Iperibiza – Dialogo con gli avi dell'ultima rivista dal futuro

A Lucca per Lo Spazio Audace abbiamo chiacchierato con Jazz Manciola e Pablo Cammello sull’ultimo progetto di Trincea Ibiza, una rivista dal 3361 tra robot, gossip, sesso e tropicalità

Trincea Ibiza è un'”armata" del fumetto indipendente con lo scopo di pubblicare e promuovere il lavoro degli stessi autori e autrici, con progetti alternativi all’editoria a fumetti canonica. 

A Lo spazio audace – Vignette e caffè, in occasione del Lucca Comics & Games 2025, abbiamo intervistato due dei suoi componenti, Gianluca “Jazz” Manciola e Pablo Cammello, pronti a raccontarci l’ultimo progetto del collettivo: IperibizaO meglio, l'ultimo progetto dei loro discendenti.

Ma guarda, io ho provato a preparare questa intervista e non ce l'ho fatta. Quindi vi farò la domanda più stupida possibile. È chiaro che l'idea di Iperibiza nasce nel futuro. Diteci quando, come, perché.

Jazz Manciola: Perché è nata nel futuro? No, infatti non è nata, ci è arrivata. Ci è arrivata questa idea dal futuro e noi oggi ci facciamo veicolo di questo oggetto che i nostri pronipoti hanno fatto.

Quindi c'è da domandarsi: perché i nostri pronipoti l'hanno fatto? L'hanno fatto per mandarci un messaggio. Un messaggio di speranza, tropicalità e fratellanza di piedi.

Pablo Cammello: Sì, condivido. È la prima rivista che stampiamo come Trincea Ibiza che non è fatta da noi, ma che comunque contiene i nostri geni, perché ci sono in parte i nostri pronipoti, in parte ci sono proprio pacchetti dati dei nostri autori che sono stati tramandati nel 3361. Questo poiché il volume viene da quell'anno e alla fine, nell'ultima pagina, potete proprio vedere la redazione. Io ho mia nipote o pronipote del 3300 che è la signora Fausta Cammellini che si è occupata un po' della direzione editoriale insieme poi a Guendalina Manciola, che è sua pronipote. In più c'è proprio l'ologramma di Spugna, che è un pacchetto dati della sua coscienza che è stata tramandata nel futuro.

Noi ancora non sappiamo benissimo come funzionerà nel futuro. Questo è quello che abbiamo capito.

Jazz: È anche un messaggio per chi non vuole fare figli. Se non volete fare figli, potete fare un bel pacchetto dati e spedirlo nel futuro e comunque sia la vostra eredità continuerà nel tempo.

Sarà fatto. Intanto mi sembra un bel messaggio di speranza il fatto che, dall’anno 3361, qualcuno ci stia dicendo che il mondo ci sarà ancora, cosa che, di questi tempi, non darei affatto per scontata. E poi, non solo ci sarà ancora il mondo, ma esisteranno persino le riviste trisettimanali. Fossi in voi, lo venderei davvero come il più grande messaggio nella bottiglia di speranza per l’umanità. Non so se fosse anche una vostra intenzione...

Jazz: Sicuramente è un messaggio di speranza, assolutamente. Solo che si tratta di una rivista di gossip, questo va detto. È l'unica rivista rimasta al mondo e serve per raccontare un po' la parte più oscura dell'isola, un po’ per fare da guida ai turisti che arrivano.

È però una realtà un po' “pazzariella”, nel senso che non si capisce bene se la realtà sia fisica e basta o fisica e virtuale allo stesso tempo. Però sì, certo. La speranza, in realtà, insieme a una buona dose di psichedelia, è sempre presente nei lavori di Trincea Ibiza, sotto sotto.

Pablo: Abbiamo voluto proporre questa rivista perché, in modo quasi assurdo, si inserisce perfettamente nella produzione Trincea Ibiza, anche dal punto di vista filosofico. È proprio un magazine che parla di un’isola tropicale, e noi abbiamo uno spirito molto esotico.

Allo stand abbiamo dei fenicotteri rosa, un bellissimo cartonato con una zebra… insomma, è tutto perfettamente in linea con l’universo Trincea Ibiza. Ovviamente l'avremmo prodotto lo stesso, perché arriva dal futuro e ci può permettere di vincere il Pulitzer. Con questo volume, il nostro obiettivo è proprio quello: vincere il Pulitzer come miglior magazine.

Ero colpito anche dalla scelta editoriale del futuro: un formato tascabile che, devo dire, anche per i contenuti, mi ricorda certe riviste porno degli anni ’70-’80. Seguivano comunque questa logica?

Jazz: Allora, tocchi un tema caldo. Il porno è entrato dalla finestra in questa rivista, quando l'hanno fatto i nostri pronipoti. C'è una rubrica porno, ma stranamente anche nel birdwatching c'è il porno e anche nel giallo da risolvere c'è il porno. Si vede che è un pezzo fondamentale. Poi naturalmente c'è molto rosa, molta zebra, molti gattini... un cut-up un po' “pazzariello” che è alla fine è porno pure lui. Quindi sì, secondo me è una rivista smargiassa e anche un po' irriverente, se la guardi in faccia, se guardi la copertina. Insomma, porno ovunque, sperando che questo sia forse il lato migliore del futuro: questo aspetto un po' umidiccio.

Pablo: Sì, è vero. Alla fine Iperibiza è un’isola turistica, e il turismo, da un certo punto di vista, è anche sessuale. Ci sono storie che affrontano la biologia di determinati esseri: per esempio ci sono dei carabinieri che si muovono solo in orizzontale con delle rotelle, e in un capitolo viene spiegato come fanno ad accoppiarsi. Quindi il sesso non è trattato solo in modo voyeuristico, ma anche scientifico. Il sesso fa parte in ogni modo possibile di Iperibiza.

Jazz: Sì, poi dove non c’è sesso è violenza. Quindi alla fine il mondo rimane più o meno quello.

Senti, ma i vostri discendenti come si sono organizzati per mettere assieme tutto? Ognuno ha fatto la sua storia? Come è andata la lavorazione?

Jazz: Già nella prima pagina si legge che un triumvirato ha gestito il lavoro di questi sgarrupati. I nostri pronipoti esasperano la nostra “sgarrupatezza” all'inverosimile: si vede dalla foto finale, non si darebbe un soldo di fiducia a questi personaggi. Ci sono dei robot brutti, Spugna è stanco anche da ologramma, Martoz.exe ha una testa troppo piccola... insomma, sono degli sgarrupati veri. 

Come si sono organizzati? Il triumvirato, cioè Fausta Cammellini, Martoz.exe e Guendalina Manciola, ha cercato di redarguire e bastonare gli altri, per indirizzarli verso il racconto di questa iperisola e guidare i turisti su cosa fare. In sostanza, è una rivista che i turisti ricevono in omaggio all’arrivo sull’isola, e vengono trattate varie tematiche: c'è la botanica, ci sono i gossip, naturalmente, c’è la chirurgia estetica (perché è molto facile cambiare i propri connotati sull'isola di Iperibiza, anche per partecipare a più feste con facce diverse), oppure consigli sul vestiario, il fashion va fortissimo. Solo che il fashion, lì, diventa una rissa tra persone senza senso. Ognuno tocca un tema diverso per esplorare al massimo l'experience a Iperibiza.

Pablo: Una cosa importante da dire è che, prima di realizzare il progetto, è stata creata una sorta di “bibbia” che raccoglieva tutti gli aspetti di Iperibiza. Ognuno poi decideva che aspetto toccare. Hanno preparato questa bibbia (è difficilissimo non parlare in prima persona perché mi identifico troppo) e ognuno ha scelto su cosa si sentiva più portato e l'ha sviluppato, l'ha approfondito e l'ha reso più tridimensionale.

Jazz: Diciamo una cosa brutta: Fausta Cammellini avrebbe voluto 96 pagine di botte tra robot, che è la tecnica con cui a Iperibiza si decidono le riforme politiche. Quindi immaginatevi che quello che avete tra le mani poteva essere un volume di 96 pagine di botte tra robot fotomontati che si menano per decidere della riforma economica o di quella della giustizia. È andata così.

Dai, direi che ci è andata bene. La cosa interessante è che c’è persino spazio per riconoscere già i vostri stili, o quelli dei vostri pronipoti, e identificarli: ci sono storie tipicamente di Starace o tipicamente di Spugna. Al di là della cornice, è comunque parte del vostro percorso autoriale, no?

Pablo: Sì sì, infatti è assurda questa cosa. In questi giorni stiamo discutendo proprio del premio di Lucca, vinto da qualcuno che ha realizzato un fumetto con un’IA. Ecco, Iperibiza è interamente fatto da IA che, nel 3361, replicano i nostri stili. Come mai Fausta Cammellini disegna esattamente come me? Forse perché c’è un macchinario che replica. Quindi, in un certo senso, è un fumetto provocatorio, lanciato in questo periodo storico “sbagliatissimo” per dire che, in realtà, esiste anche un modo creativo di usare l’IA.

Jazz: Rispetto al percorso stilistico non lo so, sicuramente è una rivista che si presta a molte denunce. Cioè, in questa rivista c'è la possibilità di denunciarci per più cose: già solo dalla copertina e dal retro ci sono due o tre gabole burocratiche-giuridiche scomode. Per quanto riguarda invece il percorso artistico, sì, ci hanno replicato, e in modo stranamente preciso: hanno riprodotto il nostro percorso artistico esattamente com’è adesso, nel 2025. Forse è una deriva vintage del 3000, che riprende le prime opere degli anni 2000. Possibile che sia una cosa del genere.

L’effetto nostalgia è intramontabile. Comunque mi colpisce questa cosa: avete creato quello che è l’ultimo numero della rivista, proveniente dal futuro. Ma ci sarà la possibilità che, magari, arrivi anche il penultimo, il terzultimo numero, e così via?

Jazz: Se qualche grande produttore ce lo finanzia sì. No, scherzo, vediamo quali saranno le vibrazioni. La tecnica potrebbe essere quella, però dipende tutto da domani. Abbiamo deciso che, se domani (domenica 2 novembre, ultimo giorno di Lucca C&G 2025; n.d.r.) l'ultimo cliente sarà una persona con un nome con lettere dispari, cioè se la somma delle lettere del nome e del cognome è dispari, allora continueremo. Se no, no.

Pablo: sì, appunto. Sarebbe bello fare un penultimo numero, ma non sappiamo ancora. Questo è tutto quello che ho da dire sulla questione: forse ci sarà, forse no. Vedremo anche in base a come andrà questo volume... in base a se vinceremo o no il premio Pulitzer.

Al di là di tutto, forse l’avete già detto, ma secondo me è interessante “iniziare dalla fine”. Che cosa vi permette di fare? È come dire “abbiamo fatto tutto” e poi tornare a ritroso. Non è male, al di là del discorso del trasferirsi nel futuro… però resta il fatto che è l’ultimo numero.

Pablo: L’idea iniziale era proprio quella di mandarci questo volume, perché il concetto base è che, a un certo punto, il futuro finirà. Non ci saranno più discendenti a cui tramandare qualcosa, e quindi gli unici lettori rimasti saranno i propri avi. Per questo la redazione di Iperibiza ha scelto di inviare indietro nel tempo una sorta di cultura che stava finendo, perché probabilmente sono arrivati alla fine del mondo. Vedo che tra l'altro è uscita anche la rivista del Manifesto (La fine del mondo, n.d.r.), che ha più o meno un concetto simile, quindi c'è qualcosa nell'aria che ci sta dicendo: preserviamo le cose e giriamoci indietro per raccontare, invece di guardare sempre avanti. Diamo un'attenzione a quello che succede dietro di noi.

Jazz: Potrebbe anche essere che, in effetti, oltre al messaggio di speranza, i nostri pronipoti ci abbiano mandato questo per cominciare a fare una rivista. Quindi, magari, è un messaggio di inizio. Una fine per un messaggio di inizio.

La dedica di Guendalina (e Jazz) Manciola e di Fausta Cammellini (e Pablo Cammello) per Lo Spazio Audace.

Un paradosso. Vi hanno mandato l’ultimo numero così che voi possiate cominciare a fare il primo, in modo che loro, nel futuro, possano poi fare davvero l’ultimo. Allo stesso tempo, però, il paradosso implica che, se ricevete qualcosa dal futuro, quel futuro non può più esistere così com’era, perché viene modificato nel momento stesso in cui lo ricevete. Quindi l'idea di Iperibiza potrebbe essere anche immaginare di poter cambiare il futuro. Voi cosa cambiereste del futuro?

Jazz: Io non sono contento che i tedeschi ricomincino a conquistare mezzo mondo nel 2030. Secondo me non devono farlo. Basta carri armati tedeschi che invadono mezzo mondo. Anche quest'idea di un nuovo nazismo, però tutto basato sul colore rosa, secondo me è sbagliata. 

Pablo: Cosa cambierei del futuro? Cambierei il conio, perché a Iperibiza si usano i piedi come moneta di scambio (a Quentin Tarantino piace, ma anche a tantissime persone su OnlyFans...), quindi secondo me va un attimo ridimensionato il piede: è solo una mano malriuscita, una mano senza la possibilità di afferrare.

Basta, io direi che chiudiamo così, non possiamo aggiungere altro. [ride] Grazie.

Grazie!

Intervista a cura di Giuseppe Lamola e Giovanni Dacò, realizzata sabato 1 novembre a Lucca Comics & Games 2025.

Trascrizione di Carlotta Bertola.


Trincea Ibiza

Trincea Ibiza è "un’armata di dieci autori che ha deciso di autoprodursi per scuotere le fondamenta del fumetto indipendente e fare cose mai fatte prima", dopo essersi conosciuti negli anni militando fianco a fianco in svariati festival. Il progetto editoriale è stato fondato nel 2020 dai fumettisti e illustratori Spugna, Jacopo Starace, Luciop, Cammello, TommyGun, Martoz, Marco Caselli, Jazz e Sdolz; nel 2023 si aggiunge al collettivo Criminaliza. I volumi Nove Maghi, Purple Empire, Imaginary Club e Iperibiza sono i loro primi ordigni a fumetti, ai quali si aggiungono progetti speciali come Spaccapianeti e la collaborazione con Domenico Bini. Nel 2024 Trincea Ibiza ha vinto il Premio PressUp come Miglior Etichetta Indipendente all'Arf! Festival.

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