La vendetta di Polifemo - La nuova storia di Zerocalcare su Internazionale

Zerocalcare torna su Internazionale con una storia che parla di cortei, carceri e Palestina


Il connubio tra Zerocalcare e Internazionale è ormai cosa assodata e, forse, una discreta parte del suo successo - o almeno della sua etichetta di "autore impegnato" - Michele Rech lo deve anche al settimanale, che per primo pubblicò i reportage a fumetti che raccontavano la Resistenza curda.
Da oggi e per tutta questa settimana sul numero in edicola (e online) c'è una nuova storia/reportage di Zerocalcare, La vendetta di Polifemo, che mette insieme due temi estremamente delicati e importanti: il carcere e la Palestina.
Se negli ultimi due mesi non avete vissuto su Proxima Centauri, non dovrebbe essere difficile trovare il trait d'union tra i due argomenti. Per chi invece magari è atterratə da poco, proviamo a fare chiarezza.

Il 5 ottobre dell'anno scorso a Roma si è svolta una delle tante manifestazioni a supporto della Palestina e contro il genocidio, una delle tante, appunto, ma anche quella che ha ricevuto maggiore esposizione mediatica, soprattutto in termini allarmistici e catastrofisti. E, se vi ricordate bene, eravamo in pieno dibattito in merito al Ddl (poi decreto) 1660, cioè su quelle che sarebbero poi state approvate come nuove leggi in materia di "sicurezza", che è un eufemismo per parlare di "repressione".

In questo scenario si inserisce, dunque, la storia di Tarek: un passato difficile, un presente spaventoso e il suo ritrovarsi nel punto di intersezione tra contingenze differenti, che culminano poi in un arresto la cui giustificazione è più un aggrovigliarsi di scuse che di motivazioni.


Tarek finisce in carcere, con una pena di quattro anni e otto mesi, non tanto per aver preso parte al corteo o per le sue azioni, ma per scontare la colpa di essere povero e marginalizzato. Non è la prima volta che Zerocalcare racconta le prigioni italiane come il tappeto sotto cui nascondere la polvere di tutte quelle situazioni che richiederebbero soluzioni costruttive e che, invece, si risolvono nascondendole al mondo dietro quattro mura sormontate dal filo spinato.

Tarek è anche lo specchio di quella enorme parte di umanità che guarda ai fatti di Palestina con oggettività e chiarezza - "Bombardano gli ospedali, ammazzano i bambini. Stanno facendo un massacro" - nonostante la cosiddetta scorta mediatica al genocidio, nonostante i tentativi dei governi di lasciar passare tutto questo come talmente poco rilevante da non sospendere gli accordi con Israele e, cosa non scontata, nonostante il suo punto di vista non sia quasi mai quello privilegiato dellə politichə o dellə intellettuali.
Di questə, Zerocalcare sottolinea l'osceno silenzio o, peggio, la dichiarata complicità "senza neppure lo sforzo dell'ipocrisia".


"Laddove i tecnici delle buone maniere non riescono a parlare, i balordi riconoscono a pelle da che parte stare". Perché tra nessuno ci si intende, si creano intrecci d'empatia e si sa che ovunque - nelle strade percorse dai cortei come in quelle sfondate dalle bombe, così come nei corridoi dei palazzi di vetro - le leggi si comportano come cartine tornasole e mostrano la differenza tra chi un nome ce l'ha e chi, invece, è solo nessuno.


Come in tutte le sue storie, Zerocalcare non propone soluzioni facili, risposte dettate con lentezza da ricopiare diligentemente su un quaderno né assoluti etici, ma lascia ampissimi margini per la riflessione e la presa di coscienza. Ed è necessario riflettere, comprendere e scegliere la propria parte perché, parafrasando Francesca Albanese, ogni violazione del diritto che viene permessa oggi per qualcuno lontano da noi, diventa il precedente che permetterà una violazione domani sulla nostra pelle.

E perché, nonostante tutto e in qualsiasi contesto, facciamo quello che diceva Vittorio Arrigoni: "restiamo umani".

Claudia Maltese (aka clacca)

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