Parasite Moon Orchestra: una sonata decadente tra l'horror gotico e la science fiction
Nelle oscure stanze del suo castello, il Conte coltiva l’idea di creare un cuore puro artificiale
Il primo lavoro dell’artista spagnolo Ghaaro, Parasite Moon Orchestra, pubblicato da Hollow Press, è un’opera fortemente influenzata dall’estetica surrealista di artisti del calibro di H.R. Giger, unita al romanticismo cupo tipico di Gustave Doré e agli ambienti freddi e abissali di Nihei Tsutomu. L’autore arriva persino a citare Neon Genesis Evangelion nelle pose iconiche o nel design di alcuni personaggi, e il risultato è una miscela perfettamente bilanciata di atmosfere gotiche ed elementi futuristici.
Il racconto si frammenta in episodi dalla trama appena abbozzata, dove la potenza grafica dell’autore fa da elemento narrante e veicola la lettura intervallando combattimenti rapidi tra creature sempre più inquietanti a momenti ad ampio respiro che caricano l’atmosfera di tensione. Ecco quindi che il primo piano dei tasti di un pianoforte acquisisce un significato simbolico molto più profondo di come appare a un’occhiata fugace: la canzone suonata dal Conte è come un’aria cupa che racconta l’ennesimo fallimento; il cuore di un donatore involontario che ha smesso di battere e diventa cibo per i figli impuri dell’antico vampiro.
Le tavole presentano una griglia ordinata, che grazie alla scelta attenta delle inquadrature, scandisce il tempo di lettura secondo gli schemi dei vecchi film horror in bianco e nero. I capitoli, come avveniva nei film del cinema muto, sono intervallati da didascalie e dialoghi che spiegano le azioni a venire o quelle appena accadute, aumentando ulteriormente l’impressione di essere di fronte a un’opera collocata fuori dal tempo.
Il Conte stesso ricorda nella fisicità quel Conte Orlok del film Nosferatu il vampiro di Murnau, che, partendo dal Dracula di Bram Stoker, cambiò i connotati della creatura vampiro e gettò le basi per gli stilemi classici che ancora oggi vengono seguiti. Il Vampiro disegnato da Ghaaro è un mostro mutaforma dai poteri quasi illimitati, signore assoluto della Torre in cui dimora e diretta estensione delle sue ombre e dei suoi segreti. Affascinante e terrificante come ogni individuo della sua specie dovrebbe essere.
Parasite Moon Orchestra è un poema decadente dove i disegni parlano per i personaggi e dove i misteri riguardanti la trama sono destinati a rimanere irrisolti.
Ogni tavola mette in mostra il talento dell’artista nel creare creature sempre diverse ma accomunate da un’estetica coerente a se stessa: al design squisitamente gotico di vampiri e cavalieri, unisce soldati e ufficiali le cui uniformi ricordano la moda marziale del secondo conflitto mondiale. Ciò che ne scaturisce è uno scontro identitario tra il vecchio e il nuovo, dove il soprannaturale si infrange contro elementi fantascientifici mettendo in risalto la ricchezza grafica che Ghaaro riserva a entrambi i generi.
Come una raccolta di litografie, Parasite Moon Orchestra lo si può sfogliare velocemente o con calma, ma è prendendosi il tempo necessario a studiare ogni particolare con attenzione che quest’opera acquista valore. Ogni passo del Conte, ogni piega delle sue ali, ogni frammento della sua dimora concorre a creare una galleria d’arte in movimento che ammalia e incanta a ogni pagina, rendendo la lettura un’esperienza visiva di grande impatto e lasciando un piacevole senso di smarrimento a volume concluso.
Simon Savelli