Sgraziata, irriverente, iconica: la “Stronzetta” di Élisa Marraudino

Dialogo con l’autrice al Comicon Napoli 2025 in occasione della pubblicazione di Stronzetta cresce, il suo secondo volume autobiografico edito da Gallucci Balloon nella collana YEA

Stronzetta di Élisa Marraudino è un instant cult. Classe 1998, mamma francese e papà italiano, la giovane autrice d’oltralpe arricchisce di nuova linfa vitale il sempreverde genere dei “bambini terribili” attraverso lo sguardo della generazione Z. Ne esce un racconto tenero quanto irriverente, che riflette alla perfezione la nostalgia di quei giorni che, benché ancora vicini, sembrano già così lontani. Giorni fatti di scoperte, imbarazzi. Giorni sgraziati, e dunque sinceri, spontanei. In effetti, come Élisa ci ha raccontato, è il fumetto stesso a nascere in maniera istintiva: Stronzetta nasce da un esercizio che mi fu assegnato durante il corso di fumetto che ho frequentato a Parigi. Il professore, Alessandro Tota, ci chiese di scrivere e realizzare tante piccole storie riguardanti aneddoti personali, senza un particolare obiettivo: lo scopo era lasciarsi andare e disegnare il più possibile. L’esercizio mi piacque così tanto che non ho più smesso.”

Ci tiene a dire, Élisa, che tutto ciò che vediamo in Stronzetta è assolutamente vero: “a volte, ovviamente, esagero un po’ per creare l’espediente comico, ma tutti gli eventi raccontati, dal primo all’ultimo, sono tratti dalla mia vita. Inoltre, essendo parte di una famiglia molto numerosa, sono sempre stata circondata da bambini, cosa che mi ha aiutata molto a disegnare e realizzare le mie storie.” Quelle storie che, in fondo, segnano l’esistenza di ognuno di noi, con la differenza che Élisa ha saputo dare loro nuova vita attraverso la nona arte. Ma come scegliere? Come districarsi nell’infinità di aneddoti, curiosità e stranezze che definiscono un'infanzia e un’adolescenza? “Nelle note del mio smartphone tengo una lunga lista, in continuo aggiornamento, di tutti gli aneddoti che potrei un giorno raccontare. Ti confesso che non passo molto tempo a riflettere, a selezionare. Semplicemente mi siedo al tavolo da disegno e inizio a buttare giù piccole bozze. Questo processo, istintivo, è più che sufficiente per farmi capire quali aneddoti potrebbero funzionare e quali no.” Questa, ovviamente, è solo la prima di tante fasi che, infine, porteranno alla tavola finita: “dopo aver abbozzato la storia che ho deciso di raccontare, ne ricavo uno storyboard che continuo a ridisegnare fino a ottenere una versione che mi soddisfa. Il tutto sulla tavoletta grafica. A questo punto, lo stampo, lo ricalco su carta spessa aiutandomi con il tavolo luminoso e procedo a inchiostrare. Infine, scannerizzo la tavola per rifinirla su Photoshop, dove eseguo anche il lettering. In questa fase finale aggiungo il viola per dare una nota di colore.”

Un processo lungo e faticoso, che nasce però da un lavoro spontaneo e immediato; credo che sia proprio lì la vera ragione del successo di Stronzetta. La potenza delle tavole di Élisa Marraudino va rintracciata nella risata, nell’ironia e, soprattutto, autoironia, nel non prendersi sul serio. L’autobiografia a fumetti è un genere fin troppo inflazionato, che solitamente assume la forma del graphic novel, dai toni più seri e “pretenziosi”. Élisa Marraudino, invece, fa l’esatto opposto. L’autrice torna alle origini della nona arte servendosi, fondamentalmente, della striscia comica, adattandola a tavola di sei vignette, ricordandoci come la risata e l’ironia siano spesso il veicolo più potente per affrontare anche argomenti delicati o pesanti come sesso, religione, malattia e morte. Temi importanti che devono essere trasmessi anche ai più piccoli, che troppo spesso si tende a proteggere schermandoli da ciò che, erroneamente, viene ritenuto pericoloso. “Io non credo ci sia un modo più giusto e uno meno giusto per parlare ai più piccoli di determinate tematiche. L’importante è parlarne e basta, anche perché sono molto più svegli di quanto pensiamo. Da bambina andavo pazza per storie mostruose e argomenti tabù, e nella mia vita, come penso emerga bene dai due volumi di Stronzetta, sono sempre stata immersa in un mondo caratterizzato da un linguaggio forte, crudo, senza filtri. Questa cosa, al contrario di quello che qualcuno potrebbe pensare, non ha fatto altro che stimolare ulteriormente la mia curiosità e la mia voglia di scoprire, finendo per ispirare gli aneddoti che vedi nei libri.”

Non a caso, uno dei punti di riferimento di Élisa è proprio il Titeuf di Zep, i cui fumetti e cartoni animati hanno mostrato ampiamente, già diversi anni fa, come veicolare ai più piccoli temi pesanti con disinvoltura. Ennesima riprova dell’ottimo accoppiamento tra la linea chiara, morbida e rotonda, e l’irriverenza, che ritroviamo anche nei fumetti di Élisa. Arrivare a trovare uno stile tutto suo, però, è stato tutt’altro che facile: “durante il periodo in cui ho frequentato la scuola d’arte, mi sono sentita limitata e costretta a causa delle regole imposte dal disegno accademico. Solo dopo aver terminato gli studi ed essermi iscritta al corso di fumetto presso la scuola Auguste Renoir di Parigi sono riuscita a esprimermi pienamente e a trovare uno stile tutto mio. In tal senso, oltre ai fumetti e ai cartoni animati che divoravo da piccola, devo dire che internet ha giocato un ruolo importantissimo. Attraverso i social network non solo ho avuto l'opportunità di far conoscere il mio lavoro, ma anche di scoprire quello di tantissimi artisti di talento che hanno influenzato molto il mio modo di disegnare e, in generale, di fare fumetti.”

Un processo di crescita continuo, ben visibile anche nei due volumi autobiografici Stronzetta e Stronzetta cresce. Se infatti il primo è un esordio formidabile, il secondo conferma quanto sia straordinaria la capacità di Élisa di passare dal particolare al generazionale. La costruzione dell’iperbole comica è perfetta: non esiste una singola tavola che non sia memorabile. “In effetti, questo miglioramento l’ho notato anch’io. Se il primo libro nasceva, come ho detto prima, da un esercizio fatto alla scuola di fumetto, a cui poi ho dato forma assieme all’editore, il secondo è stato realizzato con maggiore cognizione di causa. Questo mi ha permesso di soffermarmi più approfonditamente su ogni singola storia, anche alla luce del lavoro già fatto su Stronzetta.” 

Ma proprio quando stai ridendo a più non posso, ecco che Élisa ci ricorda che la vita non è solo questo, e lo fa mettendosi a nudo, senza paura. “Avendo realizzato un fumetto autobiografico, mi sono resa conto che prima o poi avrei dovuto parlare anche della morte di mia madre. Nel periodo in cui ho lavorato a Stronzetta e Stronzetta cresce ho sofferto di depressione, e disegnare mi ha offerto uno spazio in cui esprimermi, liberarmi. È stato fondamentale per affrontare la cosa.”

Le due tavole finali del secondo volume, in tal senso, sono particolarmente significative, oltre a rappresentare una perfetta chiusura del cerchio. Non a caso, infatti, Elisa ci ha confessato di voler raccontare altro, almeno per ora: “attualmente sto lavorando a un fumetto vero e proprio, non più dunque una serie di storie brevi e nemmeno di carattere autobiografico. Mi sono un po’ stancata di Stronzetta. Per adesso non ho in previsione di fare un terzo volume, anche se non si può mai dire nella vita!”

Intervista realizzata da Andrea Martinelli

Interprete consecutiva: Sara Federico

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