Maledizioni di Wylesol – L'arte della sperimentazione nel fumetto

Attraverso dodici storie, George Wylesol ci mostra come le possibilità di sperimentazione nel fumetto siano infinite

Se si dovesse riassumere il lavoro di George Wylesol in un’unica parola questa sarebbe “sperimentazione”. Scott McCloud, nel suo celebre saggio Reinventare i fumetti, avrebbe inserito le opere di Wylesol nella categoria dei «formalisti». McCloud, con questo termine, indicava tutti quegli artisti che hanno dedicato la loro carriera - o anche solo una parte - alla sperimentazione, portando il fumetto verso nuovi orizzonti. L’ultima opera di Wylesol non fa eccezione. Maledizioni è una raccolta di dodici storie, pubblicate in volume da Coconino Press nella collana Brick, al costo di €22, in cui la sperimentazione estetica la fa da padrona.

Le varie storie, molte delle quali durano solamente una manciata di pagine, hanno come punto forte l’estetica estremamente singolare e riconoscibile dell’autore. Wylesol, attraverso un utilizzo unico dei colori e delle pagine, mostra a noi lettori che il fumetto può andare oltre i classici canoni a cui siamo abituati. La bidimensionalità dei disegni di Wylesol è riscontrabile in ogni aspetto della pagina. A saltare subito all’occhio sono i personaggi, spesso rappresentati frontalmente, con una colorazione piatta e priva di ombre. Anche l’impostazione delle vignette aiuta a dare questa sensazione di bidimensionalità all’intero volume. Wylesol, infatti, alterna sapientemente una prospettiva estremamente geometrica a una che ha il punto di fuga situato all’esterno della vignetta, dando così al lettore un’apparente mancanza di profondità nei disegni.

Il volume ruota attorno al tema dei fantasmi intesi non solamente come spettri, ma anche come luoghi e atmosfere. Le varie sceneggiature ricoprono un ruolo secondario: spesso, infatti, le storie non possiedono la classica struttura in tre atti (introduzione, intreccio e conclusione) iniziando invece in modo secco e diretto, proseguendo a passo spedito e terminando con una modalità che dà al lettore un senso di non completezza della storia, quasi di troncatura anche se mai forzata.

In questo contesto, fa da eccezione l’ultima storia, in cui l’introduzione, nonostante sia sempre singolare rispetto alla maggior parte dei fumetti, presenta i personaggi in modo chiaro e permette al lettore di immergersi nella vita del protagonista. L’intreccio è gestito in maniera sapiente e accompagna il lettore in uno stato di coinvolgimento sempre maggiore. Infine, la conclusione è ben definita e soddisfacente.

L’assenza di sceneggiature solide non deve però ingannare i lettori. Se difatti è vero che l’opera non si ama per la trama, è altrettanto innegabile che, nel corso del volume, il pensiero dell’autore emerga in modo definito e riconoscibile. Il volume, quindi, ha un’identità anche morale e non solo stilistica; Wylesol immerge i lettori nei suoi viaggi, decisamente particolari, e nella sua visione del mondo, dandone una chiave di lettura propria e non riscontrabile in nessun altro autore.

A rimanere nella memoria del lettore non sarà la trama delle varie storie, ma piuttosto l’estetica del volume: dalle colorazioni piatte e prive di sfumature a un utilizzo personale delle prospettive, sino alla rappresentazione di personaggi quantomeno singolari. 

Giosuè Spedicato

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