Bande De Femmes – Il festival transfemminista di fumetti e illustrazioni

La nostra intervista alla banda che ha dato vita a un evento “dirompente” e profondamente integrato nel territorio

Nella prima settimana di luglio, dal 1° al 5, è andato in scena, tra le strade del Pigneto, a Roma, il Festival Bande De Femmes, una rassegna che ha al suo attivo diversi anni di storia. Non solo presentazioni di fumetti e incontri con lə artistə, ma anche diversi laboratori e una mostra diffusa nel quartiere. Quartiere che diventa protagonista, in maniera capillare, insieme a illustratricə e fumettistə di un evento che coinvolge le piccole attività e le persone che vivono il territorio.

Ho visitato le mostre della Notte a Colori (tra cui Kalina Muhova, Shannice, Sofia Bonelli, Gina Nakhle Koller, Sister & Mujer Gallina), e tra salette dedicate alle tavole, installazioni artistiche e integrazione tra illustrazioni e ambiente circostante, ho constatato quanto la manifestazione sia sentita nel quartiere. Il Festival è diventato un filtro attraverso cui analizzare le dinamiche di potere che plasmano la vita, gli spazi e i corpi. Attraverso la selezione di diverse voci, che arricchiscono la comprensione delle molteplici dinamiche sociali, i vari interventi invitano a riflettere sul presente e a immaginare il futuro: ogni presentazione è stata sia un’opportunità artistica che una riflessione, basti pensare a Federico Pace con il suo Fioritura lenta (ComicOut), la storia di transizione dell’autore resa in “un manga di formazione”, o a Clarrie Pope che con Welcome Home (Momo Edizioni) racconta l’esperienza dell’occupazione di una casa a Londra, vicenda attorno alla quale ruotano le storie di un gruppo di amici, e che permette di affrontare il tema della gentrificazione e dell’emergenza abitativa. Senza dimenticare Fiamma, Fumettibrutti, Laura Scarpa, Alix Garin, Francesca Ceci e Claudia Petrazzi, Francesca Ghermandi, la fanzine Acufene e il progetto Queer Mushroom: arte, fumetto, autofiction e attivismo si mescolano, per cercare di creare un immaginario comune e sentito. Le organizzatrici della rassegna, Sarah di Nella, Marta Capesciotti e Ginevra Cassetta hanno risposto alle nostre curiosità sulla manifestazione che ormai è un evento imprescindibile del quartiere. 

Come e quando è nato Bande De Femmes?

Bande De Femmes è nato nel 2018, nella libreria delle donne Tuba di Roma, nel quartiere Pigneto. Avevamo voglia di dedicare uno spazio alle narrazioni a fumetti perché, da grandi lettrici di graphic novel, stavamo vedendo emergere un immaginario dirompente che aveva molto a che fare con il femminismo e diceva altro rispetto a un mondo solitamente raccontato come prettamente maschile e ci sembrava qualcosa da osservare da vicino e a cui dare voce e spazio. Per inserire Bande De Femmes in un contesto più ampio, alla fine del 2013 muove i primi passi in Francia quello che presto diventerà il collettivo Bd Égalité, tra i primi a lottare contro il sessismo nel mondo del fumetto.

Il primo Bande De Femmes è quello che ha portato Cattive ragazze di Assia Petricelli e Sergio Riccardi (Sinnos edizioni) e di Io so ‘Carmela di Alessia di Giovanni e Monica Barengo (BeccoGiallo) in dialogo con i centri antiviolenza, come Zeroviolenzadonne, e alcuni collettivi femministi. Quello in cui Mp5 e Zerocalcare parlavano di fumetto politico. Poi c’erano Francesca Riccioni e Tuono Pettinato, Silvia Rocchi e la sua Alda Merini (Ci sono notti che non accadono mai, BeccoGiallo), i lesbodrammi, l’antirazzismo e le supereroine queer. C’erano anche le mostre in sei spazi dell’Isola pedonale. Insomma, c’era quello che fa la specificità di BDF oggi. Era solo più piccolo, completamente autofinanziato. Dietro le quinte c’erano Viola Lo Moro, Er Baghetta e Sarah Di Nella.

Qual è stata l'ispirazione iniziale per creare il festival?

L’idea alla base del festival è che sia necessario creare spazi di presa di parola e di espressione di nuovi immaginari in un mondo del fumetto, dell’editoria e dell’illustrazione ancora saturo dello sguardo maschile egemonico. Le narrazioni a fumetti delle donne, delle persone LGBTQIA+, delle persone che eccedono la norma patriarcale sono tante, ci sono da anni, e sono estremamente potenti. Tuttavia, hanno tradizionalmente faticato a trovare uno spazio di riconoscimento e di legittimazione. Bande De Femmes nasce quindi così: siamo compagne femministe e persone LGBTQIA+ e avevamo il desiderio fortissimo di conoscere e far conoscere il rigoglioso mondo del fumetto e dell’illustrazione che esula dalle narrazioni dominanti. E in più volevamo anche creare un festival in cui tutto questo fosse la cifra caratterizzante: un controcanto al mainstream che si articola in ogni aspetto del festival, dalle scenografie allə invitatə, dalle grafiche ai format.

In che modo il Pigneto ha influenzato l’identità del festival?

Innanzitutto, il Pigneto è un pezzo fondamentale del nostro mondo: è dove si trova Tuba, dove viviamo o abbiamo vissuto, dove spesso ci ritroviamo. Inoltre, il Pigneto è una zona particolare di Roma: se, da un lato, è sicuramente un quartiere vivo e ricco di sperimentazione, cultura alternativa, anche libertà di espressione e movimento, soprattutto per le persone che si discostano dalla norma; dall’altro, assistiamo a un costante processo di svuotamento e gentrificazione e, complici anche le ricorrenti ordinanze cosiddette “anti movida”, il quartiere sta pericolosamente diventando un polo di consumo. Sembra ormai quasi impossibile stare in strada, ritrovarsi, senza consumare. Bande De Femmes si inserisce in questa panoramica tentando di offrire uno spazio di scambio e contaminazione artistica e culturale che rompa un po’ questo schema: è un festival posizionato politicamente, ricco di contenuti che parlano a noi e di noi e in cui ci riconosciamo; ma è anche un festival in strada, che riempie le vie del quartiere, e totalmente gratuito e accessibile. Quindi per forza di cose è diventato un appuntamento annuale del quartiere che viene attraversato da persone anche molto diverse.

Quali valori politici ed etici guidano le vostre scelte organizzative e curatoriali?

Come dicevamo prima per noi l’obiettivo è fare spazio e dare voce a quelle narrazioni e spazi di immaginazione che non rientrano nella norma egemonica del mercato editoriale e culturale. Siamo compagne femministe e transfemministe, siamo lesbiche, siamo antimilitariste e antirazziste e ci sforziamo di creare ogni anno un festival in cui riconoscerci e in cui parlare anche delle lotte che animiamo e che supportiamo. E infatti Bande De Femmes risponde a questo desiderio e accoglie ogni anno creazioni a fumetti, autoproduzioni, illustrazioni che ampliano gli immaginari, raccontano dell’oppressione sistemica che viene agita sui nostri corpi dalla società razzista, iperliberista ed eteronormata in cui viviamo, ma anche delle mille storie e forme di resistenza che da sempre animiamo per immaginare e costruire un mondo più giusto e vivibile. 

Come selezionate lə artistə e le opere da presentare? Qual è la vostra linea editoriale o tematica che volete portare avanti ogni anno?

Innanzitutto, la nostra passione è frequentare festival di fumetto, di autoproduzioni, scoprire cosa viene pubblicato all’estero, scovare delle chicche tra le fanzine e anche online. Bande De Femmes nasce dalla nostra passione quindi di base non si interrompe mai: appena scendiamo dal “non palco” di Via Pesaro, ricominciamo a immaginare l’edizione dell’anno successivo. Ovviamente per noi è prezioso il rapporto con le case editrici che ci segnalano le novità in uscita e che spesso collaborano con noi alla presentazione dei fumetti che selezioniamo. Ma è centrale anche la relazione con lə artistə e lə fumettistə di cui seguiamo il lavoro negli anni, e a cui proviamo a dare visibilità. È un lavoro di ricerca quello che facciamo e di scoperta continua di nuovi stimoli e immaginari che poi ci piace condividere con il pubblico del festival. In genere non scegliamo una linea tematica: i contenuti che portiamo a Bande De Femmes sono tanti e diversi, così come sono diverse le persone che invitiamo a presentare il proprio lavoro e a dialogare con loro. Ogni anno però scegliamo una linea comunicativa, un tema possiamo dire, che contraddistingue la comunicazione grafica di Bande De Femmes: per l’edizione 2025, per esempio, abbiamo scelto le piantagrane, le piante infestanti che crescono anche dove non sono previste e non te le aspetti, per simboleggiare la nostra resistenza in un modo al collasso che vorrebbe cancellarci.

Quali sono i vostri progetti futuri per Bande De Femmes?

Innanzitutto, continuare a fare Bande De Femmes! L’edizione 2025 si concluderà in realtà a settembre con il Laboratorio Figuracce tenuto da Luisa Montalto e destinato alle persone giovani. E poi l’11 settembre ci sarà il finissage delle mostre e presenteremo il catalogo scomposto di Bande De Femmes, creato in collaborazione con la Micro Stamperia del Quarticciolo. E poi inizieremo il nostro lavoro di ricerca e mappatura per l’edizione 2026. Abbiamo già tante idee e abbiamo adocchiato una serie di artistə e lavori che ci piacerebbe far conoscere al pubblico del Festival, sia negli incontri in presenza a Via Pesaro – che sono l’occasione per presentare in maniera approfondita fumetti usciti durante l’anno o il lavoro dellə artistə che inviteremo – sia durante la Notte a colori che ci permette di contaminare vari spazi del Pigneto con mostre inaugurate in contemporanea.

Il Festival Bande De Femmes è stata un’occasione per incontrare artistə e creativə, ma anche un’opportunità di riflessione su tematiche come la rappresentazione, il potere e la voce delle donne nel mondo del fumetto. Eventi come questi sono fondamentali per modificare radicalmente il settore editoriale, attraverso fumetti che diventano strumenti sui quali corpi e istanze agiscono, grazie alla forza delle immagini e della narrazione.

Raffaella Migliaccio

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