, il primo titolo è sulla costruzione dell’immagine della donna nel neoliberismo.
Vado allora con l'ultimissima domanda: abbiamo parlato di cattive rappresentazioni, ma al contrario - anche se è una domanda che in realtà può sembrare scontata - qual è l'immaginario che volete venga traghettato da Edizioni Minoritarie? (Tenuta giustamente per ultima, per farsi odiare)
AC: Un immaginario complesso, dal momento che viviamo nella complessità. (Me la voglio cavare con poco). Complesso nel senso che anche l'immaginario estetico non è omogeneo, non è volutamente solo underground e low-fi.
FP: Sì, il punto è proprio quello. La realtà è complessa, non la puoi inscatolare nelle quattro cose che già conosci, non puoi cavartela con quattro regolette classiche per rappresentarla. L'immaginario estetico si sta per fortuna evolvendo, nelle linee, nelle forme, in ciò che consideriamo bello, come nei contenuti, nei discorsi e nelle rappresentazioni. Noi fumettisti cerchiamo di non rimanere indietro.
Ringraziamo entrambi per la disponibilità!
EDIZIONI MINORITARIE
Sito: https://www.edizioniminoritarie.it/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/edizioniminoritarie/
Pagina Instagram: https://www.instagram.com/edizioniminoritarie/
Prendendo spunto dal titolo di uno dei più bei dischi dei CCCP – Fedeli alla linea, in questa rubrica abbiamo voluto cercare e incontrare i nuovi soggetti del fumetto indie italiano.
Nella prima puntata abbiamo intervistato Antonia Caruso e Federico “Peteliko” Pugliese, ovvero Edizioni Minoritarie.
Quello che potremmo definire come "nerd-mondo" ha affrontato una serie di riflessioni e discussioni, negli ultimi due o tre anni, riguardo ai concetti di rappresentazione, di stereotipo e di privilegio.
Se fino a poco tempo fa videogiochi e fumetti erano spesso prodotti concepiti da maschi bianchi per maschi bianchi, ultimamente è sempre più forte la voce di chi si sente fuori da questo tipo di immaginario e pensa che occorra ripensarlo.
La bolla nerd si è spesso dimostrata molto conservatrice su questo genere di dibattiti, accogliendoli generalmente malissimo: cambiamenti di etnia, di genere oppure orientamento sessuale - specie in determinati personaggi o marchi percepiti come “storici” - sono sempre stati molto divisivi nel fandom.
Eppure è un'esigenza che si sta facendo sempre più diffusa e sta allo stesso tempo portando opere di estremo interesse, da Steven Universe a Days of Hate fino a videogiochi come Undertale oppure Horizon Zero Dawn, tanto per citare i primi che ci vengono in mente.
Chiedersi a chi ci rivolgiamo nelle nostre opere e in che modo lo stiamo facendo sta caratterizzando senz'altro l'approccio moderno alle opere di intrattenimento.
Edizioni Minoritarie è una casa editrice nata appena lo scorso anno, con idee estremamente chiare sull'argomento e con la ferma decisione di far crescere questo dibattito anche nel nostro panorama, con una spinta coraggiosamente progressista.
Abbiamo provato a rivolgere ad Antonia Caruso e Federico “Peteliko” Pugliese, che hanno fondato questa nuova etichetta, alcune domande riguardo al loro lavoro e più in generale sui nuovi immaginari che si stanno disegnando in Italia e all'estero.
Partiamo dall’inizio: da cosa nasce l’idea di Edizioni Minoritarie?
Antonia Caruso (AC): Edizioni Minoritarie nasce più o meno nell'estate dell'anno scorso. Con Federico stavamo lavorando a Dustomancy, un fumetto che non abbiamo mai finito proprio perché la nostra vena imprenditoriale ha avuto la meglio. Io avevo alle spalle un'esperienza editoriale con una rivista online (parliamo di una decina di anni fa) e prima di Edizioni Minoritarie avevo progettato alcune riviste, senza mai arrivare a produrle davvero. Abbiamo unito questo bagaglio (un trolley con una ruota rotta) + attivismo trans/femminista + bibliomania nerd, mentre Federico la sua esperienza di fumettista e illustratore. L'occasione della prima pubblicazione è stata NON FISSARE che Percy Bertolini ci aveva fatto leggere. Ci sembrava adatta come prima pubblicazione. Una forma editoriale inusuale, rilegata a mano e stampata su acetato trasparente. Prima tiratura: 12 copie. Terza: 200.
Da subito abbiamo dato un'impronta politica, sia nella scelta dei progetti da portare avanti e sia nella scelta di finanziarci tramite Patreon: più cooperativa che attività imprenditoriale autonoma. In questo modo siamo in grado di retribuire chi lavora con noi.
Federico "Peteliko" Pugliese (FP): La prima grande impresa riot. Pagare chi lavora.
AC: Dato che il sistema culturale non è proprio prodigo di emolumenti. Ci posizioniamo nell'intersezione tra fanzine, libro d'arte e fumetto.
FP: Mentre lavoravamo a “Dustomancy”, discutevamo sempre più di altri progetti. Era chiaro che o ci strutturavamo meglio o avremmo perso tutte queste idee.
Parlando proprio del taglio di Edizioni Minoritarie , io aprirei anche un discorso generale: qual è lo spazio all'interno del mondo del fumetto, qui in Italia, riservato alle tematiche transfemministe? Da dove si è giunti e dove si conta di arrivare in un futuro più o meno prossimo?
AC: Al momento l'editoria femminista e transfemminista è da una parte saggistica, e quella curiosa forma di femminismo illustrato iniziato con le Storie della buonanotte per bambine ribelli, che innegabilmente funziona perché è una semplificazione funzionale ad un discorso diciamo progressista.
Parliamo comunque di narrazioni biografiche, che siano favole o graphic novel. In comune hanno tutte una prospettiva piuttosto pedagogica ed edificante.
Negli ultimi anni c'è stato il boom de Il racconto dell'ancella, libro e serie che hanno fatto emergere una narrazione femminista fantastica. Nel mercato editoriale italiano vedo molte autrici che prediligono una narrazione autobiografica realista o fantasy. Contemporaneamente sono emersi ed emerse anche autorialità gay e lesbiche (non me la sento di dire LGBTQI+). Vorremmo pubblicare narrazioni altre ma senza essere didascalic*.
FP: C’è molto lavoro da fare: come le altre arti visive, quella del fumetto è legata al concetto di rappresentazione. Noi viviamo ancora i limiti una rappresentazione di genere binaria. L'Eroe Mascalzone e della Bella, la damsel in distress, in gran parte del repertorio mainstream italiano.
Ecco, credete che queste differenze siano "autoimposte" dall'autore stesso o è un modo di narrazione legato a una visione tradizionalista?
FP: Partiamo da una posizione di cattivi alleati nelle battaglie degli altri. È un po' il mio mantra; perché spesso non ne siamo direttamente coinvolti o perché non siamo subito l'altro. Abbiamo bisogno di ascoltare e di imparare, prima di dare voce a quello che pensiamo. Non è la sensibilità verso certi argomenti a metterti subito dalla parte dei giusti. È solo il punto di partenza per poter davvero ridiscutere la visione tradizionalista.
Quindi sì. C'è sia dell'autoimposizione dell'autore/editore a non trattare temi challenging, che dell’impreparazione collettiva nel trattarli. Spesso sono discorsi a metà, punti di partenza positivi che però poi ti ributtano in un "meh" cosmico. Rappresenti quello che hai metabolizzato. Altrimenti non riuscirai a costruire narrazioni pop con una certa consapevolezza.
La Marvel ha tirato fuori questi due personaggi neri, Snowflake e Safespace. È un insieme di cose sbagliate che non si sa da dove cominciare.
AC: C'è sicuramente una richiesta maggiore di narrazioni non tradizionali da parte di chi legge, che magari qualche anno fa non c'era. La produzione mainstream ha in certo senso incorporato narrazioni e protagonisti e protagoniste scritt* meglio e personaggi variamente queer. Contemporaneamente c'è stata un'esplosione dell'universo Marvel fuori dai fumetti che ripropone la figura del supereroe Marvel e DC, che come controparte critica ha portato i vari Watchmen, The Boys, Preacher che già dagli anni '80 e 90 hanno iniziato a destrutturare il fumetto americano. È importante parlare di come la cultura statunitense sia non dico egemone, perché suona molto âgée, ma sicuramente centrale e centrifuga: per esempio tutto il fumetto sudamericano è praticamente scomparso, come conseguenza. Possiamo affermare che il capitalismo ha usato il fantastico.
Quindi è come se fosse giocata su due fronti un po' in contrasto: dove da una parte c'è un miglioramento nella rappresentazione di alcune situazioni/personaggi, dall'altra c'è una, diciamo, "colonizzazione dell'immaginario"?
AC: Sì, la narrazione pop mainstream è estremamente collaudata, ci sono intere writing room che confezionano narrazioni imbattibili. In più c'è un po' questo mito romantico dell'autore unico come baluardo della qualità che non sempre funziona.
Però se nel cinema, nelle serie tv e nei libri si è andati a prendere, anche per un interesse ad accaparrarsi una fetta di pubblico, perché nel fumetto questo non avviene o avviene in modo molto lento?
AC: Serve una risposta molto complessa che forse non siamo in grado di dare nella sua sfolgorante lucidità.
Il fumetto rimane un prodotto di nicchia, con ricavi economici molto bassi (per questo serve una maggiore tutela di categoria). La coda lunga di un prodotto di nicchia non garantisce molto. Un prodotto audiovisivo anche con investimenti alti può rendere tantissimo. In proporzione il guadagno col fumetto è molto minore, nonostante il prezzo medio aumenti costantemente. Basta vedere il prezzo delle varie edizioni dei manga. Questo condiziona le scelte editoriali nel rischiare narrazioni non tradizionali.
Un discorso che sento fare abbastanza spesso da chi non è molto nella "bolla" di queste tematiche, è che anche una rappresentazione inesatta è un grimaldello per far sì che di queste tematiche se ne parli... tempo fa sentivo un po' di gente fare questo discorso, appunto, riguardo Cinzia di Leo Ortolani. Per voi è un discorso che ha senso? È comunque un modo di iniziare a portare questi problemi alla ribalta o fa più danni che bene?
AC: Cinzia è un argomento spinoso. Il mio giudizio è critico (ne parlo meglio qui). Parte del mio attivismo è formare continuamente, spiegare, spiegare, spiegare e no, non mi basta il "purché se ne parli". Ma credo che anche l'opposto cioè l’oleograficamente corretto, la narrazione-manuale sia utile. Ma non sempre quello che è utile è interessante da leggere.
Che poi, sempre per non citare solo Ortolani, ci vengono in mente discorsi simili - su un altro fronte - sul famoso/famigerato matrimonio tra Dylan Dog e Groucho.
AC: Come lettrice preferisco l'immoralità di Shintaro Kago a quella di Ortolani, anche se Ortolani mi fa più ridere.
FP: La mezza verità è più subdola di una fregnaccia. Creare nuove misrappresentazioni può solo peggiorare la situazione (non so se la parola misrappresentazioni esista...).
Tornando su Edizioni Minoritarie. La vostra presenza sui social - penso ai vostri post su Facebook - è molto intensa, senza essere settaria o puntata solo sul vostro lavoro. Il vostro rapporto coi social?
AC: Diciamo che parlare solo di noi, anche e non solo perché abbiamo solo una pubblicazione e mezza, non ha molto senso; nonostante la denominazione di edizioni, siamo più espansi di così.
Parlare di altri non ci toglie nulla, se non la tendenza autoreferenziale di molta editoria.
Parlando proprio di questo, ritenete sia possibile costruire una rete con altri editori o altre realtà con cui ci sia una comunanza di intenti? Mi pare che Edizioni Minoritarie si stia muovendo molto in questo senso (penso alle dirette con Eris Edizioni, ad esempio). Qual è la vostra esperienza/parere?
AC: Credevamo all'idea di reti e collaborazioni già da prima della pandemia ma adesso è ancora più necessaria, poi siamo entrambi abbastanza pantofolai quindi parliamo di reti che riescano ad arrivare al divano.
FP: Sul nostro sito c’è la nostra distro, con prodotti editi da altre realtà. Oltre al blog che dovrebbe diventare una vera e propria rivista.
Progetti futuri?
FP & AC: Una marea! Nell'immediato usciremo con Small faces, un libro di illustrazioni, di ritratti mini e segni giganti di Caterina di Paolo, una controguida al sesso di Frad e la versione cartacea della fanzine di STAR su Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson (e Stonewall) che abbiamo venduto solo in digitale per una settimana a sostegno della campagna per le sex worker. Una cosa enigmistica queer con il collettivo La Torre Storta. Un’antologia di fumetti sulle maschilità. Il catalogo de La Falla, il free press de Il Cassero di Bologna. Una collana di tesi universitarie, il primo titolo è sulla costruzione dell’immagine della donna nel neoliberismo.
Vado allora con l'ultimissima domanda: abbiamo parlato di cattive rappresentazioni, ma al contrario - anche se è una domanda che in realtà può sembrare scontata - qual è l'immaginario che volete venga traghettato da Edizioni Minoritarie? (Tenuta giustamente per ultima, per farsi odiare)
AC: Un immaginario complesso, dal momento che viviamo nella complessità. (Me la voglio cavare con poco). Complesso nel senso che anche l'immaginario estetico non è omogeneo, non è volutamente solo underground e low-fi.
FP: Sì, il punto è proprio quello. La realtà è complessa, non la puoi inscatolare nelle quattro cose che già conosci, non puoi cavartela con quattro regolette classiche per rappresentarla. L'immaginario estetico si sta per fortuna evolvendo, nelle linee, nelle forme, in ciò che consideriamo bello, come nei contenuti, nei discorsi e nelle rappresentazioni. Noi fumettisti cerchiamo di non rimanere indietro.
Ringraziamo entrambi per la disponibilità!
Luca Frigerio & Cristiano Brignola
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