Helen di Wyndhorn - Traumi generazionali nelle Terre incantate
Il team creativo dietro al successo di Supergirl: Woman of Tomorrow torna con una nuova opera che mischia avventura ed eredità pesanti
Nello sport uno dei grandi cliché che opinionisti tronfioni ripetono spesso è che vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più; non so se Tom King, Bilquis Evely, Matheus Lopes e Clayton Cowles siano grandi appassionati di sport e boriosi talk televisivi ma sono comunque abbastanza sicuro che il pensiero di quanto sarebbe stato complicato replicare la magia di Supergirl: Woman of Tomorrow sia balenato nella mente di almeno uno dei componenti del team creativo.
Pensiero che però non deve essere durato più di tanto perché, e qui sveliamo subito le carte in tavola, Helen di Wyndhorn non solo è al livello della serie dedicata a Kara Zor-El, ma ne è un upgrade in quasi tutti i punti di vista; ma andiamo con ordine.
In seguito alla scomparsa dello scrittore C.K. Cole, creatore del popolare guerriero Othan, la figlia Helen viene riportata alla magione di famiglia Wyndhorn, l’imponente residenza del nonno Barnabas, dove insieme al maggiordomo Joseph e l'istitutrice Lilith la giovane ragazza realizzerà che le grandi storie raccontate dal padre non sono poi così inventate.
Già dalle prime pagine è evidente come Tom King scelga deliberatamente di attirare soprattutto gli estimatori di Woman of Tomorrow riproponendo diverse soluzioni già ivi adottate dalle più lampanti ed appariscenti, come l'uso di una narratrice terza che racconta la vicenda sotto forma di diario o memoria, a quelle più fini come le scelte di lettering messe in campo dal fidato Clayton Cowles (fedelmente adattato da Sara Bottaini nell’edizione italiana); questo però non deve fare pensare che Helen di Wyndhorn sia una riproposizione 1:1 della precedente opera.
Lo sceneggiatore infatti inizia fin dalle prime pagine a delineare la protagonista come una ragazza profondamente tormentata, corrosa dal trauma del rapporto col padre devastato dall'alcol; proprio la dipendenza dal bere è uno degli aspetti che King rimarca maggiormente, presentando la dipendenza della ragazza come un morbo virulento ereditato dalla figura paterna.
Il rapporto genitore/figlio e il passaggio di traumi di generazione in generazione è uno degli elementi che ritorna maggiormente nella produzione dell’autore ex-CIA degli ultimi anni, a partire dal finale della sua lunga run su Batman per arrivare fino al recentissimo Black Canary: Best of the Best. Non che questo rappresenti un’assoluta novità nel panorama supereroistico, dato che si potrebbe tranquillamente affermare come i daddy issues siano alla base di una grossa, grossissima fetta della storia del medium. In Helen di Wyndhorn però l’esplorazione del tema si amplia con l’inserimento della figura di nonno Cole, che vive quel rapporto tormentato dall’altro lato della barricata. Le avventure in Altromondo, la terra incantata in cui si svolgono le storie di Othan, diventano quindi non solo un espediente attraverso il quale Helen e Barnabas riescono a connettersi ma soprattutto un’esperienza catartica attraverso la quale riappacificarsi con la figura di C.K. Cole.
Proprio i viaggi nell’universo incantato sono ciò che rende questi sei numeri, raccolti in volume unico da Bao Publishing, così speciali: se con Supergirl: Woman of Tomorrow l’artista si era potuta sbizzarrire nell’immaginare e creare uno sconfinato far west intergalattico senza limitazioni di sorta, qui Evely si è trovata di fronte ad una sfida più complessa dettata dal dover alternare le scene “in borghese”, siano esse quelle ambientate nella barocca magione Wyndhorn o quelle nel presente, con le situazioni “in costume”; la dicotomia tra il mondo comune e quello di Altromondo amplifica enormemente quel senso di meraviglia che colpisce il lettore quando su tavola le stanze della residenza di famiglia lasciano spazio a montagne innevate, galeoni di pirati o misteriose creature delle profondità. A questo va poi aggiunto il solito, pregevole lavoro di Matheus Lopes che amplifica ulteriormente la dualità tra i due mondi optando per una palette monocromatica, caratterizzata dai marroni, per le scene al maniero ed “aprendo tutto” per le ambientazioni fantastiche che appaiono più vive che mai grazie al tripudio di colori messo in campo.
Ciò che non cambia mai è il tratto della disegnatrice brasiliana, caratterizzato da linee dolcemente taglienti che delineano volti e corpi connotati da una forte espressività e resi voluminosi dalla passione per il dettaglio, sia esso un ciuffo di capelli fuori posto o il particolare di un medaglione dorato; tutto questo rende le tavole piene e vivaci ma mai confusionarie, ad ulteriore riprova della piena maturazione raggiunta dalla sinergia artistica tra Lopes ed Evely, con il colorista sempre preciso nel non soffocare le linee leggere dell’artista, che dal canto suo è sempre più a suo agio nel gestire una regia connotata dall’alternarsi frequente di campi larghi, close-up e splash di grande impatto.
Tirando le somme, con Helen di Wyndhorn ci troviamo di fronte ad un’opera frutto dell’esperienza maturata dal team creativo su Supergirl: Woman of Tomorrow che ha portato ad una sceneggiatura più asciutta ed efficace, benché sporcata da alcuni ormai immancabili kingismi, e ad un comparto grafico meravigliosamente messo in scena dal duo brasiliano.
Giorgio Ceragioli
Helen di Wyndhorn (Titolo originale: Helen of Wyndhorn)
Storia: Tom King
Disegni: Bilquis Evely
Colori: Matheus Lopes
Lettering: Sara Bottaini (in originale: Clayton Cowles)
Traduzione: Leonardo Favia
Supervisione: Francesco Savino
Casa editrice: Bao Publishing
Data di pubblicazione: ottobre 2025










