Deadwood Dick #1

Un western "brutto, sporco e cattivo"



Nutriamo ormai da diversi mesi* notevole interesse verso l'etichetta Audace (e non solo per il nome, sia chiaro!). In questo caldo luglio, dopo l'esordio in libreria di Senzanima prima e Sessantotto. Cani sciolti poi (anticipazioni di serie che approderanno in edicola a partire dal prossimo autunno), la nuova linea editoriale Bonelli dedicata a storie dal taglio narrativo e visivo più maturo debutta ufficialmente in edicola con Deadwood Dick, serie tratta dai racconti dello scrittore texano Joe R. Lansdale.
Il primo numero, dal titolo Nero come la notte e ispirato al racconto Soldierin di Lansdale, è sceneggiato da Michele Masiero e disegnato da Corrado Mastantuono (autore anche dell'iconica cover), pubblicato in un volumetto brossurato di 64 pagine in bianco e nero in un formato leggermente più grande rispetto al classico "quaderno" bonelliano (un formato utilizzato ormai sempre più di frequente, che permette di realizzare tavole di più ampio respiro).
Un western senza peli sulla lingua, "brutto, sporco e cattivo".

(Attenzione: questa recensione potrebbe presentare contenuti espliciti)


Ci sarebbe tantissimo da dire sull'importanza di quest'albo nell'ottica generale dell'editore di via Buonarroti (porca vacca, ci vorrebbe un articolo chilometrico!). Bisognerebbe focalizzarsi ad esempio sull'idea di dare il titolo Orient Express alla collana che ospita la minsierie, riferendosi evidentemente non solo al famoso treno passeggeri a lunga distanza ma anche e soprattutto a una delle più amate riviste di fumetti d'autore, pubblicata negli anni Ottanta proprio da Sergio Bonelli Editore e che ha ospitato sulle sue pagine Lo sconosciuto di Magnus, il Ken Parker di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, il Max Fridman di Vittorio Giardino e il Johnny Focus di Attilio Micheluzzi (giusto per fare qualche nome). Considerando che nuove storie de Lo sconosciuto di Magnus saranno presentate proprio sotto l'etichetta Audace, non sembra dunque un caso il volersi rifare idealmente a un'esperienza autoriale così importante per il fumetto italiano.

Come noto, l'etichetta Audace esordisce poco dopo il lancio delle prime serie della linea Young, quasi a voler controbilanciare la ricerca di un pubblico più giovane con proposte pensate per un pubblico più adulto. Non sembra in fondo fuori luogo il paragone effettuato dal critico Fabio Licari (in un articolo per la rivista SportWeek) con l'etichetta Vertigo della DC Comics, responsabile della pubblicazione di capolavori come SandmanHellblazerFables e Scalped (anche se si tratta di un paragone decisamente impegnativo e solo il tempo ci dirà quanto possa essere calzante).

Nella quarta di copertina l'etichetta Audace viene presentata come "la nuova frontiera del fumetto". Lo stesso Michele Masiero, ripercorrendo le origini della Casa editrice meneghina, ne traccia le coordinate seguendo i concetti di "azzardo e innovazione, di forma e di linguaggio", suggerendo ai lettori che nelle storie della neonata etichetta sarà possibile riconoscere quelle caratteristiche di leggibilità tipicamente bonelliane, con l'aggiunta di sperimentazioni grafiche e narrative e l'esplorazione di tematiche raramente affrontate nelle storie avventurose classiche.
Ma torniamo all'importanza editoriale. Per la Bonelli quest'albo rappresenta una pietra miliare. È la prima volta che il logo dell'etichetta Audace compare in copertina (rifacendosi peraltro, per chi non lo sapesse, al primo nome della Casa editrice, denominata appunto Audace negli anni '40). È la prima volta che campeggia il bollino "Contenuti espliciti" in bella vista, a dare sin da subito indicazione del taglio più adulto delle storie rispetto alle consuetudini della casa editrice meneghina. Inoltre, è un ulteriore modo con cui Sergio Bonelli Editore festeggia i settant'anni del suo personaggio principe, Tex, lanciando un nuovo fumetto western. Infine, ultimo ma non ultimo, è il primo personaggio di colore ad assumere il ruolo di protagonista assoluto di una serie Bonelli.

"[...] da scrittore, mi capita spesso di mescolare aspetti esagerati del folklore con elementi della realtà. Per alcuni non è facile farlo, immagino. A me viene naturale. Credo siano stati in gran parte i fumetti a trasmettermi quella capacità, per cui di certo rappresentano la base portante della mia scrittura."  
Joe R. Lansdale nell'introduzione all'albo.

Deadwood Dick si basa infatti sulla figura realmente esistita di Nat Love, cowboy afroamericano attivo subito dopo la Guerra di Secessione. "Nella sua vita, Nat ha combattuto con Custer, è vissuto a fianco di Buffalo Bill, si è misurato con Pat Garrett, Billy the Kid e Wild Bill Hickock. La sua è una storia che meritava di essere raccontata: Nat è un simbolo di libertà e coraggio". Così Lansdale spiega la sua fascinazione verso questo personaggio di Frontiera e i motivi che l'hanno spinto a narrarne le gesta.
La storia racconta come Nat Love, noto anche come Deadwood Dick, sia sfuggito a un linciaggio e abbia scelto di arruolarsi volontariamente fra i Buffalo Soldiers, soldati di colore del Nono Cavalleggeri dell'Esercito statunitense di stanza a Fort McKavett.

Molto interessanti le scelte puramente narrative effettuate da Masiero nel solco di Lansdale. Il racconto segue il flusso dei pensieri di Nat Love, andando avanti e indietro nel tempo per seguire una sequenzialità discorsiva piuttosto che una scansione temporale lineare. Gli eventi si susseguono dunque in funzione dei ricordi e riescono a non risultare caotici grazie alle didascalie che permettono al lettore di orientarsi (anche se a volte appesantiscono e rallentano un po' la lettura). Lì il protagonista parla in prima persona rivolgendosi ai lettori: già nella seconda tavola viene esplicitato lo stile che terrà banco (nell'ultima vignetta si arriva a leggere: "Vabbe', che ve ne freghi o meno ve lo racconto lo stesso. Ma sarà il caso di bloccare qui la scena e di fare un passo indietro", anche a dimostrazione di quanto precedentemente affermato riguardo la successione temporale degli eventi).
Impossibile non pensare al Django di Quentin Tarantino, anche per via della narrazione che risulta complessivamente molto affine a quello cinematografica.
A questo si abbina l'umorismo nero e una prosa graffiante, a testimonianza della precisa scelta di aderire alla cifra stilistica di Lansdale.
Il linguaggio è crudo, molto più colorito rispetto a quello che i lettori sono abituati a trovare negli albi Bonelli: basti pensare al titolo dell'albo, riferito allo stesso Nat Love/Deadwood Dick, che è ripreso da un passaggio in cui il protagonista si autodefinisce "nero come un buco di culo in una notte senza luna", senza troppi giri di parole. Risulta facile ritenere che questa modalità espressiva sia estremamente contemporanea e al passo coi tempi, oltre che maggiormente realistica rispetto a tanti altri fumetti d'avventura "classici" (si nota ad esempio l'assenza di imprecazioni edulcorate e di esclamazioni che difficilmente utilizzeremmo nel linguaggio colloquiale), dando modo agli autori di adddentrarsi in territori relativamente nuovi per il fumetto bonelliano.


Ai disegni come sempre Corrado Mastantuono dimostra una capacità speciale (e, verrebbe da dire, rara se non unica) di narrare per immmagini, districandosi con disinvoltura tra i vari registri. Se il Mastantuono che negli anni ci ha incantato su Tex mantiene le medesime caratteristiche del tratto del Mastantuono che ha fatto scuola su Topolino, il merito è proprio di questa versatilità, che gli permette di essere realistico e caricaturale senza mai perdere smalto. Il Mastantuono di Deadwood Dick è impeccabile, perfettamente al servizio della storia e in grado di dare ritmo, atmosfera e profondità alla storia. L'artista si concede anche preziose divagazioni, come nella vignetta scontornata dallo stile caricaturale che narra di quando Deadwood Dick "familiarizzava" con il suo cavallo Satana (pag. 50).
A dispetto delle potenziali aspettative, non assistiamo a una destrutturazione della classica gabbia bonelliana, che viene anzi utilizzata come base da Mastantuono per la narrazione. Da un punto di vista visivo dunque, quanto meno per il momento, la scelta della linea Audace sembra volersi porre come innovativa non tanto nell'impostazione delle tavole quanto nella scelta di cosa mostrare (anche se le due scene più "spinte" sono comunque relativamente contenute e non eccessivamente voyeuristiche).


Insomma, attendevamo con fiducia Deadwood Dick e le speranze, evidentemente, erano ben riposte (del resto, come buona parte dei successi Bonelli degli ultimi decenni, le iniziali di nome e cognome coincidono e questo non può che portare fortuna).

Il futuro? (Cazzo, non possiamo prevedere anche il futuro, ma ci proviamo...)
La serie si svilupperà in sette albi e gli autori coinvolti, oltre a Michele Masiero e Corrado Mastantuono (responsabili anche della realizzazione del prossimo numero), sono nomi eccellenti come quelli di Maurizio Colombo, Mauro Boselli, Pasquale Frisenda e Stefano Andreucci
Insomma, possiamo stare tranquilli.


Il Sommo
(con alcune aggiunte esplicite di Grullino Biscottacci)


Per la precisione dalla scorsa edizione di Lucca Comics & Games, vedi qui: https://gliaudaci.blogspot.com/2017/11/novita-bonelli-letichetta-audace.html



Deadwood Dick: Nero come la notte
NUMERO: 1
DATA: luglio 2018
SERGIO BONELLI EDITORE
COPERTINA: Corrado Mastantuono

SOGGETTO: Joe R. Lansdale
SCENEGGIATURA: Michele Masiero
DISEGNI E CHINE: Corrado Mastantuono









Tutte le immagini: © 2018 Sergio Bonelli Editore.

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