Dino Battaglia e le sue Storie nere: un'esplorazione del buio e delle ombre
Un recupero di storie di estrema importanza che riporta agli occhi dei lettori le ombre dinamiche e rarefatte di Battaglia
L’orrore è da sempre legato a doppio filo al mondo del fumetto fin dai suoi albori. Il fatto è che la produzione di fumetti ha sempre avuto un enorme vantaggio nel raccontare il fantastico: banalmente dà la possibilità di produrre storie grafiche con nient'altro che la capacità del disegnatore e le infinite possibilità del disegno. Ecco perché per la prima parte del Novecento il fumetto ha fatto ciò che il cinema ancora iniziava a fare, l’horror di un certo tipo, l’avventura, la storia di guerra, la fantascienza (e, da non dimenticare mai per via dell’influenza che ha avuto sul medium stesso, la pornografia).
È importante oggi, a più di cent'anni dalla nascita del nostro amato medium, continuare a tenere traccia di quelli che sono i padri della nona arte. A questo proposito sono fondamentali operazioni come quella condotta in collaborazione da Sergio Bonelli Editore e Lo Scarabeo che pubblicano una preziosa raccolta di storie dell’orrore, dal titolo Storie Nere, firmate dal grande Dino Battaglia, pioniere del fumetto italiano, ritenuto un Maestro da grandi fumettisti come Hugo Pratt.
Queste storie dell’orrore riprendono dei grandi classici della letteratura, utilizzati da Battaglia come base per creare delle aree oscure, delle sensazioni composte da ombre fugaci che scorrono in un sistema di tavole inframezzato ma mai casuale, in cui la costruzione della tavola è anzi strumentale all’efficacia immensa che queste tavole hanno sul lettore. Infatti, nonostante il classico sia un ottimo appoggio che permette all’artista di variare sul tema a livello visivo, Battaglia non dimentica mai di essere un fumettista e tiene ben saldo il filo delle sue narrazioni. Ecco allora che il nostro sguardo può scorrere da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde ai racconti di Lovecraft, da La casa disabitata a Totentaz, tutti racconti estremamente differenti tra loro ma che hanno in comune il tratto grafico elegantissimo che l’artista pone in essere, un tratto talmente fuori dalle logiche dell’invecchiamento che oggi, a guardar bene, si possono ancora vedere delle reminiscenze grafiche in altri grandi artisti Italiani (su tutti, nonostante la differenza nell’uso dei materiali, viene da pensare a Corrado Roi e ai suoi lavori meravigliosi degli ultimi anni*).
Il nostro lavora la tavola meravigliosamente attraverso un uso vario e sapiente del pennello, che viene trattato con tecnica estremamente differenziate che passano dalla spugna per sfumare al pennello secco fino alla lametta, tutte tecniche utili a creare delle immagini ineffabili, sempre pronte a dissolversi sotto le dita del lettore. Battaglia lavora come un regista che decide apposta di rompere la lente del suo obiettivo, di modo che il fuoco, affidato al rimbalzo non controllato della luce, possa dare delle immagini sempre cangianti e in questo trovare in contemporanea l’idea di sospensione che danno i sogni (e - perché no? -anche gli incubi) e il movimento feroce e deformante delle immagini.
Questo volume è molte cose, anzitutto un vero e proprio manuale tecnico per tutti i disegnatori, alle prime armi e non, un quaderno pieno di grandi idee, di regia, di disegno, e soprattutto di tecniche materiche, ma è anche e soprattutto una raccolta di storie firmate da una persona innamorata dei fumetti, che ne esplorava il potenziale ancora così giovane e poco conosciuto dai più.
Storie Nere è poi perfettamente incorniciato dai testi introduttivi di Gianmaria Contro, che accompagnano il lettore dentro ogni racconto con delle curiosità soprattutto legate alla sua controparte letteraria che si mostrano gradevolissime (tanto che sarebbe stato bello poterne leggere ancora di più).
Un volume che si presenta alla portata di tutti e che non può mancare fra gli scaffali del lettore appassionato del mondo delle vignette, non solo per via del suo alto valore artistico, ma anche per via del bel confezionamento che gli è stato riservato (e in questo Lo Scarabeo ci ha sempre abituati bene).
Alessio Fasano