The Grocery - Un'istantanea cruda dell'America marginalizzata

Arriva in Italia grazie a Zerocalcare il primo fumetto della nuova collana Bao, Cherry Bomb, firmato da Aurélien Ducoudray e Guillaume Singelin

Una nuova collana di fumetti della casa editrice Bao Publishing si affaccia sul mercato italiano, suscitando grandi aspettative tra lettori e lettrici: Cherry Bomb, curata da uno dei fumettisti più influenti del panorama contemporaneo, Michele Rech, in arte Zerocalcare. Il nome della collana è già di per sé evocativo, lasciando spazio a molte domande: quali opere sceglierà? Quale sarà il filo conduttore?

Il primo fumetto pubblicato, The Grocery, uscito a settembre 2024, sembra già una dichiarazione d’intenti. Zerocalcare lo ha presentato così: “È una storia drammatica e corale con un sacco di personaggi carinissimi e puffosi che però vivono vite struggenti ed efferate”. Questo fumetto francese, che lo ha accompagnato e ispirato nel suo percorso, arriva anche in Italia, tradotto da Francesco Savino.

La sceneggiatura è di Aurélien Ducoudray, reporter, giornalista e scrittore, che per queste ragioni si trova molto a suo agio a parlare di attualità e temi caldi anche nei fumetti, mondo in cui approda nel 2010 con Championzé, disegnato da Eddy Vaccaro. Per The Grocery ha trovato in Guillaume Singelin (autore già noto per PTSD – Lontano da casa e Frontier) il partner perfetto.

Il volume raccoglie i quattro capitoli della storia e un prequel: 440 pagine che si leggono tutte d’un fiato. In queste storie viene raccontata la vita malfamata, il disagio della periferia e la messa in discussione del concetto di democrazia, creando un’atmosfera che vibra in sintonia con l’impegno sociale e politico di Zerocalcare.


La storia di molte vite e molteplici destini

La trama ruota attorno a Milton Friedman e al figlio Elliot, appena trasferiti nella periferia di Baltimora, dove cercano di inserirsi nel tessuto sociale. Il minimarket che Milton vuole trasformare in un punto di riferimento del quartiere dà il nome all’opera: The Grocery. I due protagonisti sembrano impermeabili al male che li circonda, ingenui e pieni di speranza, tanto che la loro buffa rappresentazione grafica li fa somigliare a piccole ranocchie.

Un giorno tra i tanti, segnati dalla monotonia in cui padre e figlio sono al negozio, Milton spinge Elliot a farsi dei nuovi amici, così s’imbatte in Sixteen, un giovane ragazzino a capo di una gang di spacciatori che opera nel ‘corner 16’ e che diventerà un suo grande amico. Da qui, Elliot inizia a fidarsi ed entra nella giovane gang.

Tra i personaggi che arricchiscono il quadro spicca Samuel Washington, veterano dell’Iraq, che torna a casa dalla sua adorata nonna e scopre che non solo la banca gli ha confiscato la casa, ma ha anche mandato la nonna in una casa di riposo. Il suo percorso sarà segnato da svolte drammatiche, culminando in una scelta decisiva.

La quotidianità della periferia, fatta di piccolo spaccio, gang e liti tra ragazzini viene sconvolta e messa - letteralmente - a ferro e fuoco dall’arrivo della Fratellanza Ariana, una banda neonazista che irrompe a bordo di un Hammer giallo, che certo non passa inosservato, e sconvolge la già precaria quiete della periferia, seminando terrore e morte. A capo della gang c’è proprio Elliot One, il villain della storia, un evaso di prigione sopravvissuto alla sedia elettrica, arrogante ed egocentrico, con manie di grandezza e deciso a diventare il sindaco di Baltimora a tutti i costi. Anche a costo della democrazia.

La storia è corale, popolata da moltissimi personaggi, ognuno dei quali riflette frammenti della società statunitense. Le loro forme bizzarre, quasi caricaturali, li rendono simili a fantocci: c’è chi ricorda un pesce, chi ha una testa enorme o un corpo sproporzionato.

Un microcosmo di tensioni sociali

Al centro della storia troviamo proprio il minimarket, il Grocery store, che ben presto diviene l'epicentro di una comunità disgregata, un microcosmo di tensioni sociali, razziali ed economiche.

Uno degli escamotage narrativi è un rabbino che ogni settimana si reca al minimarket per acquistare il pane azzimo, che cambia continuamente packaging aumentando di prezzo immotivatamente.

La Fratellanza decide di prendere possesso del minimarket e così innesca una serie di eventi violenti che arrivano coinvolgere anche il rabbino e il suo pane azzimo.

The Grocery esplora con grande profondità il tema della marginalità. Le minoranze che popolano il quartiere – latinoamericani, afroamericani, ebrei – riflettono la complessa realtà multiculturale americana; ma anche i luoghi simbolo della marginalità sociale, come le carceri, sono teatri di vicende che lasciano a bocca aperta, un colpo di scena dopo l’altro.

Il messaggio sembra chiaro, forse cinico, ma realistico, anche se oscilla tra sfumature grottesche e scenari distopici: crescere in periferia non lascia scampo e ogni decisione è una questione di sopravvivenza, in un ciclo di violenza e disillusione in cui le uniche possibilità di salvarsi sono la criminalità e la sottomissione. 

La critica al sistema

The Grocery è una critica aspra e disillusa al sogno americano, dove la speranza si scontra con la violenza strutturale di una società che abbandona i più deboli. Il fumetto eccelle nella rappresentazione del passaggio dall'infanzia all'età adulta, o meglio, nella sua assenza. Non c'è un vero momento di crescita per i protagonisti, nessuna transizione. Attraverso i loro occhi, lettori e lettrici vivono il dramma quotidiano del quartiere, dove l'innocenza viene rapidamente corrotta dalla violenza e dalle difficili scelte imposte dalla realtà sociale.

I riferimenti classici alla storia americana, come l'omicidio di Kennedy o le guerre in Iraq e Vietnam, accompagnano una critica feroce non solo al sogno americano, ma anche al concetto stesso di democrazia: chi è davvero il popolo? Qual è il ruolo del potere?

Un passaggio simbolico è presentato proprio dalla costruzione di un muro enorme che separa la città, dove abitano le persone benestanti, dalla periferia corrotta. Nella storia umana abbiamo assistito alla costruzione di molti muri divisori, molti ancora esistenti. 

Il minimarket, simbolo di una comunità che dovrebbe servire il quartiere, diventa crocevia di corruzione e degrado, dove i sogni si infrangono. La spietatezza della vita nelle periferie è raccontata senza sensazionalismo; la violenza non è idealizzata, ma una triste normalità.

Eco di grandi narrazioni urbane

Non si può leggere The Grocery senza percepire l’eco di altre opere che hanno esplorato le dinamiche della brutalità urbana e il realismo crudo, come Boyz n the Hood o City of God.

Come nei migliori fumetti, le parole non sovrastano i disegni, ma li completano. I dialoghi, infatti, sono misurati, spesso spezzati, proprio come la vita dei protagonisti, fatta di interruzioni, violenze improvvise e di sogni mai detti ad alta voce. L'elemento più sorprendente del fumetto è la capacità degli autori di combinare momenti di tenerezza e amicizia con scene di brutale violenza, creando una narrazione equilibrata e profonda.

I fumetti sono stati pubblicato nell’arco di cinque anni, dal 2011 al 2016, e l’evoluzione dello stile del disegnatore è evidente: di albo in albo il tratto diventa più sicuro, a tratti morbido, pur mantenendo l’autenticità autoriale. 

Le forme grottesche dei personaggi sembrano intrappolarli non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Lo stile, dettagliato e stilizzato al contempo, cattura perfettamente l’essenza della storia: le tavole sono intense e vibranti, quasi a voler rappresentare visivamente il caos e la durezza della vita di periferia. I colori, che spaziano tra tonalità vivaci e cupe, riflettono il contrasto tra il sogno americano e la cruda realtà. Aurélien Ducoudray, dal canto suo, fornisce una sceneggiatura brillante e toccante. 

The Grocery non è solo un racconto di violenza urbana, ma una riflessione sul fallimento di un’intera società, di un sistema che promette molto e concede poco, sull’invisibilità di chi vive ai margini. Non offre risposte facili, ma pone domande scomode, lasciandoci la responsabilità di riflettere.

Marta Bello

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