Il Dylan Dog Oldboy riparte da 1 con "Skinwalker"
L’ultima incarnazione del “fu” Dylan Dog Maxi
La pubblicazione bimestrale dell’Indagatore dell’Incubo cambia pelle, proprio come il mostro di questo primo volume, e passa dalle 192 pagine per due storie, a 98 pagine per una soltanto. Cambiano anche le grafiche di copertina, con nuovi font e nuovi colori, e il frontespizio interno, mentre l'illustrazione di copertina diventa funzionale alla storia messa in scena.
Ciò che non cambia è invece l’ambientazione delle storie narrate che, come per la precedente collana, racconta le avventure di Dylan Dog negli anni ’80, il periodo di nascita del personaggio.
Questa prima storia del nuovo Oldboy vede alla scrittura Bruno Enna, che sfrutta l’occasione per tornare a parlare dei nativi americani e dei loro rituali spiritici, come già sapientemente fatto in quella mai abbastanza menzionata serie che risponde al nome di Saguaro.
Ai disegni troviamo invece Gianluca Acciarino, che pure lui di genere western e di “incubi dylaniati”
ne sa qualcosa, si vedano a titolo d’esempio i numerosi Tex e Dylan Dog su cui
ha lavorato.
La coppia mostra sin dalle prime pagine una sinergia
pazzesca. Le atmosfere oniriche disegnate da Acciarino si sposano con una trama
in cui Enna alterna momenti emotivamente intensi, ad altri dove la giovane età
dei co-protagonisti fa sorridere e instilla persino in Dylan un imprevisto
senso di tenerezza.
La storia si divide tra Londra e il Nuovo Messico, dove un gruppo di giovani fan del famoso Dylan Dog deve fare i conti con la dolorosa scomparsa di un amico. L’arrivo di Dylan nella comunità navajo non è evidentemente dettato dal caso e insieme, questo male accozzato gruppo, dovrà far fronte a misteriosi riti tribali e a una pericolosa creatura mutaforma che dà loro la caccia.
L’arte di Acciarino si frammenta nella costruzione di uno schema visivo preciso e dettagliato, le inquadrature mostrano la storia come se fosse trasmessa su pellicola regalando una lettura fresca e veloce, per poi rallentare sui numerosi primi piani ed enfatizzare un frammento di conversazione cristallizzandolo nella naturalezza di un gesto atto a trasmettere le emozioni dei protagonisti. Ecco quindi che la ciocca di capelli scostata dietro l’orecchio diventa un ottimo meccanismo per mostrare un momento di imbarazzo e per farci percepire i personaggi come reali.
La scrittura di Enna per questa storia è ispirata a serie TV come Reservation Dogs di Taika Waititi, da cui riprende le dinamiche scanzonate dei giovani nativi che sognano il mondo fuori dai confini fisici e dagli schemi mentali della propria realtà. Dylan e Londra rappresentano per Nasha e i suoi amici quella fuga esotica che i protagonisti di Reservation Dogs vedono nella California, e l’intera storia è dunque vissuta, nonostante il dramma, come se fosse una grande avventura. Il rapporto di Dylan con la giovane navajo e i suoi compagni è protettivo e fraterno, in loro vede la purezza della gioventù che deve fare i conti con una realtà spesso restrittiva e opprimente, perciò decide di aiutarli anche fuori dal contesto che li vede vincolati, regalando così un finale emotivamente appagante e abbastanza inusuale.
Skinwalker è una storia particolare, molto distante dalle cupe avventure che spesso hanno coinvolto l’Indagatore dell’Incubo, ma non per questo meno affascinante. Ci sono i mostri, c’è il mistero e c’è pure qualche freddura di Groucho. Ma c’è anche molto di più. C’è un Dylan Dog diverso dal solito: più intimo e sensibile, quasi fragile; e dopo tanti anni, scoprire nuovi lati nascosti dell’Old Boy non può che far piacere, e sembra essere il sintomo di una serie che ha ancora tanto da dire e tanta voglia di sperimentare.
Simon Savelli