Qui di Richard McGuire, un viaggio nel tempo
Un fumetto rivoluzionario, che ha sfidato i limiti del racconto visivo ispirando generazioni di artisti a fare lo stesso in ogni campo
Nel 1957 una donna entra in una stanza, si guarda intorno confusa, chiedendosi come mai sia tornata in quel posto, per poi ricordarsi che cosa stava cercando e chinarsi a prendere un libro lasciato sul tavolino. Mentre si svolge questa semplice azione, è come se anche la stanza, quell’angolo di salotto tra una finestra e un caminetto, ricordasse tutto quello che è avvenuto e che potrebbe ancora avvenire in quel luogo.
Sta tutto qui, in un’unità di spazio ben definita, ma che può contenere innumerevoli vite se solo si lascia che il tempo si espanda senza limiti. All’interno di confini ben delineati, fissi, quasi claustrofobici, Richard McGuire (come avrebbe poi detto Chris Ware) fa saltare i confini della narrazione grafica, introducendo una nuova dimensione al racconto visivo che sfida il tradizionale senso di lettura dei fumetti occidentali, che va dall’alto al basso e da sinistra a destra.
Ma facciamo anche noi un viaggio nel tempo e spostiamoci nel 1989, quando sulla rivista sperimentale Raw, curata da Art Spiegelman (l’autore di Maus, per capirci) e Françoise Mouly (redattrice ed editrice, e moglie di Spiegelman), compare una storia breve di sei pagine in bianco e nero intitolata Here (qui si possono vedere le tavole). Rappresenta un angolo di stanza in cui accadono cose diverse in anni diversi, espandendo lo spazio delle 36 vignette grazie all’utilizzo di inserti. L’autore è Richard McGuire, ha appena traslocato in nuovo appartamento e si interroga su chi ci abbia vissuto prima di lui.
Ispirato da una lezione tenuta proprio da Art Spiegelman, in cui il fumetto era descritto come un diagramma grafico, e dall’interfaccia dell’ancora recente Microsoft Windows, con la possibilità di aprire più finestre simultaneamente sullo schermo, l’idea iniziale, quella di una stanza divisa in due in cui il tempo va avanti da un lato e indietro dall’altro, si trasforma nell’idea definitiva, con diverse finestre temporali che si aprono contemporaneamente nello stesso luogo.
Queste pagine colpiscono fortemente il pubblico: il fumettista Chris Ware ci vede una rivoluzione delle possibilità narrative del fumetto, così come era accaduto con Cézanne per la pittura, con Stravinsky per la musica e con Joyce per la scrittura. Nel 1991, Tim Masick e Bill Trainor, due studenti di cinema, adattano la storia in un cortometraggio per il loro progetto di tesi (si può vedere qui).
Nel 2000, sull’edizione speciale #59 della rivista svizzera Strapazin, viene pubblicata una seconda versione di Here: quattro pagine a colori in cui McGuire sperimenta ulteriormente con la struttura grafica delle pagine (si trovano qui).
Il suo approccio all’arte è multidisciplinare: è il fondatore e bassista della band Liquid Liquid, è illustratore e copertinista per la rivista The New Yorker (qui la copertina del numero uscito a novembre 2014, dedicata proprio a Here), collabora con il New York Times, McSweeney’s, Le Monde e Libération, scrive e illustra libri per bambini, produce una propria linea di giocattoli, si occupa delle animazioni di alcuni cortometraggi. Lascia che ogni ambito influenzi gli altri, senza porsi limiti.
Venticinque anni dopo la prima pubblicazione su Raw, proprio grazie a questa varietà di esperienze che spaziano tra diversi stili e mezzi espressivi, Here diventa un libro di oltre trecento pagine a colori pubblicato nel 2014 da Pantheon Books e portato in Italia nel 2015 da Rizzoli Lizard con il titolo Qui.
In copertina c’è una finestra aperta, che invoglia il lettore a entrare: la tenda si chiude sul titolo, che risulta quindi già dentro la stanza. All’interno, la piega tra le pagine diventa l’angolo della stanza, così che sia il lettore a creare l’ambiente di volta in volta, entrando in qualche modo anche fisicamente dentro la storia. Così come accade nella nostra testa quando pensiamo, il tempo si mescola, ricordi e proiezioni convivono, il presente è fatto di balzi tra passato e futuro. Succede tutto contemporaneamente, eppure è successo tutto in momenti diversi.
Visivamente l’autore vuole ottenere l’effetto di un album di ritagli, un collage di elementi diversi, creando un contrasto tra uno stile più grafico e l’uso di acquerelli, matite e gouache. Anche i testi sono un collage di conversazioni, raggruppate per associazioni, a volte per tema a volte per suono, seguendo la musicalità delle parole (non dimentichiamo che McGuire è prima di tutto un musicista). I colori cercano da una parte di rispecchiare i momenti diversi delle giornate e le varie stagioni, dall’altra di seguire le palette tipiche delle diverse epoche storiche, ma anche in questo caso non ci sono regole fisse. L’unico limite è lo spazio, che però è anch’esso in continua evoluzione, dalla preistoria a un ipotetico futuro, immaginato grazie alla consulenza di un esperto di clima.
È un libro che contiene tutta la vita e l’essenza stessa della vita, che risiede nelle piccole cose quotidiane. Una vita transitoria se inserita nel grande schema delle cose, in cui la Storia e la storia hanno la stessa importanza e Benjamin Franklin, un gatto o un bambino che gioca lo stesso peso: le cose grandi diventano piccole e viceversa.
Inizialmente Richard McGuire vuole portare all’estremo l’idea del collage, mescolando le pagine in ogni stampa in modo che ognuno ne riceva una copia diversa. Decide poi però di sfruttare le potenzialità di mezzi differenti per ottenere prodotti differenti e, con l’aiuto dello sviluppatore web Stephen Betts, realizza una versione e-book interattiva, che permette di seguire la storia cambiando di volta in volta a propria discrezione la sequenza delle finestre temporali, a cui sono aggiunte anche gif animate.
La straordinarietà di McGuire sta nel non limitarsi a lavorare in un solo campo, ma espandere sempre più la propria opera avventurandosi in nuovi settori, esplorandone le possibilità e sfidandone i limiti.
Here diventa una mostra alla Morgan Library & Museum di New York nel 2014 e al Museo delle arti applicate di Francoforte nel 2016.
Nel 2016 riceve anche il Fauve d’Or ad Angloulême per il miglior fumetto.
Nel 2019 la compagnia teatrale norvegese The Krumple mette in scena Déja, uno spettacolo che parte dal fumetto e lo trasporta in 20 metri quadrati (qui un estratto).
Nel 2020, lo studio specializzato in design 59 Productions e la società elettronica Intel hanno unito le forze per rendere Here un’esperienza di realtà virtuale utilizzando nuove tecnologie (qui il trailer presentato a Venezia), progetto però naufragato in post produzione.
Nel 2022 viene annunciato l’adattamento cinematografico di Here scritto da Eric Roth e Robert Zemeckis, gli stessi che avevano lavorato a Forrest Gump, di cui torna l’intera squadra creativa, compresi gli attori protagonisti Tom Hanks e Robin Wright.
Il film è uscito nel 2024 e in Italia è stato distribuito a partire dal 9 gennaio 2025.
Il personaggio principale, in un chiaro omaggio a McGuire, si chiama Richard. L’inquadratura è mantenuta fissa e le transizioni tra le scene fanno uso di riquadri che rimandano al fumetto. Ci si confronta con l’opera originale anche nel tentativo di esplorare i limiti del mezzo espressivo e sperimentare nuove soluzioni, per esempio utilizzando una tecnica di ringiovanimento digitale dei volti degli attori (per mostrare l’effetto del passaggio del tempo) ottenuto con intelligenza artificiale generativa.
Richard McGuire, a proposito dei rifacimenti del suo fumetto, ha affermato che nel libro convivono molteplici realtà, per cui è possibile sviluppare l’idea di partenza in qualsiasi modo si voglia.
Alla fine, dice, è come se fossero cover di una sua canzone.
Lavinia Buffa