Regina, la città post-apocalittica perduta e decadente
La storia di una città devastata e di un mondo finito, in cui ciò che rimane indomito è lo spirito umano
Sosteniamo l’editoria indipendente! Sì, ma perché? Molto spesso si parla di editoria indipendente sia nel panorama librario che fumettistico. Per quanto i due mercati presentino profonde differenze hanno in comune un elemento fondamentale, ovvero la richiesta nei confronti dei lettori di essere trattati come enti politici anziché economici. Certo, l’editoria può essere anche un fenomeno politico, come tante altre cose.
Lavorare con le narrazioni e gestirne il flusso concerne di per sé l’idea che esista quanto meno una linea di pensiero dietro ciò che viene pubblicato. Ma allo stesso tempo viene da chiederci quale sia l’ingerenza politica o sociale per cui si necessita di sostenere politicamente l’editoria indipendente. Alcune risposte vengono spontanee: per garantire un pluralismo di voci e selezioni, per esempio, o per far lavorare più autrici e autori validi e farli conoscere ad una nicchia prima, e poi, perché no, a un grande pubblico.
Eppure negli anni e con l’aumentare delle realtà queste idee sono passate man mano in secondo piano, forse perché spesso non ribadite, lasciando il posto al semplice slogan: sosteniamo l’editoria indipendente! Lo svuotamento di significato della frase, dovuta anche al suo eccessivo uso e abuso, è servito a mascherare alle volte un problema, ovvero una marea di fumetti spesso non particolamente validi a livello tecnico. Questa è una delle prassi autodistruttive dell'editoria, che ci allontana dal punto iniziale e dal principio fondativo di questo tipo di realtà: fare bei fumetti, fuori dal solco delle realtà già conosciute, proponendo quindi originalità e qualità.
Questi ultimi elementi sembrano essere piuttosto rispettati da Regina, fumetto firmato da Emme (alle matite e ai colori) e da Francesco Pelosi (alla penna), pubblicato da Spaghetti Publishing (ex Spaghetti Comics).
Regina è il nome della città in cui si svolge il racconto, un'ambientazione post-apocalittica in cui la divisione sociale è così netta da spezzare il mondo in due, da una parte i pochi ricchi, dall’altra i tanti poveri. Shui e Diva si conoscono proprio nei bassifondi di Regina, dove l’umanità è costretta a strisciare. I due entrano in affari come “investigatori privati” di dubbia natura, fino a quando Shui non si accorge che uno dei ricercati a cui dare la caccia è proprio Diva, che scopre essere in realtà figlia di uno dei più importanti imprenditori della città, una persona particolarmente crudele da cui Diva è scappata.
La trama di per sé è ben strutturata pur senza essere sconvolgente, con un intreccio che funziona alla perfezione, ma ciò a cui va un plauso particolare è la forma. Pelosi racconta questa città e scrive i suoi dialoghi con uno stile appassionato e coinvolgente, intonando una specie di blues per una città decadente e decaduta. Lo fa seguendo alla perfezione le tavole di Emme, perché, se esiste un tema che saremo costretti a riprendere anche parlando del lato grafico di quest'opera, è la bellezza della transizione continua fra gli eventi, il modo in cui disegno e parola s'intrecciano evolvendo continuamente, spiazzando il lettore, pur mantenendo perfettamente il focus sullo svolgimento della trama.
Quello che imbastisce Pelosi non è soltanto un barocchismo gratuito, né tanto meno uno sfoggio di virtuosismo: è la scrittura che serve al racconto (e che servirebbe un po' più in generale in tutto il panorama nazionale). I dialoghi sono solidi e seguono molto bene le ambientazioni e le caratterizzazioni grafiche dei personaggi.
Dall’altro lato Emme, al secolo Francesco Ghedini, in perfetta armonia col suo sodale di pagina, utilizza un tratto molto semplice come base per gestire una regia senza particolari svolazzi per ciò che riguarda la gabbia, che resta di sostegno alla sceneggiatura per gran parte del fumetto, ma s'inventa invece una meravigliosa fotografia, utilizzando i colori, sempre molto spalmati e volutamente piatti, per generare delle sequenze monocrome che creano nuovi tagli temporali all’interno delle tavole.
Una trovata meravigliosa per seguire ciò che questo fumetto vuole raccontarci, ovvero un continuo senso di distaccamento e solitudine. I personaggi vengono divisi dalle cromaticità di Emme anche se sono a palmo l’uno dall’altro. Sono soli perché a Regina essere soli sembra essere l’unico paradigma possibile, che si pone in pieno contrasto con la natura umana. Ciò si ripercuote nei due protagonisti di questa storia in un continuo scontro fra luce e tenebra, ma anche fra tutti quegli elementi dell’animo umano che ne spingono la motivazioni più profonde.
Regina è un fumetto che non vuole rivoluzionare nulla, e in questo è un'opera necessaria, in cui si racconta una storia e lo si fa con grande capacità e con un amore sconfinato per i propri personaggi, che forse non saranno innovativi, ma come tutte le cose che fanno innamorare hanno la loro unicità.
Eccoci allora ritornare sul discorso iniziale. Sosteniamo l’editoria indipendente? Sì, ma solo se produce bei fumetti come quelli che Spaghetti Publishing ha saggiamente deciso di dare alle stampe.