Carmine Di Giandomenico racconta Souzie-Q. Un ritratto di Rocky Marciano

A Lucca per Lo Spazio Audace abbiamo dialogato con Carmine Di Giandomenico sul suo recente graphic novel dedicato al leggendario peso massimo, edito da Bonelli

Carmine Di Giandomenico è stato ospite a Lucca Comics & Games 2025 di Lo Spazio Audace – Vignette e caffè, il format di interviste informali al bar in collaborazione con Lo Spazio Bianco.

In questa intervista (che trovate anche in versione audio qui) parliamo di Souzie-Q. Un ritratto di Rocky Marciano, graphic novel dedicato alla vita del leggendario peso massimo, da lui realizzato insieme Francesco Colafella e Tanino Liberatore, edito da Sergio Bonelli Editore, oltre ad alcune anticipazioni sui suoi lavori futuri.


Benvenuto, Carmine! Questa intervista non era programmata, grazie per la bella sorpresa!
Grazie a voi, è una bella improvvisata e va benissimo trovarci spontaneamente a chiacchierare di cose che ci piacciono mentre facciamo colazione insieme!


Dopo averla annunciata lo scorso anno, adesso sei qui perché finalmente si è concretizzata la pubblicazione di Souzie-Q. Un lavoro importante, al quale hai dato tanto. Cosa rappresenta per te quest'opera?
Per me rappresenta un percorso di evoluzione del mio modo di raccontare. Ho strutturato il volume su tre linee temporali che si intrecciano tra loro: da tempo sto cercando di far capire anche al lettore che il tempo, la gestione del tempo nel fumetto, è a livelli multistrato ed è molto musicale. Quindi ho pensato Souzie-Q come se fossero tre note che interagiscono tra loro. Un parallelo molto più blando può essere quello con un canto con un controcanto, però a più voci.

Il volume è nato dall’intuizione di Francesco Colafella che aveva l’intenzione, da quando era giovane, di raccontare un biopic su Marciano, ma non aveva mai avuto la possibilità di elaborarlo. È venuto a casa mia a raccontarmi di questa sua intenzione e mi ha davvero incuriosito, anche perché lui è un grande esperto storico del personaggio pubblico di Marciano. Da lì ho iniziato a elaborare la storia, una storia di ingegno e anche di livello interpretativo nuovo, nel senso che ho ideato dei momenti per poter dare spazio a un racconto corale dove poi si è integrato anche Tanino Liberatore. Quindi è una storia con tre corde, come ho già detto. La prima è la mia, quella più intima, più riservata, un momento pensato e creato veramente da me, con dialoghi molto intimi che permettono di fare dei flashback nella seconda corda, che è quella di Francesco ed quella più storica. Poi un altro momento che ho ideato è una sequenzialità di un combattimento sul ring, con Marciano ma senza possibilità di identificare gli avversari, e questa è stata poi sviluppata da Tanino Liberatore. Quindi è un modo alternato di raccontare, un modo “nuovo”, lo dico tra virgolette perché negli Stati Uniti e in Francia questo modo di raccontare è già più consono rispetto al mercato italiano.

Tutto è stato fatto con la massima delicatezza e il massimo rispetto del personaggio pubblico, tanto che anche il figlio di Marciano ha apprezzato la struttura della storia, l’idea di far partire il racconto della vita del padre dalle sue due donne: sono loro infatti a introdurre determinati episodi della vita di Marciano. È stato un lavoro di delicatezza più che di pesantezza lavorativa effettiva. Dopo di che, quando una cosa ti appassiona, la segui, la fai, la vai a sviscerare completamente e alla fine eccoci qua. Siamo qui a Lucca grazie a Sergio Bonelli Editore e ringrazio Davide Bonelli, Michele Masiero e Vincenzo Sarno che sono stati i primi a vedere lo storyboard integrale e si sono proprio innamorati di questa sequenzialità, di questo racconto ben strutturato e ben raccontato e quindi hanno investito su un progetto importantissimo. Tant’è che lo stesso Airoldi ha deciso di impostare il volume in un formato prestigioso.


Quindi la scelta del formato, che è un “imponente” cartonato 27,5 x 37 centimetri, è stata dell’Editore?
Sì, perché voleva dare valore a un personaggio storico importante e voleva assolutamente dare spazio al lato artistico del volume perché comunque, avendo Tanino Liberatore, vi era proprio la possibilità di dare spazio e potenza al suo tratto e anche alla delicatezza della parte della cucina dove, per dire, ho dato dei colori molto luminosi e c’è una differenza cromatica, anche per aiutare il lettore nella lettura. E per quando riguarda la mia parte narrativa, che è il fulcro della sua storia vera – perché comunque la storia di Marciano è pubblica, si può trovare di tutto su Wikipedia, ci sono video eccetera – diciamo che è divisa in due. Una di ingegno, cioè la parte della cucina e della torta, più onirica, e poi la parte centrale più didascalica. In questo modo ho evitato un biopic troppo classico e scontato e dato un valore aggiunto alla storia.

Quali sono state le principali complessità nel raccontare la vita di un personaggio così famoso?
Le difficoltà sono state principalmente riuscire ad arrivare al figlio. Devo dire che è stato un merito di Colafella perché conosce alcuni politici e il direttore del festival di Rocky Marciano di Ripa Teatina. Ci serviva l’autorizzazione altrimenti il libro non sarebbe mai uscito. C’è stata una call e mi ricordo un’espressione di Rocky Marciano Junior molto tenera, mentre ci diceva che per la prima volta gli si presentava una storia che parla più dell’uomo che del classico pugile e così ha approvato. Abbiamo fatto un contratto con l’agenzia che gestisce la figura del campione e poi si sono superati grazie a Bonelli anche tutti i vincoli e le procedure burocratiche del caso. Per quanto riguarda il libro, io l’ho sentito talmente tanto che, dopo averlo annunciato alla scorsa Lucca, a dicembre avevo già finito la mia parte. È stato un lavoro meticoloso, per esempio dal punto di vista cromatico. Ho puntato molto sulla solarità, sul sole, sui gialli e in più, se si fa attenzione, si nota una leggera retinatura nascosta nel colore digitale, per rievocare il retino degli anni Sessanta.


La tua ricerca stilistica sembra accomunarsi con altri autori internazionali, ad esempio Mitch Gerads o Greg Smallwood, che fanno probabilmente riferimento a quella stessa epoca. Ovviamente tu hai il tuo stile ma c’è stata un po’ di influenza della scena fumettistica di cui fai parte, visto che lavori molto per il mercato americano?
I riferimenti grafici che hai citato diciamo che sono stati messi soprattutto nella parte centrale, quella storica, per rievocare quel periodo che era più didascalico. Per quando riguarda me sono rimasto con il mio tratto e ho puntato su questa rievocazione un po’ dai retini leggeri. La differenza di riferimento con il mercato americano è poca, perché ho giocato di più sul montaggio della struttura di tutto il libro. Ho creato una sceneggiatura di sequenzialità che poi gli altri autori hanno seguito e che ha giocato su dei ritmi e su una composizione tra i tre elementi narrativi, le tre corde. In più c’è appunto la preparazione di questa torta che non è casuale. E questa Lucca è stata speciale e devo ringraziare Giuseppe Camuncoli e lo chef Tomei che mi ha fatto una sorpresa preparando una torta abruzzese tipica della mia città e piena di analogie. È la pizza dolce e rappresenta sia il libro che il pugilato. Sono tre strati di pan di spagna, come tre sono gli studi del libro e tre sono le corde del ring. Poi c’è una bagna che è il sangue versato, le creme che sono la forza del pugile e le mandorle che rappresentano l’anima del personaggio.

La dedica di Carmine Di Giandomenico per Lo Spazio Audace.


Terminato questo lavoro biografico, cosa c’è all’orizzonte? Un’altra biografia o magari un progetto diverso?

Biografie no. Fatta questa esperienza sono un po’ stanco di avere a che fare con i legali. Scherzi a parte, mai dire mai, potrebbe anche capitare di farne un’altra. Per certi aspetti è interessante questo format. Però ho intenzione di realizzare un progetto mio, che già sto condividendo sui social. È una storia all’incirca sulle quattrocento pagine ambientata nella Formula 1. Non proprio la Formula 1, ma qualcosa che si rivolge alle monoposto e alle corse. Ma in realtà è una storia che punta sui sentimenti, perché credo che oggi, nel nostro momento storico, per i lettori sia ora di tornare a parlare dei sentimenti e non dei classici raggi laser, poliziotti, cowboy o uomini che si arrampicano sui muri come Spider-Man. Credo che ci sia voglia di raccontare sentimenti. Non dico di tornare al fotoromanzo, ma di saper far vivere i sentimenti attraverso la sequenzialità.


E poi c’è il progetto annunciato per SaldaPress nel 2026.
Esatto, ed è proprio l’apoteosi assoluta del sentimento nascosto attraverso un racconto. Anche questa sarà una storia con tre tempi, perché il presente si interseca nelle stesse pagine con il passato e a un certo punto subentra una terza corda che è il trapassato che spiega il presente e nello stesso tempo il passato. Sarà una storia dinamica, al momento non posso parlare moltissimo ma sono molto contento, perché è un progetto che ho seguito per quasi 15-20 anni nei ritagli di tempo con gli americani. All’inizio era un libro all’incirca di 56 tavole, dopodiché sotto pandemia lo stavo riguardando e sentivo l’esigenza di ampliarlo, perché quel sentimento raccontato non arrivava come dicevo io. Quello che voglio far capire al lettore è che sto cercando di trovare un mio modo personale, che non è un dogma, di poter raccontare i sentimenti in maniera non superficiale.

Grazie per la disponibilità, Carmine!

Intervista a cura di Giovanni Dacò e Giuseppe Lamola, realizzata il 2 novembre 2025 a Lucca Comics & Games.


Carmine Di Giandomenico

Carmine Di Giandomenico, classe 1973, è un disegnatore dalla carriera ultratrentennale, avendo esordito negli anni ’90 con il fantascientifico Examen e poi con Le strabilianti vicende di Giulio Maraviglia – Inventore che segna l’inizio di un lungo sodalizio con lo sceneggiatore Alessandro Bilotta (La Dottrina, Romano – La Landa degli aviatori e il Dylan Dog Color Fest #2 per Sergio Bonelli Editore).
Da anni lavora per il mercato americano. Ha disegnato per la Marvel Comics le miniserie Daredevil: Battlin’ Jack Murdock e Spider-Man Noir, l’albo #500 di Iron-Man e la serie X-Factor di Peter David. Per la DC Comics è stato disegnatore di personaggi iconici come Batman, The Flash e Joker oltre a serie come Justice League Odyssey, Batgirl, Detective Comics e Catwoman, alternando anche lavori d’autore come la graphic novel Leone – Appunti di una vita.

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