Initial D - Tra drift e adolescenza

Shūichi Shigeno ci mostra come una passione possa rappresentare una parte fondamentale nel travagliato percorso di crescita dell’adolescenza

Lo spokon - termine con cui si indicano tutti i manga sportivi - è uno dei generi preferiti in Giappone e anche in Italia; questo è dovuto a capolavori della nona arte come Rocky Joe o Slam Dunk. In questo genere rientra però un manga che in Italia non è stato mai notato, almeno fino a pochi anni fa, ovvero Initial D, manga scritto e disegnato da Shūichi Shigeno, basato sul mondo dello street racing clandestino.

L’opera, anche se ha un incipit che può sembrare poco coinvolgente, è estremamente interessante anche per chi non è interessato al mondo delle auto: le corse clandestine sui passi montani infatti, sono un pretesto che l’autore usa per raccontare la crescita del protagonista - Takumi Fujiwara - e dei personaggi che gli gravitano attorno. Il lettore conosce Takumi come un ragazzo disinteressato a ogni cosa, con lo sguardo sempre assente e che non è particolarmente coinvolto nemmeno nelle relazioni sociali che instaura a scuola. Inizialmente il protagonista corre solo perché vuole finire il prima possibile il suo lavoro, per poter tornare a dormire. Gradualmente però, Takumi inizia ad appassionarsi realmente alle gare e soprattutto alla sua amata Toyota Trueno AE86

Ad ogni gara il protagonista scopre una parte di sé, iniziando lentamente a conoscere aspetti della sua persona che non sapeva di possedere: sentimenti come la gelosia, la rabbia, l’orgoglio vengono manifestati attraverso le varie auto dei protagonisti e il loro modo di guidare in quel preciso momento. In questo percorso di crescita, svolgono un ruolo fondamentale due figure chiave nella vita di Takumi: suo padre Bunta e il suo iniziale nemico Ryosuke Takahashi. È Bunta che avvicina Takumi alla Trueno e al mondo dello street racing, inizialmente il padre del protagonista si limita a obbligare il proprio figlio a guidare e, una volta che lo stesso Takumi si appassiona a quel mondo, inizia a sottoporlo ad alcune prove che portano il protagonista a crescere come pilota e come essere umano. Ryosuke dal canto suo, attraverso un suo progetto, permette a Takumi di confrontarsi con avversari sempre più forti che sottopongono il protagonista a continue sfide e che lo stimolano a crescere.

Si avverte chiaramente l’enorme influenza che manga come Dragon Ball hanno esercitato sul maestro. Il rapporto tra Takumi e Keisuke è infatti apertamente - e giustamente - influenzato dal rapporto di amicizia, e costante competizione, tra Goku e Vegeta. Il talento di Takumi sprona continuamente Keisuke a migliorare e allo stesso modo il repentino miglioramento di Keisuke permette a Takumi di non adagiarsi mai sul proprio talento, ma al contrario lo motiva a cercare di comprendere con sempre più passione e concentrazione il mondo delle gare.

La narrazione di Shūichi Shigeno è decisamente ripetitiva. L’autore infatti costruisce le varie fasi del manga sempre allo stesso modo: arriva un avversario temibile, Takumi è costretto ad affrontarlo, per un motivo o per un altro; l’avversario, dapprima sicuro della sua vittoria, comprende l’immenso talento del protagonista e viene sconfitto. Per sommi capi questa struttura si ripete in ogni sfida della prima parte del manga; all’interno di questa ovviamente ci sono anche le varie fasi precedenti all’inizio della sfida - caratterizzate da una struttura simile al genere slice of life - e una breve fase successiva alla gara - in cui tendenzialmente i vari protagonisti della sfida commentano la gara.  Questa struttura, che caratterizza la prima fase del manga, viene leggermente rivista nella seconda fase. 

Senza spoiler, la narrazione diventa poi decisamente più serrata e incentrata quasi esclusivamente sulle gare che, seppur siano abbastanza diverse l’una dall'altra, soprattutto per i vari avversari, hanno complessivamente la stessa struttura. I protagonisti arrivano in un luogo pronti a sfidare i più forti della zona; durante la gara l’avversario ha spesso qualche asso nella manica per sconfiggere i protagonisti; alla fine quest’ultimi grazie ai suggerimenti del loro leader riescono a vincere. Tutta la competizione è commentata dai vari avversari - compresi quelli sconfitti in precedenza - e dai protagonisti.

Sintetizzando al massimo questa è la struttura della seconda fase del manga: qui l’autore pone sicuramente la totale attenzione alle gare, eliminando quasi del tutto le piccole parti slice of life che caratterizzano la prima parte. Queste scene di vita quotidiana erano però essenziali perché permettevano al lettore di scoprire i graduali sviluppi dei vari personaggi e delle loro vite. La seconda fase invece, preferisce riporre tutta l’attenzione sul miglioramento delle tecniche di guida dei protagonisti. 

Per questo motivo, per i meno appassionati di auto e per chi, durante la prima fase del manga, non si è particolarmente affezionato ai personaggi, leggere la seconda metà dell’opera può risultare leggermente pesante. 

Lo stile dell’autore è estremamente particolare, caratterizzato da un tratto tendenzialmente sporco - accentuato anche dal fatto che la maggior parte degli eventi accadono di notte - che, attraverso un fitto tratteggio, pone l’accento sulla dinamicità dei movimenti. Sono utilizzati con estrema maestria sia il tratteggio, che permette di dare profondità e tensione ai volti dei personaggi e sia i retini che, grazie a un utilizzo non eccessivo, permettono all’autore di realizzare delle vignette abbastanza curate, anche nelle scene meno importanti senza però risultare sgradevoli all’occhio del lettore. 

I volti dei personaggi sono estremamente espressivi e questo è dovuto all’abile uso delle varie sfumature che permettono all’autore di rappresentare i personaggi in modo chiaro e diretto. Shigeno ha un’impostazione delle pagine estremamente variegata, basata su piccole vignette che solitamente ritraggono personaggi in primo piano. Il mangaka inoltre utilizza molto spesso delle vignette che Scott McCloud, nel suo saggio Capire il fumetto, definisce “da scena a scena”; queste servono a indicare cambi di spazio o di tempo, piccoli o grandi che siano.

Lo stile del mangaka è inoltre perfetto per le scene più dinamiche. Queste sono enfatizzate spesso con splash page estremamente dettagliate che, attraverso un’anatomia delle auto perfetta e un’estrema dinamicità data anche dalle numerose linee cinetiche, permettono al lettore di comprendere perfettamente il senso di movimento dei personaggi o più propriamente, in questo caso, delle auto. Le splash page però sono spesso ripetitive, con un’impostazione basata in numerose occasioni sui vari drift delle auto, spesso nei tornanti più difficili. Queste splash page, oltre ad essere usate in numerose occasioni, permettono di dare al lettore un ritmo di lettura estremamente veloce. 

Initial D non è un manga perfetto, al contrario è un’opera che non nasconde le scelte dell’autore sull’impostazione narrativa e grafica dell’opera, anche se queste possono non essere apprezzate da tutti. Nonostante questo l’opera risulta particolarmente emozionante e coinvolgente perché, attraverso il pretesto delle auto, il lettore assiste alla crescita personale di alcuni ragazzi che, dedicando anima e corpo alla propria passione, comprendono col tempo i propri sentimenti e come questi vanno gestiti. Nonostante rappresentino un aspetto secondario dell’opera, le fasi slice of life sono quelle che permettono al lettore di affezionarsi maggiormente ai vari personaggi, anche i più secondari, e comprendere maggiormente la loro costruzione psicologica. 

Giosuè Spedicato


Initial D

Testi e disegni: Shūichi Shigeno
Traduzione: Alessandro Colombo
Casa editrice: J-Pop Manga
Data di pubblicazione: 28/03/2023 (primo numero)
Formato: Brossurato
Volumi: 18 (in corso)
Prezzo: 12,90€

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