Il padiglione sulle dune – Adattamento a fumetti di una storia di misantropia

Alessandro Lise e Alberto Talami riportano in vita un classico di Robert Louis Stevenson per Baya Comics

La prima volta che Il padiglione sulle dune (The Pavillon on the Links in originale) apparve in traduzione italiana nel nostro paese era il 1953. Fino a quel momento, Robert Louis Stevenson era stato già un autore tradotto per diverse case editrici, ma vicino a romanzi famosi come Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde e L’isola del tesoro, il racconto non aveva mai trovato spazio se non in lingua originale.

Ora, nel 2025, un suo adattamento arriva grazie a Baya Comics e vede tra gli autori Alessandro Lise e Alberto Talami. Non è la prima volta che la casa editrice si cimenta nella trasposizione a fumetti di romanzi (nel suo catalogo anche Gli esploratori dell’infinito e Il racconto di Arthur Gordon Pym) e quest’ultimo volume è approdato poi ai Premi Boscarato del Treviso Comic Book Festival 2025, con il quale Lise si è aggiudicato il premio per Miglior artista (sceneggiatura).
Sono diverse le teorie che vengono utilizzate quando si parla di adattamento. Sicuramente, la capacità di mantenere vivi i messaggi fondamentali e i punti di forza di un’opera sono alla base di un buon adattamento. Questo rimane vero anche per Il padiglione sulle dune di Talami e Lise: il fumetto è avvincente come l’originale, le pagine non bastano mai, i colpi di scena si susseguono e fanno leggere il volume tutto d’un fiato.

Il protagonista si chiama Frank Cassilis, un misantropo che, nella sua continua ricerca di evitare le persone, decide di mettersi in viaggio e stabilirsi alla stamberga di R. Northmour, suo unico “amico” e misantropo quanto lui. I due vanno (quasi) d’accordo proprio per il loro condiviso odio per il mondo.
Il miglior modo per accennare alla trama di quest’opera è prendendo in prestito le parole di Italo Calvino, riportate nella prefazione di un’edizione del 1973:
«Il padiglione sulle dune è un grande gioco a nascondersi giocato da adulti: si nascondono e si spiano tra loro i due amici, e il loro gioco ha per posta la donna; e si nascondono e si spiano i due amici e la donna da una parte e i misteriosi nemici dall'altra, in un gioco che ha per posta la vita d'un quarto personaggio che non ha altro ruolo che quello di nascondersi, in un paesaggio che pare fatto apposta per nascondersi e spiarsi».
In questo intreccio di nascondersi e spiarsi, le vicende e i misteri si susseguono con un buon ritmo, mentre la presenza di “antagonisti” carbonari dà quel tocco in più al tutto che il pubblico italiano può apprezzare. La sceneggiatura di Lise è riuscita a conservare il sottile umorismo di Stevenson e la suddivisione in capitoli risulta naturale.
Le relazioni tra i personaggi sono il vero motore dell’opera e, più che voler sapere chi conquisterà Clara Huddlestone, l’interesse del lettore è per l’amicizia poco comune, ma leale e profonda, che s’instaura tra i due misantropi, che si ritrovano a collaborare a loro discapito.

Il parallelismo tra Cassilis e Northmour è ben costruito, basti pensare che nello stesso racconto inizia già a emergere quello che sarà un tema fondamentale per Stevenson, la dualità della persona. Questa è ben supportata dalla parte grafica del fumetto: Talami riesce a caratterizzare le personalità dei personaggi con pochi tratti efficaci. Northmour è spigoloso e arrabbiato, come fosse “tagliato con l’accetta”, mentre Cassilis esprime tutta la sua espressività con le sue sembianze e i suoi occhiali quadrati.

Il fumetto segue quasi per la sua interezza una gabbia classica a sei vignette, perfettamente quadrate e senza spazi tra di loro. La palette vede accompagnare al bianco e al nero quasi solo le tonalità del verde. L’unico altro colore che appare è il rosso-arancio. Questo viene utilizzato solo in momenti fondamentali, per qualche oggetto importante o, ancora di più, per gli occhi infiammati dei due misantropi quando il loro caratteraccio ha la meglio. Le ombre sono rese con l’uso dei retini, mentre i balloon squadrati si uniscono alla caratterizzazione spigolosa dei personaggi.


Il padiglione sulle dune riesce ad aggiungere qualcosa in più al racconto originale. Mentre la fedeltà all’opera si vede attraverso i ritmi serrati e alla vicenda misteriosa e piena di colpi di scena, la capacità di Talami di comunicare la personalità dei protagonisti attraverso il segno dà quel tocco in più che fa apprezzare l’adattamento a fumetti.
Con questo volume, per fortuna, non ci si ritrova a dire la tanto temuta frase che accompagna molte trasposizioni “era meglio il libro”. Anzi, in questo caso, è una bella aggiunta da tenere in libreria vicino all’originale.

Carlotta Bertola

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