L’amore al tempo dei morti viventi - Apocalypse Z Love di Paola Savinelli e Andrea Scoppetta
Anno 20xx. La Terra è ormai irriconoscibile dopo che l’impatto tra il razzo spaziale SS77 e la bomba Z-83 ha provocato disastri di proporzioni titaniche quali terremoti e tsunami. Come se non bastasse, il virus rilasciato dall’ordigno ha infettato la maggior parte della popolazione mondiale. In città, le strade pullulano di cadaveri ambulanti, mentre i sani sono costretti a vivere rintanati in casa. Mettere piede fuori significa rischiare la vita. Restare dentro vuol dire… annoiarsi a morte.
Non sembra strano, dunque, che sia bastato un messaggio Whatsapp sessualmente esplicito del fidanzato ad accendere nel cuore della giovane Save la voglia di infilarsi le scarpe, impugnare la katana e spingersi all’esterno delle mura domestiche. Ed è proprio così che ha inizio, per la protagonista, un pericoloso viaggio attraverso l’appestato bosco urbano, la cui meta finale è, naturalmente, l’appartamento in cui vive il suo adorato “tigrotto”.
Prima, però, è necessario fare i conti con un enorme ostacolo da superare, il diabolico e risoluto guardiano dell’uscio di casa: la madre. Eppure, come ogni storia di ribellione adolescenziale che si rispetti, nulla possono mattarello e zoccolo di legno contro la ferrea volontà di una teenager innamorata, che sconfigge la sua prima sfidante tagliandola da parte a parte con una rapida sciabolata degna del miglior samurai giapponese.
Già a partire da questo primo scontro, notiamo quanto Paola Savinelli e Andrea Scoppetta si siano divertiti a scrivere e disegnare Apocalypse Z Love, ideato, probabilmente, durante gli anni della pandemia di Covid-19. Non mancano, infatti, rimandi ai tormentoni di quel periodo zeppo di quarantene, mascherine e gel igienizzante. Alcuni di essi, addirittura, si materializzano sotto forma di personaggi, come l’uomo esentato dal coprifuoco che porta a passeggio il suo cagnolone.
Il fumetto prodotto da Tentacle è, poi, un paiolo dove vengono sapientemente mescolati vari omaggi alla cultura geek-pop: da Mortal Kombat a Dawn of the Dead, da Scott Pilgrim a Star Wars, Kill Bill e Super Mario. Sembra quasi che i due autori volessero sfidare il lettore a riconoscere tutti gli easter egg presenti nelle tavole.
Non solo, l’ironia del duo Scoppetta-Savinelli si mostra anche quando vengono presi in giro i tópoi narrativi e i cliché dei film horror-zombie, come il genitore infetto incatenato al divano nella speranza di guarigione oppure la valanga di non-morti affamati che si accalcano l’uno sull’altro per inseguire la protagonista.
Per quanto riguarda l’architettura del fumetto, Apocalypse Z Love riprende la struttura di alcuni videogiochi arcade anni ‘80-’90: un unico obiettivo, diversi livelli da superare, altrettanti boss da sconfiggere, una mappa da consultare e punti di rifornimento lungo il percorso. Inoltre, i due autori si spingono ancora più in là, sperimentando e inserendo, come supporto per la narrazione, ulteriori elementi tipici dell’intrattenimento videoludico, come il tachimetro che segnala la velocità delle auto nei giochi di guida alla Gran Turismo.
Dal punto di vista grafico, notevoli sono le sequenze che vedono Save fare parkour tra i palazzi, dove la tavola non è divisa in vignette ed il tempo della storia scorre seguendo le acrobazie della protagonista. Di particolare impatto è anche la resa visuale dei combattimenti, che si rifà parecchio allo stile dei picchiaduro come Tekken, Street Fighter e il già citato Mortal Kombat, con tanto di presentazione iniziale dei due sfidanti, barra della vita e mosse finali violentemente splatter.
La palette di colori utilizzata vede il rosa e l’azzurro come assoluti protagonisti, che rispecchiano, rispettivamente, amore-vita e oscurità-morte. C’è anche tanto rosso, però: quello del sangue che schizza via dalle budella dei poveri mangia-cervello sotto i terribili fendenti di Save.
Ora, la domanda da farsi è: basterà il desiderio irrefrenabile e la forza di volontà - oltre all’abilità con l’arma bianca - a far andare tutto nel verso giusto? Ce la farà la nostra eroina a riabbracciare il suo “tigrotto”? A voi il piacere di scoprirlo.