Elena Mistrello - Cronaca di un respingimento forzato

La fumettista e illustratrice avrebbe dovuto partecipare al festival BD Colomiers, dal 21 al 23 Novembre, ma non le è stato possibile. Qui ci racconta cosa è successo e che significato ha questa vicenda

La fumettista e illustratrice Elena Mistrello è stata suo malgrado protagonista nei giorni scorsi di eventi che le hanno impedito di partecipare al festival di Tolosa BD Colomiers, dove avrebbe dovuto tenere il suo primo firmacopie in Francia in occasione della pubblicazione dell'edizione francese di Sindrome Italia.

Abbiamo parlato con lei del suo respingimento forzato e di ciò che rappresenta non solo per lei ma anche per il clima che si respira in Europa. E di quale ruolo è possibile avere, come società ma anche nel mondo del fumetto, che dalla realtà che ci circonda è inevitabilmente e ampiamente permeato.

Ciao, benvenuta sulle pagine audaci.

Partiamo dal fumetto Sindrome Italia: di cosa parla? Come è stato accolto in Italia?

Ciao Audaci! Intanto grazie per aver mostrato interesse a questa vicenda. 

Sindrome Italia è uscito nel 2021 per BeccoGiallo, è scritto da Tiziana Francesca Vaccaro e disegnato da me. Il fumetto, nato dopo un anno di ricerche e laboratori teatrali tenuti da Tiziana, racconta la storia di Vasilica, donna romena che lavora come assistente familiare in Italia, come “badante”. È una storia potente, che intreccia diversi temi tra cui lavoro di cura, maternità, migrazione e rapporti economici. Non è un fumetto giornalistico, pur contenendo elementi di realtà, è un fumetto che indaga l’aspetto emotivo e affettivo dei personaggi ad un livello molto profondo. Il libro ha ricevuto diversi premi (tra cui il Micheluzzi al Comicon 2022), io e Tiziana siamo molto affezionate a questo lavoro, anche perché è il nostro primo fumetto lungo e ci abbiamo messo tanto di noi.

Il volume, originariamente pubblicato da BeccoGiallo, approda in Francia per PresqueLune, no? Cosa significa per te la pubblicazione francese?

Esatto, la traduzione francese è uscita qualche mese fa per PresqueLune. Questo weekend avrei dovuto fare il mio primo firma copie in Francia. 

Inutile dire che la traduzione francese era per me (ma posso dire anche per noi) un traguardo importante: un riconoscimento al nostro lavoro, un apprezzamento del nostro fumetto a distanza di anni, vuol dire che questa storia non ha perso la sua forza. Ero entusiasta, non vedevo l’ora, per me essere al festival era anche un’occasione di conoscere finalmente molti autori che stimo e seguo, per crescere professionalmente.

Come tanti colleghi\e italiani\e, sono cresciuta con l’idea della Francia come patria per eccellenza dei fumetti, luogo in cui i festival avvengono nel rispetto degli autori e della loro valorizzazione (e l’organizzazione precisa e attenta di BD Colomiers, che ancora ringrazio, ne è la prova), ma anche col mito della libertà d’espressione, del proliferare di riviste di fumetto e di una proposta editoriale vastissima. Nel mio lavoro ho spesso guardato ad artisti, editori e riviste francesi per crescere, formarmi e imparare. Negli anni questo falso mito è scemato, mi sono resa conto che spesso la percezione era diversa della realtà. Oggi è più che mai evidente che le cose non sono esattamente così, la vicenda di Angoulême ne è un esempio, (episodio che tocca anche altri temi fondamentali, per approfondire qui).

Il mondo dei fumetti francesi resta per me ancora un punto di riferimento importante, e ci sono tantissimi editori e autori che stimo e seguo. Un mondo che però si sta scontrando con questi tempi bui: fatti di tagli ai fondi destinati alla cultura, repressione del dissenso e con un’idea di libertà d’espressione di convenienza.

Questo weekend, dal 21 al 23 Novembre, avresti dovuto partecipare al festival BD Colomiers. Come mai non hai potuto essere al festival?

Non ho potuto essere al festival perché sono stata espulsa a forza e rimpatriata in Italia non appena sono scesa dall’aereo. A pochi passi dalla porta mi aspettavano tre agenti della Polizia Francese, che senza spiegazioni e mettendomi alle strette mi hanno detto che dovevo immediatamente risalire sull’aereo, perché mi era vietato l’ingresso in Francia. Ho spiegato la vicenda in un piccolo testo qui. Quello che posso aggiungere è che ho cercato in tutti i modi di spiegare che mi trovavo lì per lavoro, che avevo un invito ufficiale e che soprattutto c’erano persone che mi aspettavano, ma non c’è stato verso. Tutto questo è avvenuto con l’interprete, al telefono, non era semplice gestire la situazione, tanto più che l’aereo stava ripartendo e gli agenti non erano proprio gentilissimi. 

Naturalmente ero triste, arrabbiata e molto dispiaciuta per tutte le persone che avevano organizzato il mio arrivo e la mia presenza al festival.

Perché secondo te è avvenuto tutto questo?

Anche di questo ne parlo brevemente nel testo che ho pubblicato ieri. 

Chiarisco subito: non mi hanno dato nessuna spiegazione ufficiale se non che sono segnalata come “pericolo per l’ordine pubblico in Francia”. Ma, come ho già scritto, ho provato a fare dei collegamenti cercando nella memoria, e l’unico episodio che ricordo è quello legato alla manifestazione per il decimo anniversario di Clement Meric a cui ho partecipato. Manifestazione pubblica, inserita all’interno di tre giornate di iniziative dedicate all’antifascismo dal programma assolutamente trasparente.  

All’epoca infatti altri amici presenti con me, successivamente alla manifestazione, avevano riscontrato problemi alle frontiere, dove gli venivano fatte domande più insistenti rispetto alla norma. Ma a nessuno è mai capitato di essere respinto. Io stessa, l’anno scorso, sono tornata a Parigi per la mostra “Bande dessinée, 1964 – 2024” al Centre Poumpidou e non ho avuto nessun problema, insomma io in Francia ho necessità di andare per lavoro. 

Per concludere, il motivo non lo so ancora, posso solo dedurre, supporre. Ma una cosa è chiara, la polizia di Toulouse ha agito in totale arbitrio, senza nessuna giustificazione reale, interpretando una presunta segnalazione in totale assenza di fatti (reati o indagini o qual si voglia altra prova) di fatto impedendomi di lavorare.

Cosa suggerisce questa vicenda di Toulouse in ottica più ampia, non solo dunque riguardo te ma in generale sul clima che si respira in Europa oggi?

Qui veniamo al motivo per cui ho deciso di rendere pubblica questa vicenda. Infatti sono convinta che questa cosa rappresenti un fatto gravissimo per la libertà di movimento in Europa in generale, e non solo un brutto disguido personale. 

Sono ormai diversi anni che in diversi Paesi europei sentiamo parlare di un’intensificarsi dei rimpatri forzati per cittadini europei e di blocchi alle frontiere. 

Non apro il capitolo delle politiche migratorie europee nei confronti di extraeuropei perché sarebbe un discorso enorme che forse ci porta anche fuori tema (seppure ovviamente si può leggere tutta sotto la stessa lente). 

C’è stato il caso di manifestanti espulsi dalla Germania per aver partecipato a manifestazioni per la Palestina, perlopiù studenti fuori sede. Così come tutte le segnalazioni e le difficoltà create ad attivisti e militanti nel partecipare a iniziative di mobilitazione contro meeting fascisti internazionali (tipo Remigration Summit). La stessa vicenda del processo di Budapest in cui è stata coinvolta Ilaria Salis e che vede Maja in carcere in Ungheria, oltre a numerose altre persone sotto inchiesta in diversi Paesi europei, dà un’idea dell’estensione delle maglie del controllo europeo nei confronti dei movimenti. Ed è solo di settimana scorsa la notizia di persone fermate e rimpatriate ad Amburgo nell’ambito di un meeting antimilitarista. Per quanto si tratta di sistemi di controllo noti e da sempre messi in atto nei confronti dei movimenti e delle lotte sociali, stiamo assistendo all’estensione di uno Stato di Polizia Europeo diffuso che tocca anche ambiti non direttamente politici.

Se già di per sé trovo gravissimo che non vi sia diritto a manifestare e creare reti internazionali, trovo ancora più grave che questa rete di controllo venga estesa anche in ambiti lavorativi e personali.

Da quando ho pubblicato il testo infatti, in tanti mi hanno scritto di casi simili.

Il dettaglio che rende l’idea del clima che si respira in Europa è che questi fermi, controlli, rimpatri avvengono in maniera del tutto arbitraria in base alla profilazione dei soggetti che vengono segnalati per le loro frequentazioni, per le loro opinioni e per il fatto stesso di partecipare ad iniziative e di “essere” soggetti potenzialmente pericolosi. Non abbiamo idea di come queste segnalazioni vengano fatte, ma è certo che ci puoi finire dentro con estrema facilità.

C'è qualcosa che possiamo fare come società per evitare alcune derive?

Parlarne, denunciare, creare reti di solidarietà e attivarsi contro questo clima di repressione sempre più stringente è quello che possiamo e dobbiamo fare.

E il fumetto, che ruolo può avere in tutto questo?

Quando succedono queste cose è importante non sentirsi soli ad affrontare il peso della repressione, e questo vale per chiunque e in qualunque ambito, il mio è anche un caso leggero, ma ci sono situazioni ben peggiori. Per questa ragione intanto, ringrazio tutte le persone che stanno esprimendo solidarietà.

Il festival di fumetto, gli editori, gli autori, le riviste e i libri vivono nelle dinamiche del mondo e ne subiscono le trasformazioni, non sono universi a sé stanti, chiusi in se stessi. Il nostro lavoro non è solo fare libri e festival ma è starci in questo mondo, raccontarlo e proporre visioni e immaginari diversi scambiando opinioni, tessendo reti. Che il mondo editoriale riconosca questo e non ignori quello che sta succedendo attorno a noi è fondamentale, tenendo sempre conto della precarietà e fragilità che il lavoro di fumettista comporta. 

È anche fondamentale continuare a disegnare senza il timore che questa atteggiamento repressivo possa colpire anche i fumetti e chi li disegna, perché quello sì sarebbe distopia.

Grazie ancora per questo dialogo, Elena.

Intervista a cura di Giuseppe Lamola


Elena Mistrello

Elena Mistrello è un'illustratrice e fumettista che collabora con diverse riviste, case editrici, privati e aziende, realizzando illustrazioni per depliant e menù, siti web, locandine teatrali, manifesti per eventi, etichette promozionali.
Ha pubblicato fumetti e illustrazioni per Beccogiallo, Stormi, Tracce Urbane dell’Università Sapienza, Jacobin Italia, Napoli Monitor, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Messaggero di Sant’Antonio, Teatro alla Scala di Milano, Ets edizioni ed altri. 
Sindrome Italia, pubblicato nel 2021 da BeccoGiallo e da lei disegnato su testi di Tiziana Francesca Vaccaro, ha ottenuto diversi premi, come il Micheluzzi per la “Miglior opera prima” (Comicon, 2022), il Boscarato come “Miglior Sceneggiatura” (Treviso Comic Book Festival, 2021) e il Premio letterario BookCiak Legge al “Miglior fumetto” (2022). 
Con Tracciato Palestina, pubblicato dal FOA Boccaccio 003, ha vinto nel 2023 il premio Bica - Belgioioso Indie Comics Awards nella sezione Miglior Storia Unica.

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