La tomba del Faraone ~ un'epica storia d'amore e guerra tra le sabbie del deserto

Sospesa tra il mito e la storia, La tomba del Faraone è uno splendido esempio della rivoluzione shoujo del Gruppo 24


L’ultima notte di una lunga epoca di pace e prosperità è violata dalle fiamme che bruciano Esteria. Quel piccolo regno, governato da un re mite e rispettato dal suo popolo, viene travolto e schiacciato dalla feroce ambizione di Sneferu, il giovane nuovo sovrano di Urjna.

Il principe Sariokis, poco più che bambino, sopravvive alla guerra ma rimane solo alla mercé del nemico. Ha visto massacrare la sua famiglia e tutto il suo popolo tra le macerie di un regno ormai perduto per sempre. Marchiato a fuoco da Sneferu stesso, torturato e fatto prigioniero, costretto a mentire sulla sua stessa identità e a nascondere il suo passato e il suo dolore, Sariokis sembra non avere alcuna speranza a cui appigliarsi, fino a quando un gruppo di ribelli non riconosce in questo giovane dall’immensa tenacia e forza d’animo il Falco della leggenda, che condurrà l’intero Egitto in una nuova era di grandezza e pace sotto un unico Faraone…

È il 1974 quando in Giappone debutta La tomba del Faraone, il titolo su cui praticamente Keiko Takemiya scommette la sua carriera: nella sua mente ha già preso forma quello che sarà il suo capolavoro, Il poema del vento e degli alberi, ma il suo editore non è disposto a correre il rischio. Così, Takemiya propone un’opera più breve e “classica”, La tomba del Faraone, appunto, che possa dare prova del suo successo tra il pubblico. Se con la storia di Sariokis e Sneferu riuscirà a scalare le classifiche di gradimento, allora avrà via libera per la sua opera successiva.

Il resto, come si suol dire, è storia.


La tomba del Faraone è un’opera classica anche nell’accezione più propria del termine ed è praticamente immediato ricollegarla alle opere che hanno gettato le fondamenta non solo della letteratura occidentale ma della sua cultura, nel senso più vasto che questa parola può assumere. I temi attorno a cui Takemiya fa muovere la storia e lə suə personaggə sono quelli propri del teatro greco tragico del V sec. a. C.: la vendetta, la follia, la pietas, l’amore impossibile e gli inscindibili legami intrecciati dal destino. Che sia l’odio o l’amore a tracciare il cammino dellə personaggə di questa storia, le loro strade finiscono sempre per incrociarsi più e più volte, cambiando di fatto il volto dell’immenso impero egizio.

La storia di Sariokis e Sneferu ha un’ambientazione pseudo-storica in realtà, ma Takemiya non vuole realizzare un’opera storicamente accurata quanto mettere in scena - proprio come sul palcoscenico di un teatro - i loro drammi più personali.
L’opera va, infatti, contestualizzata all’interno di quella che fu una vera e propria rivoluzione dello shoujo manga nella seconda metà del secolo scorso. Takemiya - insieme ad altre mangaka del calibro di Moto Hagio - fu una delle esponenti del cosiddetto Gruppo 24. Queste autrici diedero ai fumetti per ragazze nuove ambientazioni (da quelle storiche e quelle fantasy, passando per le serie ambientate nei paesi occidentali) ma soprattutto svilupparono l’interesse per nuove tematiche più profonde di quelle a cui le lettrici erano state abituate: l’introspezione psicologica, la ricerca di sé e del proprio posto nel mondo, l’esplorazione dei propri desideri e la conquista dei propri obiettivi, ma anche la difficoltà di essere adolescentǝ, i rapporti d’amore - anche omosessuali - e d’amicizia. La rivoluzione interessò anche i disegni, la regia e la struttura delle tavole: uno degli elementi più caratteristici di questo periodo sono gli occhi dei personaggi, letteralmente lo specchio dei loro sentimenti e delle loro emozioni.

L’odio e il dolore di Sneferu, il suo bisogno di essere riconosciuto come grande re, da un lato, e, dall'altro, il desiderio di vendetta di Sariokis che col tempo si trasforma nel sogno di pace per tutto l’Egitto muovono le fila della storia e, soprattutto, fanno sì che lǝ personaggǝ trascendano la loro dimensione umana - con tutte le sue contraddizioni e debolezze - per arrivare a incarnare quasi degli archetipi mitologici. È questo che traduce la vicenda umana in un racconto epico, che trasforma l’infelice e indissolubile legame di due giovani principi in una storia che ha l’atmosfera del mito fondativo di un intero paese.


Lo stile dei disegni e l’impostazione delle tavole sono un perfetto esempio di quanto detto prima circa la rivoluzione dello shoujo di quel periodo: il tratto elegante e raffinato di Takemiya dà vita a personaggǝ passionali che esprimono i loro sentimenti ed emozioni con tutto il corpo, ed è proprio attorno a questi corpi che l’ambiente si costruisce e ricostruisce ogni volta, ponendo l’accento sui dettagli necessari alla creazione dell’atmosfera o scomparendo e lasciando libero tutto lo spazio a uso esclusivo dellǝ personaggǝ, delle loro azioni, dei loro pensieri e dei loro ricordi.

Quello che era nato quasi solo come “strumento” per la pubblicazione dell’opera più importante e identitaria di Keiko Takemiya, diventa quindi un’opera fondamentale per delineare quel momento di grande rivoluzione culturale in Giappone.


Claudia Maltese (aka clacca)

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