Guida galattica per avventurieri spaziali - Gli esploratori dell’infinito di La Rosa e Barducci

Il primo graphic novel pubblicato da Baya Comics è una trasposizione a fumetti di un romanzo di fantascienza per ragazzi scritto e illustrato da Yambo nel 1906

“Io sono un filantropo solo verso la mia persona”.

New York City, 1908. Ah, la cara vecchia Grande Mela. Guardatela: brulicante di vita, persino all’epoca. E quel caratteristico paesaggio urbano? Affascinante, vero? I grattacieli, i tetti a cupola, i ponti sospesi sull’Hudson, le… auto volanti? Un momento. Perché ci sono auto volanti? E quel treno a vapore che attraversa il cinquantesimo piano di un edificio come se nulla fosse? Possibile che tra i gentiluomini che passeggiano sulla 5th Avenue ci sia un cosplayer di Mysterio?

Sono queste le domande che affiorano nella mente del lettore già a partire dalle prime pagine de Gli esploratori dell’infinito. Gli autori, Davide La Rosa (testi) e Armin Barducci (matite e colori), non perdono tempo e ci catapultano subito in una metropoli avvolta da un’atmosfera liberty e surreale. Un universo a sé stante, un’ucronia, dove le scoperte tecnologiche - e, a quanto pare, le fiere del fumetto - si sono evolute in maniera decisamente diversa rispetto ai primi anni del ventesimo secolo che conosciamo.

Impostato il setting, la coppia La Rosa-Barducci introduce i due protagonisti del racconto. Il primo è Giorgio Halt, squattrinato e spesso alticcio caporedattore del quotidiano Of The Good Young Gazette, un giornale che vanta una platea di circa dodici lettori. Il secondo è Harry Stharr, eccentrico multimiliardario filantropo, leggermente estremista, che ha come missione quella di risollevare le sorti dell’umanità. Non stupisce quindi che i noiosissimi articoli moralisti del giornale trattino argomenti come il galateo, la moda sobria o la lotta agli alcolici.


L’evento scatenante della vicenda è una notizia talmente incredibile da scuotere persino la grigia routine della redazione: un bolide celeste, proveniente dalle profondità dello spazio, è in rotta di collisione con la Terra. L’impatto sembra imminente, ma, per fortuna, il detrito spaziale rallenta a contatto con l’atmosfera terrestre e si stabilizza in orbita. Ribattezzato Cupido, l’asteroide diventa così un nuovo, minuscolo satellite del nostro pianeta.

Il vecchio Harry Stharr, sebbene voglia cambiare il mondo, è disgustato dalla corruzione umana e ha un’idea rivoluzionaria: abbandonare New York in mongolfiera per trasferirsi su Cupido. Un’impresa audace che non può affrontare da solo. Ecco perché decide di assoldare il solitario Giorgio come assistente, il quale si lascia convincere piuttosto facilmente dalla promessa di un lauto compenso.

Ha inizio così un viaggio tra le stelle che si rivelerà più lungo e complicato del previsto, ricco di esplosioni, incontri con strane creature, briganti spaziali, alieni, teorie astronomiche bizzarre, lotta al proibizionismo e nostalgia di casa.

Questo è l’incipit del primo fumetto edito da Baya Comics. La neonata casa editrice pisana inaugura con questo titolo anche la sua prima collana, “Classici non classici”, con l’obiettivo di costruire un ponte immaginario tra autori vissuti tra ’800 e ’900 e nona arte contemporanea. Per farlo, punta su nuove trasposizioni a fumetti di opere letterarie del passato e sul coinvolgimento di sceneggiatori e disegnatori italiani e stranieri.

La scelta per il primo progetto è ricaduta sul poliedrico artista Yambo, pseudonimo di Enrico Novelli (1874-1946), scrittore, illustratore, regista, giornalista e marionettista, considerato un pioniere della fantascienza italiana. In occasione dei 150 anni dalla sua nascita, La Rosa e Barducci hanno adattato uno dei suoi romanzi di fantascienza per ragazzi più rappresentativi: Gli esploratori dell’ignoto, appunto.

L’approccio divulgativo del fumetto riprende l’intento originale di Yambo, che non solo voleva divertire i giovani lettori, ma anche istruirli. Tuttavia, mentre l’antico autore aveva vere intenzioni divulgative, nel fumetto questo aspetto si perde: oggi la scienza dell’epoca risulta più strampalata e divertente che realmente educativa, dando al racconto un tono ironico e fantastico piuttosto che didattico.

Eppure, come dimostrano la prefazione di Andrea Plazzi e gli approfondimenti accademici in coda al volume, esiste un elemento divulgativo nel fumetto di Baya Comics, ovvero la volontà di riscoprire le opere di Yambo, che è stato, tra le altre cose, anche un precursore del fumetto italiano. Il graphic novel, infatti, usciva in concomitanza con l’inaugurazione di una mostra dal titolo Gli esploratori dell’infinito. Dal romanzo di Yambo al graphic novel, allestita nel Palazzo Blu a Pisa e curata da Fabio Gadducci.

Dal punto di vista visivo, lo stile adottato da Armin Barducci è fortemente cartoonesco. I volti e i corpi dei personaggi si deformano più del dovuto, spesso fuori dai limiti delle vignette, risultando comici e iper espressivi. Persino gli oggetti inanimati, come edifici e pianeti, sembrano "respirare" e avere una loro vitalità. Particolarmente degne di nota sono le scene dinamiche, come quelle di lotta, dove il movimento è così forte che non riesce a essere contenuto all’interno delle tavole. Il numero e il taglio delle vignette sono irregolari e si adattano perfettamente al ritmo della narrazione. Non mancano splash page d’impatto, e la palette di colori è vivace e variopinta, contribuendo a rendere ancora più vibrante l’atmosfera surreale del fumetto.

In definitiva, Gli esploratori dell’ignoto è un fumetto unico nel suo genere. Sono ben pochi infatti i fumetti italiani che affrontano la fantascienza con una tale libertà creativa, modellandola e spingendola fino all’estremo, dove il confine con il sogno diventa quasi impercettibile. In questo senso, l’opera potrebbe essere figlia di un improbabile incontro tra la serie animata Rick and Morty di Dan Harmon e Justin Roiland, il fumetto Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay e il racconto L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall di Edgar Allan Poe

La Rosa e Barducci, insieme a Baya Comics, hanno sicuramente il merito di aver portato sul mercato fumettistico italiano una ventata di novità, riscoprendo e reinterpretando un classico della fantascienza in chiave moderna, ma sempre mantenendo intatta l’atmosfera dell’epoca. Il risultato è un viaggio visivo e narrativo sorprendente, capace di affascinare e divertire i lettori, siano essi appassionati del genere oppure no.

Mattia Mirarco


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