Black Marrow di Pastaacolazione, una brutale odissea
Una storia per stomaci forti, che mescola atmosfere sognanti con la corruzione blasfema dei peggiori incubi
In un mondo fiabesco popolato da elfi e fate, un oscuro necromante si desta dal suo torpore per inseguire il sogno di un amore proibito. Il Necromante senza nome è una creatura eretica, una calamità tumorale che reca avvizzimento e cancrena ovunque si diriga, pertanto l’innominabile rito che inizia a preparare per il raggiungimento del suo obbiettivo è foriero di caos e morte per chiunque egli incontri. D’altronde lui è un essere di carne e sangue, mentre l’amore a cui anela è puro come luce divina e lontano come le stelle.
Pubblicato da Hollow Press, Black Marrow di Pastaacolazione è un’odissea violenta e brutale raccontata quasi completamente in prima persona dal suo empio protagonista.
La quasi totale assenza di dialoghi rende ancora più drammatici gli incontri con gli altri personaggi, messi ad uso esclusivo del Necromante che li sfrutta per il completamento del suo rituale.
E così noi seguiamo questo cupo pellegrino nelle sue fasi preparatorie, lo osserviamo violare cadaveri e uccidere innocenti mentre sproloquia i suoi intenti con l’ossessione di un innamorato. Proviamo pena e ribrezzo per il suo aspetto e per i suoi pensieri, ma ne restiamo affascinati e ci scopriamo entusiasti dell’avvicinarsi alla sua nera ambizione.
I disegni immersivi e ricchi di dettagli ci accompagnano lungo il cammino del Necromante e ci guidano in terre da incubo e caleidoscopici piani astrali. Escono dalla griglia e occupano le pagine nella loro interezza, grondando suggestioni lisergiche che rivelano spesso una natura necrotica. Come una strana unione d’intenti tra Moebius e Hans Ruedi Giger, Pastaacolazione fonde atmosfere sognanti con la corruzione blasfema dei peggiori incubi per creare un volume denso di emozioni contrastanti.
Se da un lato siamo naturalmente portati a digrignare i denti e prendere mentalmente le distanze dagli efferati delitti di cui si macchia il protagonista, dall’altro proviamo un’empatia dolorosa per il senso di assoluta solitudine che ha provato durante la sua vita.
Black Marrow è un’opera complessa, che trae forza dai tanti contrasti che mette in scena, sia graficamente che simbolicamente.
La scelta di rendere protagonista della storia un personaggio così dichiaratamente diabolico è funzionale al tipo di racconto che viene presentato.
Le sue carni sono l’eco delle migliaia di corruzioni cui ha sottoposto le sue vittime, la sua voce è come una lama scheggiata che raspa sul terreno e la sua anima è nera come l’oblio a cui è stato incatenato fin dalla sua maledetta nascita. Eppure se la storia non passasse attraverso la sua bocca, non avrebbe lo stesso impatto. Si può dire che il Necromante sia la trama stessa della storia, che viene scritta sulla sua pelle e narrata attraverso le sue gesta.
Black Marrow è una storia per stomaci forti, ma sotto alla violenza fisica rappresentata nelle tavole e a quella psicologica che ne consegue, mostra un grande potenziale espressivo che aspetta solo di essere scoperto e che emotivamente è di grande impatto.
Simon Savelli