Tracciato Palestina: un viaggio collettivo e individuale tra le terre occupate in Cisgiordania

Elena Mistrello crea un documento tangibile della situazione di oppressione in territorio palestinese, fra testimonianze ed esperienza diretta sul campo. Sullo sfondo, arte e sport si fanno simboli di resistenza


Standing here,
Staying here,
Permanent here,
Eternally here
and we have one goal
one, one: to be

Mahamoud Darwish,
poeta e scrittore palestinese

Alle semplificazioni di un opinionismo da tv generalista, fortunatamente, è sempre contrapposto il filone di chi attivamente fa, chi vuole vedere, sentire, registrare con la mente ogni dettaglio e lo riferisce senza urlare, senza parolacce, senza imporre nulla. E lo fa con un’onestà intellettuale e passione invidiabili, si pone al servizio della comunità e allo stesso tempo rivela la verità di chi vive da oppresso. Qualcuno che traspone su carta un’arte specchio di constatazioni senza trarne profitto alcuno ma piuttosto un arricchimento umano e personale, e sogna che la storia di molti arrivi in maniera irreprensibile a chiunque desideri formarsi senza filtri – occorre iniziare a pensare che è qui e ora, non altrove. Perché il dolore è concreto e vicino, e non deve nemmeno dare l’impressione di trovarsi in una bolla la cui sorte non può tangerci in alcun modo. 

Questa controparte è ben rappresentata da Elena Mistrello, illustratrice e fumettista che ha all’attivo molte collaborazioni sia nel mondo editoriale che in quello di privati e aziende. Tra le sue attività svettano anche la serigrafia e le arti murali. Mistrello è un’artista che riesce a combinare ottime idee a uno stile a esse commisurato, brillante e di forte impatto visivo. Al disegno affida l’importante compito di mostrare realtà complesse, dove talvolta imperversano rabbia, tristezza e soprattutto dolore e fatica. Un esempio è nel suo Sindrome Italia (Beccogiallo, 2021) nel quale racconta la vita, il lavoro e le difficoltà delle donne migranti dell’est Europa impiegate nel nostro Paese come assistenti familiari.

A settembre 2023 il centro sociale di Monza FOA Boccaccio 003 – Fabbrica Occupata Autogestita Boccaccio, un collettivo di militanti che da oltre dieci anni si impegna per una socialità consapevole attraverso attività culturali e sociali di vario genere – si è impegnato nella pubblicazione dell’autoproduzione Tracciato Palestina, un’opera in cui Elena Mistrello (con il supporto tecnico di Elio Catania e Nicolàs Garcia) incrocia osservazione del territorio e attivismo, ricerca e riflessione, sport e resistenza. Il ricavato delle vendite è destinato a progetti di solidarietà con il popolo palestinese operanti all’interno dei campi profughi di Aida e Dheisheh.

Vincitrice nel novembre 2023 del premio Bica - Belgioioso Indie Comics Awards nella sezione Miglior Storia Unica, quest’opera di vero e proprio graphic journalism – che non ha la pretesa di essere un testo descrittivo della situazione in Cisgiordania, ma come dichiarato nella prefazione “è un racconto denso e pieno di informazioni ma tale vuole restare” – è il prodotto di un viaggio collettivo in una delle terre più oppresse della Storia.

Tutto ha inizio nel 2017, quando nasce l’idea di sviluppare un progetto di arrampicata in Palestina nelle falesie di Battir (piccolo paese a sud di Betlemme) insieme a Naji Odah e all’associazione da lui fondata, Laylac (che si occupa di attività e sostegno alle e ai giovani). Lo sport diviene quindi un obiettivo che ha tutto il sapore di un simbolo di resistenza, l’arrampicata una metafora sincera del desiderio di librarsi e sfuggire all’apartheid in un luogo in cui per i palestinesi ogni spostamento è compromesso e dove spesso è solo attraverso la verticalità che si può guadagnare un po’ di spazio vitale (accade nel campo di Dheisheh: può espandersi solo verso l’alto, perché non vi sono i permessi per costruire nuovi edifici). Oltre a questa mission portata avanti dal gruppo di West Climbing Bank (che si ripropone di portare lo sport nei territori palestinesi occupati, rendendo montagne e valli un presidio contro l’avanzata costante delle colonie) l’obiettivo primo è stato quello di scoprire una realtà tragica approfondendone la conoscenza da un punto di vista socio-politico, ascoltando in prima persona le storie di chi non ha mai smesso di lottare per la propria vita e quella del proprio popolo, pur tra contraddizioni ed evidenti ingiustizie.


Così passeggiamo attraverso gli occhi e la penna di Elena che molto spesso ha dovuto fotografare con lo sguardo gli scorci, le strade e le bandiere israeliane appese nelle zone occupate. Ci conduce insieme a lei nelle sue dieci giornate trascorse a visitare campi profughi e ad ascoltare voci – ché si sa, l’arma più potente per estinguere un popolo è privarlo di una voce ma soprattutto di orecchie ben tese. A partire dai controlli aeroportuali fino ai check point disseminati in ogni dove, dall’acqua in Cisgiordania controllata da Israele agli arresti di minori: già dalle prime pagine siamo immersi in quello che sembra essere un universo parallelo, fatto di sensazioni che ci disturbano ma allo stesso tempo non possiamo esimerci dal proseguire voracemente per la volontà di capire e di sapere.

La stessa concretezza da cui l’autrice non riesce a distrarsi piomba su di noi, perché è incombente, pregnante e perché il sentimento d’impotenza di fronte a una libertà violata toglie il fiato. Nel mentre Mistrello ci mostra la creazione di un murales di 37 metri dipinto da molte mani – ben visibile agli occupanti – e l’importanza dei momenti condivisi trascorsi ad arrampicarsi sulle falesie.


A parlare sono talvolta i familiari di vittime o persone colpite dalle mille limitazioni della vita quotidiana nei territori occupati, altre invece membri di associazioni di vario tipo: c’è chi si occupa di diritti dei rifugiati, chi dei diritti delle donne, chi della salvaguardia di bambini e giovani, troppo spesso al centro di trattamenti che non sono altro che crimini. È un racconto corale dove non c’è spazio per odio e banalizzazione ma si fanno invece le dovute distinzioni, come quella tra popolo ebraico e sionismo – è quest’ultimo a venire condannato – e dove tutto ciò che si invoca nella disperazione dei cortei funebri (i funerali sono manifestazioni politiche, occasioni di unione e lotta) sono la solidarietà e l’attenzione internazionale: solo questo potrà salvare dalla prepotente invisibilità che avvolge ogni abuso della dignità umana in Palestina.

Elena Mistrello scrive “quanto deve essere vicino un morto ammazzato per rendersi conto?”. Ce lo chiede mentre ci mostra uno spaccato di esistenza che colpisce dritto allo stomaco. Non si preclude l’ironia in alcuni casi, sia tramite il tratto vignettistico sia con battute usate sapientemente come intermezzo per smorzare una tensione che è giustamente presente a ogni pagina. Non fa sconti, non edulcora. 

Quello che fa Tracciato Palestina è lasciare. Lasciare un messaggio, lasciare il tempo di riflettere, lasciare la libertà di informarsi, lasciare un tassello nel puzzle delle opere urgenti e necessarie in questo periodo storico. Le immagini scorrono e si alternano tavole dall’impostazione classica ad altre in cui il disegno stesso diviene narrazione e conduce l’occhio del lettore come stesse osservando una pellicola cinematografica.

Chiuso il libro c’è poco altro da fare se non, nell’ordine, respirare, prendere fiato, provare un vergognoso senso di gratitudine per essere nati “al di qua”, per non essere costretti a vedere, a sentire, a subire. E poi consigliarlo a più persone possibili, aggiungerlo alla lista di lettura di chiunque sia pronto ad accogliere queste immagini e parole. Ricordarsi che Palestina è lotta ma anche una cultura di usi, cibi e tradizioni da esplorare e preservare come ogni altra. 

Chiara Valerio in La tecnologia è religione scrive “[…] mi ricordo che una delle patologie più diffuse tra le persone in carcere è la miopia. Per via dell’orizzonte corto. La perdita di prospettiva è una faccenda pratica”. L’ultima cosa da fare quindi è allenare l’occhio a un orizzonte ampio e sconfinato, e fare di tutto perché anche quello delle palestinesi e dei palestinesi di oggi e di domani lo sia altrettanto. 

Aurora Galbero


Tracciato Palestina è acquistabile inoltrando una richiesta all’indirizzo foaboccaccio@autoproduzioni.net

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