Speciale Dylan Dog #33 - Saluti da Undead
La non-morte e la non-vita
"Si muore andandosene e si muore anche restando, quando le giornate si assomigliano e i gesti si fanno per abitudine. Le cartoline da un posto del genere non hanno senso, finché non arrivano a qualcuno che ha un quinto senso e mezzo."
Così Alessandro Bilotta introduce Saluti da Undead, il nuovo Speciale Dylan Dog dedicato alla saga del Pianeta dei Morti ambientata in un cupo futuro alternativo.
In queste 160 pagine lo sceneggiatore romano prosegue nel suo personale percorso di rielaborazione, riscrittura e ricontestualizzazione del Dylan Dog di Tiziano Sclavi, dialogando con il creatore dell'Indagatore dell'incubo in un affresco autoriale straordinario.
Per chi fosse completamente a digiuno di letture dylaniate, specifichiamo infatti che il villaggio di Undead nel quale si svolge gran parte del racconto è citato addirittura nel primissimo albo della serie regolare, L'alba dei morti viventi (irresistibile l'ironia bilottiana sul fatto che Dylan in passato abbia raggiunto il luogo sempre e solo in bicicletta): è qui che l'Indagatore dell'incubo incrociò per la prima volta le sue strade con il diabolico ed enigmatico dottor Xabaras.
Ma in questa storia l'omaggio non resta mai un'operazione fine a se stessa, bensì rappresenta un punto di partenza per percorrere strade inedite e intriganti.
Sin dal passaggio tra la prima e la seconda pagina, Bilotta gioca in maniera deliziosa e sopraffina sul significato della non-vita dei Ritornanti, descrivendoli esattamente come esseri umani con i loro desideri, le loro ansie e le loro paure, stridendo in maniera efficace con le aspettative implicite del lettore di trovarsi dinanzi semplici zombie, simulacri privi di qualsiasi ricordo di ciò che erano. Non solo: ai Ritornanti lo sceneggiatore romano affida alcune delle sue splendide riflessioni esistenziali, come "Sarà vero che quando perdiamo qualcuno perdiamo una parte di noi finché non ne resta più niente?", oppure "Il lavoro è il modo migliore per non pensare alla nostra condizione", entrambe constatazioni squisitamente umane, prodotte da esseri che forse non si rendono conto appieno della strada di Damocle che pende sulle loro teste, ovvero che prima o poi moriranno e si decomporranno. Non se ne rendono conto "oppure fanno finta di niente e vanno avanti... come tutti", conclude Dylan.
E qui prende forma in maniera definitiva la metafora che li paragona agli esseri umani, inconsapevoli portatori del gene della morte, che continuano a vivere pur sapendo quale sarà l'ineluttabile conclusione del loro percorso esistenziale.
Deliziosi poi i dialoghi con l'Oscura Mietritrice, capace - come del resto si conviene a tale entità - di esprimere tra le righe una sublime ironia.
Nella sua poeticità, intensità e atmosfera crepuscolare, la storia dimostra ancora una volta la profondità dei testi di uno sceneggiatore che riesce a non essere mai banale e trova costantemente spunti per rendere i suoi personaggi tridimensionali.
A livello grafico abbiamo modo di apprezzare lo stile inimitabile di Paolo Bacilieri: impossibile non lasciarsi conquistare dall'inedito e interessantissimo incontro tra lo sceneggiatore di Mercurio Loi e il disegnatore di splendide graphic novel ma anche di tanti albi Bonelli (come l'indimenticabile Napoleone, tra gli altri). Un autore incredibile che non stentiamo a definire "fumettoso", considerando la bellezza delle sue soluzioni grafiche e l'incredibile freschezza del suo stile: Bacilieri è un artista che nella nona arte trova la propria dimensione, una quadratura del cerchio che sarebbe difficilmente riproducibile altrove. In queste pagine, tra le altre cose, emerge chiaramente anche la passione di Bacilieri per le architetture, già ben evidenziata in opere come Fun e Tramezzino, qui visibile ad esempio nella splendida resa del condominio ad Undead.
Per realizzare questo Speciale, Bacilieri ha collaborato con quelli che lui stesso definisce "due assistenti di lusso", ovvero Vincenzo Filosa, che ha contribuito alle matite e Fabio Ramiro Rossin, che si è occupato invece dei retini grigi.
Un eventuale piccolo appunto che si potrebbe avanzare al - pur straordinario - lavoro ai disegni consiste in una certa incostanza nella resa del volto di Dylan Dog, non sempre pienamente riconoscibile nei suoi lineamenti.
Merita un cenno anche la cover di Marco Mastrazzo. In questi ultimi anni Mastrazzo è riuscito dell'impossibile compito di non far rimpiangere il grande Massimo Carnevale, autore delle cover dei primi Speciali del Pianeta dei Morti. Qui realizza un'illustrazione che racchiude in maniera efficace e ironica il concept dell'albo (ispirandosi, come dichiarato dal curatore della testata, a una splendida e altrettanto ironica cover del grande Glenn Fabry per Preacher).
Il giudizio generale rimane sempre il medesimo, ovvero che un anno è davvero troppo per aspettare di leggere una nuova storia del Pianeta dei morti. D'altra parte, se la qualità rimane a questi livelli e il prezzo da pagare è l'attesa, ben venga la cadenza annuale.
Speciale Dylan Dog #33 - Saluti da Undead
DATA: ottobre 2019
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Paolo Bacilieri (con la collaborazione di Vincenzo Filosa e Fabio Ramiro Rossin)
COPERTINA: Marco Mastrazzo
Tutte le immagini © 2019 Sergio Bonelli Editore (ad eccezione della cover di Preacher, © degli aventi diritto).
"Si muore andandosene e si muore anche restando, quando le giornate si assomigliano e i gesti si fanno per abitudine. Le cartoline da un posto del genere non hanno senso, finché non arrivano a qualcuno che ha un quinto senso e mezzo."
Così Alessandro Bilotta introduce Saluti da Undead, il nuovo Speciale Dylan Dog dedicato alla saga del Pianeta dei Morti ambientata in un cupo futuro alternativo.
In queste 160 pagine lo sceneggiatore romano prosegue nel suo personale percorso di rielaborazione, riscrittura e ricontestualizzazione del Dylan Dog di Tiziano Sclavi, dialogando con il creatore dell'Indagatore dell'incubo in un affresco autoriale straordinario.
Per chi fosse completamente a digiuno di letture dylaniate, specifichiamo infatti che il villaggio di Undead nel quale si svolge gran parte del racconto è citato addirittura nel primissimo albo della serie regolare, L'alba dei morti viventi (irresistibile l'ironia bilottiana sul fatto che Dylan in passato abbia raggiunto il luogo sempre e solo in bicicletta): è qui che l'Indagatore dell'incubo incrociò per la prima volta le sue strade con il diabolico ed enigmatico dottor Xabaras.
Ma in questa storia l'omaggio non resta mai un'operazione fine a se stessa, bensì rappresenta un punto di partenza per percorrere strade inedite e intriganti.
Sin dal passaggio tra la prima e la seconda pagina, Bilotta gioca in maniera deliziosa e sopraffina sul significato della non-vita dei Ritornanti, descrivendoli esattamente come esseri umani con i loro desideri, le loro ansie e le loro paure, stridendo in maniera efficace con le aspettative implicite del lettore di trovarsi dinanzi semplici zombie, simulacri privi di qualsiasi ricordo di ciò che erano. Non solo: ai Ritornanti lo sceneggiatore romano affida alcune delle sue splendide riflessioni esistenziali, come "Sarà vero che quando perdiamo qualcuno perdiamo una parte di noi finché non ne resta più niente?", oppure "Il lavoro è il modo migliore per non pensare alla nostra condizione", entrambe constatazioni squisitamente umane, prodotte da esseri che forse non si rendono conto appieno della strada di Damocle che pende sulle loro teste, ovvero che prima o poi moriranno e si decomporranno. Non se ne rendono conto "oppure fanno finta di niente e vanno avanti... come tutti", conclude Dylan.
E qui prende forma in maniera definitiva la metafora che li paragona agli esseri umani, inconsapevoli portatori del gene della morte, che continuano a vivere pur sapendo quale sarà l'ineluttabile conclusione del loro percorso esistenziale.
Deliziosi poi i dialoghi con l'Oscura Mietritrice, capace - come del resto si conviene a tale entità - di esprimere tra le righe una sublime ironia.
Nella sua poeticità, intensità e atmosfera crepuscolare, la storia dimostra ancora una volta la profondità dei testi di uno sceneggiatore che riesce a non essere mai banale e trova costantemente spunti per rendere i suoi personaggi tridimensionali.
A livello grafico abbiamo modo di apprezzare lo stile inimitabile di Paolo Bacilieri: impossibile non lasciarsi conquistare dall'inedito e interessantissimo incontro tra lo sceneggiatore di Mercurio Loi e il disegnatore di splendide graphic novel ma anche di tanti albi Bonelli (come l'indimenticabile Napoleone, tra gli altri). Un autore incredibile che non stentiamo a definire "fumettoso", considerando la bellezza delle sue soluzioni grafiche e l'incredibile freschezza del suo stile: Bacilieri è un artista che nella nona arte trova la propria dimensione, una quadratura del cerchio che sarebbe difficilmente riproducibile altrove. In queste pagine, tra le altre cose, emerge chiaramente anche la passione di Bacilieri per le architetture, già ben evidenziata in opere come Fun e Tramezzino, qui visibile ad esempio nella splendida resa del condominio ad Undead.
Per realizzare questo Speciale, Bacilieri ha collaborato con quelli che lui stesso definisce "due assistenti di lusso", ovvero Vincenzo Filosa, che ha contribuito alle matite e Fabio Ramiro Rossin, che si è occupato invece dei retini grigi.
Un eventuale piccolo appunto che si potrebbe avanzare al - pur straordinario - lavoro ai disegni consiste in una certa incostanza nella resa del volto di Dylan Dog, non sempre pienamente riconoscibile nei suoi lineamenti.
Merita un cenno anche la cover di Marco Mastrazzo. In questi ultimi anni Mastrazzo è riuscito dell'impossibile compito di non far rimpiangere il grande Massimo Carnevale, autore delle cover dei primi Speciali del Pianeta dei Morti. Qui realizza un'illustrazione che racchiude in maniera efficace e ironica il concept dell'albo (ispirandosi, come dichiarato dal curatore della testata, a una splendida e altrettanto ironica cover del grande Glenn Fabry per Preacher).
Il giudizio generale rimane sempre il medesimo, ovvero che un anno è davvero troppo per aspettare di leggere una nuova storia del Pianeta dei morti. D'altra parte, se la qualità rimane a questi livelli e il prezzo da pagare è l'attesa, ben venga la cadenza annuale.
Il sommo Audace
Speciale Dylan Dog #33 - Saluti da Undead
DATA: ottobre 2019
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Paolo Bacilieri (con la collaborazione di Vincenzo Filosa e Fabio Ramiro Rossin)
COPERTINA: Marco Mastrazzo
Tutte le immagini © 2019 Sergio Bonelli Editore (ad eccezione della cover di Preacher, © degli aventi diritto).