L'inverno del disegnatore ~ La nuova edizione di un classico di Paco Roca

Quattordici anni dopo la sua prima pubblicazione italiana, torna l'opera di Paco Roca premiata come Miglior libro e Miglior sceneggiatura al Salone internazionale del fumetto di Barcellona


Espressione artistica e, insieme, prodotto commerciale, il fumetto si può intendere come una creatura ibrida e ancora giovane. La sua storia è quella di chi ha sognato di lasciare al mondo opere indimenticabili e quella di chi ha sognato di trasformare la sua arte in un lavoro. Di chi ha lottato per i suoi diritti di lavoratorə e per il suo riconoscimento come artista, due entità che sembrano opposte ma che quasi sempre sono state incarnate dalle medesime persone.


La storia che Paco Roca racconta ne L'inverno del disegnatore è quella di cinque fumettisti spagnoli attivi nella metà del secolo scorso, Guillermo Cifré, Carlos Conti, Josep Escobar, Eugenio Giner e José Peñarroya, e della casa editrice per cui lavoravano, la Bruguera, la più importante del fumetto spagnolo, capace di portare ogni mese nelle edicole decine di pubblicazioni diverse.
Una casa editrice che funzionava come una fabbrica in cui chi disegnava e scriveva era poco più di un operaio, pagato a cottimo e senza alcun diritto sulle storie e sui personaggi che creava. Una visione lontana anni luce dall'idea del fumetto come arte.
Da qui la decisione dei cinque protagonisti di questa vicenda di lasciare Bruguera per fondare una rivista propria, Tio vivo, con la speranza di migliorare le proprie condizioni di lavoro e di essere finalmente riconosciuti come artisti.

Paco Roca ricostruisce fin nei più piccoli dettagli la storia di quella ribellione, raccontando la nascita e la fine di Tio vivo spostando il focus tra l’inverno del 1957 e il 1958. Il suo lavoro di ricostruzione, supportato da uno studio puntuale tanto della storia di questo meraviglioso esempio di autogestione artistica, tanto del contesto in cui accade: la Spagna sotto la dittatura franchista, fortemente repressa e censurata, piegata dalla crisi economica.
In questo panorama, Tio vivo è qualcosa di molto più che una rivista di fumetti. La piccola rivolta di cinque artisti - artefici di quel mondo immaginifico dove poter dimenticare le brutture della realtà - diventa paradigma di una fortissima voglia di riscatto e di libertà, e riecheggia gli ideali che guidarono la guerra civile degli anni '30.


Andando avanti e indietro in quel breve lasso di tempo in cui Tio vivo fu più che un sogno, Roca dipinge la quotidianità dei cinque ribelli di Bruguera: uomini comuni, alle prese con la necessità di tirare a campare e con il fortissimo desiderio di veder riconosciuta la dignità del proprio lavoro.
Il suo stile, ormai inconfondibile, sintetizza realismo e umorismo, regalando ai volti dellə personaggə un'enorme umanità, un'identità delineata e unica oltre che una riuscita espressività.
Una storia fatta da e di persone, ognuna con la sua personale vicenda, ognuna declinazione unica e irripetibile della stessa idea di umanità, ognuna spinta a suo modo dal bisogno di vivere una vita piena e felice e di veder realizzato e riconosciuto il proprio talento e il proprio impegno, anche a costo di rischiare tutto.

Focalizzando, però, tutta l'attenzione sui fumettisti e sulla loro quotidianità, chi non conosce già tutta la vicenda di Bruguera e Tio vivo, può ritrovarsi spaesatə e ha necessità di leggere tutto l'apparato redazionale del volume - molto ricco e ben fatto, tra pre- e postfazioni, note e altre informazioni - per poter comprendere al meglio la storia.


Ma forse l'aspetto più interessante de L'inverno del disegnatore è che, pur raccontando di una storia di tre quarti di secolo fa, rimane attuale anche oggi, in un periodo storico in cui nuove forme di distribuzione e fruizione dei fumetti - oltre che l'uso riprovevole delle AI generative in ambito artistico - minacciano i diritti dellə artistə del fumetto, mentre l'ombra della censura avanza, quasi non vista, sfoltendo le biblioteche e mettendo al bando titoli su titoli in nome di un conservatorismo terrorizzato da qualsiasi idea non riesca a far propria.


Questo recupero del passato non rimane, dunque, soltanto un dovuto riconoscimento agli autori dell'infanzia di Paco Roca, ma si fa memento del ruolo fondamentale e incomparabile del lavoro creativo nel nostro presente.

Claudia Maltese (aka clacca)

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