Napalm Lullaby: il fumetto sul filo del rasoio di Remender e Bengal

La fantascienza è materia complicata e spesso a ballare sul filo del rasoio si rischia di tagliarsi. È il caso di Napalm Lullaby?

Al contrario di quanto si possa pensare, la fantascienza è un genere che richiede una componente fantasiosa piuttosto bassa, a prescindere che questa sia hard (unque caratterizzata da una forte descrizione dei processi scientifici che compongono la ragion d’essere del world building) o che sia soft (ovvero che utilizzi l’estetica scientifica ponendo una giustificazione basata su un processo logico chiuso e coerente, ma non necessariamente legato al mondo fisico), avvicinandosi di più a un sistema magico che a un sistema scientifico. La fantascienza, nella sua scrittura, richiede particolare rigore, una costruzione chiara, e un'altrettanto grande abilità di porre in essere questa stessa struttura per renderla comprensibile al lettore, riuscendo al tempo stesso a intrattenerlo, divertirlo ed emozionarlo. Gestire questi parametri quando si racconta una storia sci-fi, a prescindere dal sottogenere di appartenenza, è dunque complesso, e basta davvero poco per ritrovarsi lontani dalla retta via e per non far comprendere al meglio la propria storia ai lettori o, peggio, scrivere una storia noiosa.

Napalm Lullaby, la nuova serie sceneggiata da Rick Remender, con disegni di Bengal, in Italia per Saldapress, balla su questo filo del rasoio. La storia racconta di Sara e Sam, due giovani ragazzi perduti in un mondo post-apocalittico in cui una religione si è imposta a livello politico dividendo in due la società e generando profonde disuguaglianze, annebbiando le menti del popolo ed eliminando quasi completamente le libertà personali. La religione dedicata al dio Glokor nasconde - come spesso succede in verità in queste storie - grandi e misteriosi trame, ed è rappresentata da una sorta di papa, di rappresentazione di Dio in Terra, il Magnifico Leader. Sara e Sam sono coscienti delle contraddizioni che avvelenano il loro mondo e sembrano esserlo in virtù di un legame col Leader; i particolari li non riveliamo per non rovinare al lettore l’eventuale sorpresa.

La storia di Napalm Lullaby risulta a tratti confusionaria, ma è evidente che dietro questo lavoro ci sia una grande ricerca, che Remender abbia costruito un mondo estremamente sensato e coerente, con linee di sangue ben precise, un'organizzazione politica solida e una serie di idee che non vediamo necessariamente all'interno della storia ma che, al lettore più esperto, non passeranno inosservate e verranno quanto meno percepite da tutti gli altri.

La storia di per sé è piuttosto ben scritta, con dialoghi mai noiosi anche se spesso sin troppo ricchi, che in alcuni punti incidono sul ritmo di lettura che sembrerebbe richiedere questo tipo di serie. Il problema deriva probabilmente proprio dall’equilibrio di cui abbiamo parlato all’inizio di questo articolo: il mondo di Napalm Lullaby è complesso e ha forse troppo poco spazio per essere raccontato. Questo lascia il lettore, che sarebbe entusiasta di sapere di più rispetto a un mondo così ben congegnato, in balia delle tante informazioni frammentarie che i personaggi si lasciano dietro durante i dialoghi. Bisogna però sottolineare con forza che si tratta di una prima parte di due e che la lettura dell’opera, dunque, non è conclusa, e gli autori potrebbero rivelarci ancora grandi sorprese, dunque è difficile in questo caso dare un giudizio complessivo prima di aver concluso la lettura integrale dell’opera.

Alle matite digitali Bengal svolge un buon lavoro. Se da una parte i concept non brillano di particolare unicità, bisogna però dire che l’impatto generale dell’opera è piuttosto piacevole. Il mondo sci-fi e gli ambienti, molti dei costumi e l’estetica generale sembrano poggiare su un'estremizzazione visiva di Superman. È evidente come Bengal si sia ispirato all’opposizione fra Smallville e Metropolis, fra la provincia e la città brillante, sottolineando visivamente la divisione sociale vissuta dai personaggi. A suggerire la forte ispirazione all’Uomo d’acciaio anche la prima scena di questo fumetto, un chiaro omaggio da parte degli autori all’arrivo sulla terra di Clarck Kent. Il tutto è gestito visivamente in modo piuttosto ordinato e con un tratto asciutto che permette a una palette di colori, piuttosto tenue per il genere, di fare il suo lavoro.

In generare Napalm Lullaby sembra essere un fumetto promettente per quanto non pienamente riuscito, e che avrebbe bisogno di più spazio per definire al meglio il mondo che vuole raccontare, divenendo così più efficace nel suo intento. Aspettiamo però, per tirare le somme, la seconda parte di questa storia che potrebbe riservare grandi sorprese.  

Alessio Fasano



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