Doll's Paradise – Una parabola pulp per chi lavora a contatto col pubblico

Lucia Biagi trasforma le frustrazioni quotidiane di una giovane commessa in un thriller color pastello


Nelle fiabe ci hanno sempre insegnato che la gentilezza è un superpotere, e a volte è vero. Più spesso però, nella quotidianità, accade che la gentilezza torni indietro sotto forma di schiaffo morale, o di cliente che ti risponde: “Ma io lavoro!” quando provi a spiegargli perché non puoi fare un reso dopo sei mesi. Ecco, Doll’s Paradise di Lucia Biagi, fumetto pubblicato da Eris Edizioni per la collana Gatti Sciolti – Fumetti senza peli sulla lingua, parte esattamente da qui: da quel sottile crinale in cui la cortesia smette di essere virtù e diventa il preludio della vendetta.

Il negozio Doll’s Paradise, che dà il titolo all’albo, è veramente un paradiso, il paradiso che la protagonista e proprietaria del negozio, una giovane gattara dagli occhi stanchi e cerchiati non tanto dal mascara quanto da ore interminabili di resistenza passiva e insonnia, si costruisce con fatica giorno dopo giorno.

Come tutte le persone che gestiscono piccole attività sanno, questi spazi sono microcosmi instabili, costruiti con sacrifici e passione, dei rifugi contro la brutalità del mondo esterno. Questa fragile pace che la protagonista cerca di costruirsi viene irrimediabilmente infranta dall’arrivo di due clienti che, con una spavalderia fuori scala e una grossa faccia tosta, oltrepassano un confine che non avrebbero mai dovuto toccare. Questo è il casus belli, la goccia che fa traboccare il vaso: la mite commessa si trasforma nella protagonista di una vendetta pulp che farà rimpiangere le due clienti autrici del misfatto di non aver apprezzato la sua gentilezza.

Il bello di Doll’s Paradise è proprio questo, Lucia Biagi prende la quotidianità apparentemente semplice di una giovane donna che cerca di mandare avanti la sua vita e il suo negozio tra lo stare dietro a un bancone, lo spiegare per la cinquantesima volta che i prezzi non li decide chi vende e il raccogliere peli di gatto con lo scotch, e la spinge in un registro narrativo da thriller color pastello. È come se Kill Bill fosse stato scritto durante una pausa pranzo da commessa, con in sottofondo il ronzio dell’aspirapolvere e un miagolio molesto.


La scelta di collocare la storia nella collana Gatti Sciolti non è casuale: è una linea editoriale pensata per rendere accessibili le sperimentazioni del fumetto indipendente, con meno filtri, e Doll’s Paradise dimostra quanto questa formula funzioni: un albo breve, economico, ma che contiene una bomba a orologeria di ironia, coccolosità, violenza e osservazione sociale.

Un dettaglio da non trascurare è quanto di potenzialmente autobiografico ci sia dietro questa narrazione. Biagi infatti, oltre a essere autrice, gestisce anche una fumetteria a Torino e sicuramente conosce bene le dinamiche del lavoro col pubblico, sa cosa significhi sorridere mentre qualcuno ti scarica addosso le sue frustrazioni, pretende privilegi o semplicemente esercita il potere del cliente. Questa esperienza trasuda dalle pagine, e rende la vendetta della protagonista molto comprensibile per chi legge. Perché ammettiamolo, chi non ha mai fantasticato di rispondere a tono ad un cliente maleducato? Insomma, andate a trovare Laura Biagi in fumetteria ma vedete di ricambiare la sua gentilezza.


L’ironia quindi è la vera anima del fumetto. L’umorismo di Biagi è nero ma mai pesante: Doll’s Paradise è una lettura che intrattiene, diverte e lancia piccole stilettate alla società dei consumi, al mondo del lavoro precario, alle dinamiche di potere quotidiane. È la versione fumettistica di quel momento in cui, dopo una giornata difficile, ti sfoghi con gli amici raccontando l’ennesimo episodio assurdo capitato a lavoro. Solo che qui lo sfogo prende la forma di fumetto pulp, e il lettore ci si riconosce con gusto. E non è certo la prima volta che Biagi porta il suo sguardo originale sul fumetto: dopo Misdirection (2017) e il più celebre The Cyan’s Anthem (2022), candidato nella prestigiosa sezione Polar al Festival di Angoulême 2024, Doll’s Paradise conferma la sua capacità di unire leggerezza e profondità, con un’ironia che non risparmia nessuno.


In definitiva, Doll’s Paradise è un fumetto compatto e diretto, che riesce a trasformare la frustrazione quotidiana in racconto liberatorio. Non promette di cambiare il mondo né grandi soluzioni sociali, ma regala un momento di complicità e di rivalsa simbolica offrendoci la gioia di immaginare un finale diverso, in cui la gentilezza per una volta non viene scambiata per debolezza.

Wendy Costantini

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