Una ragazza alla moda – Amore e femminismo nel Giappone Taishō

Il manga di Waki Yamato compie mezzo secolo: cosa ha ancora da raccontarci?

Il 29 aprile è finalmente tornato sugli scaffali delle nostre fumetterie e librerie Una ragazza alla moda (Star Comics, 2025), la più nota tra le opere di Waki Yamato. La riedizione arriva in occasione del cinquantesimo anniversario del manga*, in un formato più grande e pregiato in quattro volumi a cadenza bimestrale. Si tratta di un’ottima notizia per lə amanti degli shōjo anni settanta, che in questi ultimi anni stanno vivendo una grande riscoperta nel Belpaese.

L'opera è ambientata durante l’epoca Taishō (1912-1926), in un Giappone in grande fermento culturale, sociale e politico. La protagonista è Benio Hanamura, giovane studentessa di una scuola femminile e ultima discendente di un clan di samurai decaduti, che scopre di essere stata promessa in sposa a Shinobu Ijuin, avvenente sottotenente dell’esercito imperiale. Benio è però sgraziata, sfrontata, canonicamente poco “femminile”: insomma, decisamente inadatta a essere la moglie di un ufficiale di rango così elevato, oltre che nobile di famiglia. Peraltro, la ragazza sogna una vita emancipata, un matrimonio per amore, e non ha intenzione di sottomettersi ai vecchi costumi della società giapponese. Persino i suoi amici Ranmaru, il bellissimo attore kabuki, e Tamaki, l’ineccepibile compagna di scuola, si dicono contrari all’unione, entrambi innamorati rispettivamente di Benio e di Shinobu. E tuttavia, poco alla volta, nel cuore di Benio faranno breccia sentimenti che non aveva mai provato prima.

“Ragazza alla moda” era l’espressione con cui in Giappone, nel primo Novecento, ci si riferiva alle giovani donne che più di tutte erano ricettive dei nuovi stili di vita. Queste ragazze guardavano con entusiasmo alle idee del femminismo occidentale, alle possibilità di realizzazione personale che portavano con sé. Le stesse idee, tuttavia, entravano in contrasto con la cultura giapponese tradizionale, che da secoli vedeva nella remissività il più grande talento di una donna.

Benio di essere silenziosa e obbediente non ne ha per niente voglia, e non ha paura di apparire poco femminile. Nel corso della storia non si tirerà indietro dall’imbracciare la katana o negli scontri corpo a corpo con gli uomini. È anche una pessima scolara e una disastrosa casalinga, oltre che una ragazza non particolarmente bella, goffa nel portamento e amante dell’alcol.

Insomma, non quella che può essere definita la sposa ideale. Come se non bastasse, è lei stessa a fare sfoggio dei propri difetti per rendersi invisa a Shinobu e alla sua famiglia, così da costringerli ad annullare le nozze. Le cose, però, non vanno come previsto: il sottotenente Ijuin sembra sinceramente affascinato da questa studentessa dalla sbornia facile, e Benio si scopre presto innamorata di colui che tanto aveva cercato di respingere.

L’autrice rimane fedele agli stilemi narrativi e figurativi del manga shōjo, rappresentando una storia d’amore osteggiata da tutto e da tutti, in cui figure dolci e sinuose campeggiano in mezzo alle vignette, fiori sbocciano agli angoli delle pagine, occhi grandi e acquosi brillano di emozione o ingenuità, o si fanno vacui di fronte al dubbio o all’orrore.

Il manga di Yamato è sì un dramma sentimentale, perfettamente bilanciato però da una vena comica quasi demenziale. Le gag si susseguono quasi senza interruzione. Ridiamo della sbadataggine e delle arrabbiature di Benio, ma allo stesso tempo con lei ci facciamo beffe della rigida etichetta della società giapponese dell’epoca. Più di tutti gli altri personaggi, i tratti della protagonista vengono caricaturati all’inverosimile, distorcendosi in espressioni di furia, perplessità, imbarazzo, ilarità, quasi a sottolineare la sua inadeguatezza nei confronti dell’immagine tipicamente femminile.

Il dinamismo comico sembra camuffare, all’occorrenza, anche le abilità di disegno anatomico dell’autrice, che in alcuni punti appaiono carenti. Yamato è un’eccelsa illustratrice, come si nota dalle sue figure statiche, ma dalla sua regia è piuttosto evidente che la mangaka sia poco attenta nei confronti delle vignette più “cinematografiche”: le prese sono spesso a mezzobusto o primo piano, la prospettiva risulta piatta, gli sfondi sono rari e poveri di dettagli, e le pose dei suoi personaggi possono talvolta risultare innaturali o legnose. Tuttavia, grazie al carattere umoristico dell’opera, queste mancanze risultano poco sofferte, e la lettura procede senza grandi perplessità.

Nel corso degli anni Una ragazza alla moda si è guadagnata un posto nei cuori di lettori e lettrici, e dopo mezzo secolo lo conserva senza sforzo, grazie alle scene esilaranti, il carattere indomito della protagonista e per la storia d’amore contrastato, che è senza tempo.

In effetti, a una lettura superficiale potrebbe apparire che la svolta sentimentale dell’opera sia in contraddizione con il messaggio femminista delle sue premesse: Benio sogna l’emancipazione, ma finisce per innamorarsi di un militare. E se è vero che la storia non è priva di criticità, è altresì importante contestualizzarla sia per quanto riguarda l’epoca della sua ambientazione, sia per gli anni in cui è stata scritta.

L’epoca Taishō fu un periodo di transizione per il Giappone. Nella precedente epoca Meiji il Sol Levante si era finalmente aperto al resto del mondo dopo più di due secoli di isolamento; anche se i modelli culturali occidentali, di stampo individualista, venivano ora visti come più sofisticati, non mancava chi li accoglieva con un certo sospetto. Nella successiva epoca Shōwa, d’altro canto, la corsa alla militarizzazione e le velleità imperialiste avrebbero risvegliato lo spirito più conservatore e nazionalista del Paese, in cui la volontà del singolo è schiacciata da quella della collettività.

Quando è stato pubblicato, tra il 1974 e il 1977, Una ragazza alla moda si poneva in netta controtendenza al manga di ambientazione europea che stava facendo la fortuna di autrici come Riyoko Ikeda (Le Rose di Versailles, J-POP, 2020), Moto Hagio (Il cuore di Thomas, J-POP, 2019), Keiko Takemiya (Il poema del vento e degli alberi, J-POP, 2018) e di altre sue colleghe.

Anche in quegli anni, come era successo nei primi del Novecento, le ragazze guardavano all’Occidente come a una terra esotica dove tutto era possibile. I contatti con le culture straniere, uniti al desiderio dei giapponesi di rivalersi sulla scena economica e politica internazionale, stavano progressivamente cambiando il volto del Paese, nel bene e nel male.

La scelta di Waki Yamato di ambientare la sua opera nel Giappone Taishō sembra riflettere un sentimento ambivalente: se da un lato troviamo l’entusiasmo per gli aspetti più progressisti dell’epoca, dall’altro si guarda con nostalgia a un passato in cui la cultura giapponese ancora si conservava relativamente intatta. L’autrice pone grande cura nella rappresentazione storica dell’epoca, disseminando la vicenda di riferimenti a canzoni, eventi, abitudini.

La storia di Benio, in un certo senso, si configura come il tentativo di mettere pace nel dissidio tra ciò che sa essere razionale e ciò che sente nel profondo dell’anima. La “ragazza alla moda” è critica nei confronti delle tradizioni, ma è abbastanza onesta con sé stessa da riconoscere l’influenza che esercitano su di lei, nonché il loro profondo valore emotivo.

Come riuscire a trovare una sintesi tra queste due forze, tra le consuetudini del passato e la modernità, tra vicenda personale e storia della nazione? È questa, a mio parere, la questione centrale di Una ragazza alla moda – insieme sfida individuale e paradigma di un dubbio collettivo, quello del popolo giapponese che comincia a chiedersi cosa ha sacrificato nel nome del progresso.

Angelo Maria Perongini


* Una ragazza alla moda (Haikara-san ga tōru) è stato serializzato per la prima volta sulla rivista Shōjo Friend dal 1975 al 1977. In Italia, è stato pubblicato inizialmente sulla storica rivista Amici (Star Comics) dal 1997 al 1999, seguendo il modello a puntate delle riviste giapponesi. Venne ripubblicato, poi, in edizione monografica in otto volumi, sempre per Star Comics, tra il 2008 e il 2009.

Della stessa autrice, qualche anno fa, sono usciti in Italia N.Y Komachi (GP Manga) e Non farò sogni effimeri (Hoepli, 2011), un’antologia di episodi tratti da Asaki yumemishi, a sua volta adattamento a fumetti di Genji monogatari, il celeberrimo romanzo giapponese considerato il primo romanzo moderno della storia. In occasione del Napoli Comicon 2025, J-POP Manga ha annunciato che pubblicherà la versione integrale del manga.

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