Attica #01 di Giacomo Keison Bevilacqua
Un'affascinante anomalia
Attica
di Giacomo ‘Keison’
Bevilacqua è un'anomalia nel sistema del fumetto italiano: affermare il contrario o sminuirne il
valore puramente editoriale sarebbe sciocco. Formato, distribuzione e genere rompono anni di tradizione in Sergio Bonelli Editore,
un nome che molti difficilmente associano al concetto di “cambiamento” ma che
negli ultimi anni si sta sempre più aprendo ad interessanti esperimenti
narrativi e multimediali.
L’idea di Attica nacque nella mente dell’autore
romano de Il Suono del Mondo a Memoria e A Panda Piace durante
una vacanza in Giappone. Da grande appassionato di manga, tokusatsu e super
sentai, Bevilacqua concepì la sua storia seguendo il modello shōnen che tanto lo aveva affascinato durante gli anni da lettore.
Per la realizzazione di Attica, uno shōnen italiano con tutti i crismi, la casa editrice di via Buonarroti asseconda l’idea originale dell’autore romano, spaccando in due la sua tradizione di albi da edicola, virando sul formato tankōbon, uno spesso volumetto 13x18, da distribuire inizialmente solo in fumetteria. Prima di Attica, non si era mai vista un'operazione del genere da parte di un editore così importante e così radicato nella cultura fumettistica italiana. Una catena di novità che puntano gli occhi e caricano di responsabilità lo stesso Bevilacqua, che quasi inconsciamente si ritrova al centro di un piacevole caso editoriale... un'anomalia, appunto.
Per quanto utopica e al tempo stesso distopica, l’idea dietro Attica corre su fili simili a quelli della nostra realtà: quindici anni prima dell’inizio della trama, la città-stato di Attica ha raggiunto l’indipendenza dall’Unione Europea, diventando la più importante meta turistica del ventunesimo secolo, un paradigma per spazi verdi, qualità della vita ed un paradiso urbano futuristico che, ovviamente, nasconde un lato oscuro della medaglia. Sigillata da mura impenetrabili, Attica e il suo losco Presidente Ino hanno sbarrato l’ingresso agli abitanti esterni, costretti a vivere in miseria e povertà in enormi baraccopoli, rifiutati dalla società e vittime di un sistema corrotto che governa la città - senza che nessuno alzi un dito a riguardo. Finché resiste l’utopia, il Presidente Ino sembra autorizzato a governare come meglio crede: un “re”, piuttosto che un leader democratico.
Le prime pagine di Attica servono a Bevilacqua per presentare il contesto narrativo e al lettore per prendere confidenza con l’ambientazione di un mondo che, in questo primo volume, non verrà mai pienamente approfondito. La città-stato Attica resta fumosa, sfuggente nelle parole dei protagonisti, che verranno a breve introdotti: all’autore preme molto di più concentrarsi su Kat e Aiden, personaggi principali di questo primo volumetto. L’incontro dei due è la miccia che innesca la trama, uno strano intreccio del destino che porterà lei ad indagare su un marito fuori di testa e lui a cercare di proteggere la moglie dello stesso, vittima dei suoi sfoghi violenti.
Kat sogna di trasferirsi ad Attica, affascinata dal mito della città perfetta, la fortezza del futuro. Per farlo, gioca a fare l’investigatrice privata in una non ben definita New York (che potrebbe essere sostituita con una qualsiasi metropoli). Il secondo vive con la nonna, ha terrificanti incubi su mostruose figure del passato e si allena in una scuola di arti marziali. Sebbene entrambi siano ricchi di cliché e tròpe puramente shōnen, la genuinità della loro introduzione permette una facile connessione con il lettore - il fascino naturale dell’ingenuità insito nel genere stesso. Spigliata ed irriverente, il look essenziale di Bevilacqua fa di Kat una sagoma, carismatica, in grado di catturare l’attenzione e trattenerla grazie a un'irrefrenabile parlantina; più posato, quasi “essenziale” Aiden, ma di buon cuore e pronto a compiere il passo in più per aiutare gli altri.
Per la realizzazione di Attica, uno shōnen italiano con tutti i crismi, la casa editrice di via Buonarroti asseconda l’idea originale dell’autore romano, spaccando in due la sua tradizione di albi da edicola, virando sul formato tankōbon, uno spesso volumetto 13x18, da distribuire inizialmente solo in fumetteria. Prima di Attica, non si era mai vista un'operazione del genere da parte di un editore così importante e così radicato nella cultura fumettistica italiana. Una catena di novità che puntano gli occhi e caricano di responsabilità lo stesso Bevilacqua, che quasi inconsciamente si ritrova al centro di un piacevole caso editoriale... un'anomalia, appunto.
Per quanto utopica e al tempo stesso distopica, l’idea dietro Attica corre su fili simili a quelli della nostra realtà: quindici anni prima dell’inizio della trama, la città-stato di Attica ha raggiunto l’indipendenza dall’Unione Europea, diventando la più importante meta turistica del ventunesimo secolo, un paradigma per spazi verdi, qualità della vita ed un paradiso urbano futuristico che, ovviamente, nasconde un lato oscuro della medaglia. Sigillata da mura impenetrabili, Attica e il suo losco Presidente Ino hanno sbarrato l’ingresso agli abitanti esterni, costretti a vivere in miseria e povertà in enormi baraccopoli, rifiutati dalla società e vittime di un sistema corrotto che governa la città - senza che nessuno alzi un dito a riguardo. Finché resiste l’utopia, il Presidente Ino sembra autorizzato a governare come meglio crede: un “re”, piuttosto che un leader democratico.
Le prime pagine di Attica servono a Bevilacqua per presentare il contesto narrativo e al lettore per prendere confidenza con l’ambientazione di un mondo che, in questo primo volume, non verrà mai pienamente approfondito. La città-stato Attica resta fumosa, sfuggente nelle parole dei protagonisti, che verranno a breve introdotti: all’autore preme molto di più concentrarsi su Kat e Aiden, personaggi principali di questo primo volumetto. L’incontro dei due è la miccia che innesca la trama, uno strano intreccio del destino che porterà lei ad indagare su un marito fuori di testa e lui a cercare di proteggere la moglie dello stesso, vittima dei suoi sfoghi violenti.
Kat sogna di trasferirsi ad Attica, affascinata dal mito della città perfetta, la fortezza del futuro. Per farlo, gioca a fare l’investigatrice privata in una non ben definita New York (che potrebbe essere sostituita con una qualsiasi metropoli). Il secondo vive con la nonna, ha terrificanti incubi su mostruose figure del passato e si allena in una scuola di arti marziali. Sebbene entrambi siano ricchi di cliché e tròpe puramente shōnen, la genuinità della loro introduzione permette una facile connessione con il lettore - il fascino naturale dell’ingenuità insito nel genere stesso. Spigliata ed irriverente, il look essenziale di Bevilacqua fa di Kat una sagoma, carismatica, in grado di catturare l’attenzione e trattenerla grazie a un'irrefrenabile parlantina; più posato, quasi “essenziale” Aiden, ma di buon cuore e pronto a compiere il passo in più per aiutare gli altri.
Introdotti i protagonisti e svelato il gioco di trama che combina il loro
incontro, nei primi tre capitoli Bevilacqua dimostra di aver metabolizzato
lezioni di tavole, ritmi e stilemi dello shōnen: momenti più rilassati, necessarie
spiegazioni e sequenze action sono ben bilanciati. Le pagine sono dense e
tendono alla costante frammentazione del momento e alla dinamicità dell’azione
e il primo incontro tra Kat, Aiden e l’intrigante quanto viscida nemesi si
trasforma nell’occasione perfetta per mostrare i muscoli. Molto più vicino a Last
Man di Balak e Vivès piuttosto che a Radiant di Valente, Attica
bilancia la frenesia e la genuina tendenza all’esagerazione del genere,
mantenendo comunque una certa eleganza e pulizia nel tratto, l’esecuzione dell’action
e nel design di personaggi - lontani dalle capigliature impossibili, look
sgargianti e altri eccessi. Le influenze super-sentai tornano prepotenti
durante l’introduzione di Foxtail, figura misteriosa e dal pessimo
carattere che spezza la mondanità della storia e trascina Kat e Aiden in un
vortice di domande senza risposta, con un solo luogo a custodire la verità della
loro bizzarra natura: Attica.
Resta ancora molto da scoprire: i capitoli di questo primo volume (La Ragazzina con gli Occhi d’Argento, Il Ragazzo con il Marchio del Passato, Il Tizio che Sussurava l’Inferno, Bambini Molto Adulti / Adulti Troppo Bambini e il prologo in chiusura, Ingresso, con la ripresa delle pagine presentate lo scorso anno nel numero zero) lasciano all’autore ampio spazio di manovra. Bevilacqua non sovraccarica il primo atto della sua storia con un'eccessiva mole d'informazioni e dimostra maggiore accortezza e passione nella più sostanziosa esplorazione dei personaggi. Se Aiden e Kat fungono da blocchi essenziali della storia, Bevilacqua tinge di mistero le loro origini, le vere intenzioni del Presidente Ino e quelle del misterioso Uomo con La X, al tempo stesso seminando intriganti indizi sui futuri compagni di viaggio che accompagneranno i protagonisti introdotti finora e il turbolento Foxtail verso Attica.
Restano da sciogliere nodi legati al worldbuilding piuttosto scarno e alla trama generale: "Attica" resta un'immagine lontana, ricca di zone d'ombra che con l'evoluzione della storia - si spera - vedranno la luce.
Nessuno si aspetterebbe piena maturità da una storia nascente: l’esperimento sul genere shōnen di Giacomo ‘Keison’ Bevilacqua ha bisogno di tempo per trovare una propria voce che riesca ad unire l’espressività dei personaggi, il dinamismo e la freschezza dei disegni ad una trama orizzontale corposa e che sia più propriamente approfondita - senza magari affidarsi troppo a didascaliche, schematiche profezie o a villain generici, politicamente figli della nostra realtà, concentrandosi sulle riuscite interazioni tra protagonisti principali e sull’inventiva e il potenziale che le influenze nipponiche possono offrire.
Attica è sì un’anomalia ma un’anomalia da accogliere con interesse. Con Attica, Sergio Bonelli Editore apre ad un nuovo tipo di narrazione e a un'inedita, possibile rivoluzione editoriale e commerciale. Quello di Giacomo Bevilacqua non va inteso come un semplice omaggio allo shōnen, né tanto meno come un divertissement di traduzione degli stilemi manga al pubblico italiano.
Attica ha il suo peso specifico, il fascino del viaggio, dell’azione, di incredibili poteri, l’attrattiva di un mistero tutto da svelare e di “qualcosa di più grande” nell’immediato futuro… e la riuscita o meno dell’esperimento, il potenziale rivoluzionario dell’operazione Attica è di per sé uno stuzzicante motivo per intraprendere la lettura.
Resta ancora molto da scoprire: i capitoli di questo primo volume (La Ragazzina con gli Occhi d’Argento, Il Ragazzo con il Marchio del Passato, Il Tizio che Sussurava l’Inferno, Bambini Molto Adulti / Adulti Troppo Bambini e il prologo in chiusura, Ingresso, con la ripresa delle pagine presentate lo scorso anno nel numero zero) lasciano all’autore ampio spazio di manovra. Bevilacqua non sovraccarica il primo atto della sua storia con un'eccessiva mole d'informazioni e dimostra maggiore accortezza e passione nella più sostanziosa esplorazione dei personaggi. Se Aiden e Kat fungono da blocchi essenziali della storia, Bevilacqua tinge di mistero le loro origini, le vere intenzioni del Presidente Ino e quelle del misterioso Uomo con La X, al tempo stesso seminando intriganti indizi sui futuri compagni di viaggio che accompagneranno i protagonisti introdotti finora e il turbolento Foxtail verso Attica.
Restano da sciogliere nodi legati al worldbuilding piuttosto scarno e alla trama generale: "Attica" resta un'immagine lontana, ricca di zone d'ombra che con l'evoluzione della storia - si spera - vedranno la luce.
Nessuno si aspetterebbe piena maturità da una storia nascente: l’esperimento sul genere shōnen di Giacomo ‘Keison’ Bevilacqua ha bisogno di tempo per trovare una propria voce che riesca ad unire l’espressività dei personaggi, il dinamismo e la freschezza dei disegni ad una trama orizzontale corposa e che sia più propriamente approfondita - senza magari affidarsi troppo a didascaliche, schematiche profezie o a villain generici, politicamente figli della nostra realtà, concentrandosi sulle riuscite interazioni tra protagonisti principali e sull’inventiva e il potenziale che le influenze nipponiche possono offrire.
Attica è sì un’anomalia ma un’anomalia da accogliere con interesse. Con Attica, Sergio Bonelli Editore apre ad un nuovo tipo di narrazione e a un'inedita, possibile rivoluzione editoriale e commerciale. Quello di Giacomo Bevilacqua non va inteso come un semplice omaggio allo shōnen, né tanto meno come un divertissement di traduzione degli stilemi manga al pubblico italiano.
Attica ha il suo peso specifico, il fascino del viaggio, dell’azione, di incredibili poteri, l’attrattiva di un mistero tutto da svelare e di “qualcosa di più grande” nell’immediato futuro… e la riuscita o meno dell’esperimento, il potenziale rivoluzionario dell’operazione Attica è di per sé uno stuzzicante motivo per intraprendere la lettura.
Fabrizio Nocerino