Matilde Serao - La voce di Napoli ~ Un omaggio alla penna femminile del giornalismo italiano tra fine '800 e inizio '900

Francesca Bellino e Lidia Aceto raccontano della fondatrice de Il Mattino attraverso una graphic novel emozionante e vera, tra gli eventi storici della città di Napoli e le memorie di Serao


“Di origine greca, casertana di adozione e napoletana per sempre”. Francesco De Core, direttore de Il Mattino, ci presenta così la figura magistrale di Matilde Serao nella sua prefazione di questa graphic novel a lei dedicata, edita da BeccoGiallo e nata dalla collaborazione tra Francesca Bellino, giornalista, scrittrice, autrice radiotelevisiva e collaboratrice de Il Mattino, e Lidia Aceto, fumettista e illustratrice, che ci portano alla scoperta di una donna fiera e impetuosa, empatica, pungente, dalla mente acuta e capace di scrivere di qualsiasi argomento - dai fatti di cronaca al folklore napoletano ai gossip da salotto - senza mai risultare banale.

La storia comincia riportando alla memoria collettiva una data precisa: 4 aprile 1906.
Alle ore 5:30 del mattino il Vesuvio sveglia Napoli con una forte eruzione. Serao sta lavorando nella redazione de Il Giorno, impartendo ordini a destra e a manca con quell’energia e quella professionalità che l’hanno sempre contraddistinta. Si evince perfettamente il suo senso del dovere verso il ruolo del giornalista e il giornalismo stesso, perché “Napoli ha bisogno di sapere che ha combinato ‘o Vesuvio”, e così lei non esita un secondo ad andare a vedere con i suoi stessi occhi ciò che sta accadendo.
Diventiamo testimoni insieme a lei di un viaggio tra gli eventi tragici di quei giorni che Serao vive in prima persona con estrema intensità, scrivendo e informando il popolo napoletano - l'unico modo che ha per aiutarlo - alternando tutto questo con la propria sfera privata, tra mondanità e calore familiare.


Parallelamente torniamo indietro nel tempo: nel 1878, quando scrive una lettera al gigante di fuoco, rivolgendosi a lui come il “Signor Vesuvio di professione vulcano”, un “galantuomo” ottocentesco, vivo in ogni suo aspetto, con tanti lati del proprio carattere da ammirare e che potrebbe spazzare via lo stato angoscioso in cui vivono i cronisti di quel tempo se tornasse nel pieno delle sue funzioni come una volta; oppure nel 1884, durante il periodo dell’epidemia di colera a Napoli, dove era proprio il suo Ventre a soffrirne di più, con Serao che fu capace di dargli la sua voce e quindi di farsi sentire.

È un fumetto scorrevole e impegnato nel raccontare fatti di cronaca rimasti nella storia della città partenopea tramite il taglio giornalistico di Bellino, qui adattato al tipo di racconto. La sceneggiatura di Francesca Bellino trasuda di verità: ci catapulta non solo all’interno della vita della giornalista e scrittrice, ma anche nella sua mente, dove viviamo tra i suoi pensieri e ci giostriamo tra le sue memorie, scoprendo lati intimi e personali della sua esistenza di cui probabilmente non eravamo a conoscenza. Bellino omaggia Serao per averla aiutata, in un certo senso, a dare il via alla propria carriera (Francesca Bellino ha cominciato a lavorare come giornalista proprio nella redazione de Il Mattino), riuscendo a mostrarci Matilde cronista, donna, moglie, mamma, coraggiosa, determinata, leggera, ironica, napoletana nell’animo e a farcela sentire più vicina a tutti noi, e probabilmente racconta anche di noi.


Ad avvicinarci all'interiorità di Serao collaborano anche (e forse soprattutto!) i disegni di Lidia Aceto: matite, pastelli a cera, carboncino e acquerelli vengono qui usati per realizzare delle tavole che ci trasmettono esattamente le sensazioni e le emozioni di quei luoghi e momenti rappresentati. I colori, per la maggior parte freddi, scompaiono in alcune delle scene più tragiche, come quella del colera che colpisce gli abitanti del ventre di Napoli, rappresentati con il solo uso del nero sul bianco: nella scena di una funzione religiosa, uomini e donne malati e disperati perdono quasi la loro umanità, i loro volti scavati e deformi li trasformano in creature più vicine alla morte che alla vita, e solo i volti dei bambini mantengono ancora tratti di umanità. Altri momenti drammatici mantengono qualche tocco di colore, ma è il movimento dei corpi - macchie di colore uniforme - in quel preciso ambiente, vivo e intenso, ad animare le tavole. L'attenzione si concentra sempre sulla protagonista, spingendo l'attenzione anche sulla sua rappresentazione grafica che a volte contrasta con il resto: lei nella sua redazione, per le strade di Napoli a passeggio con il compagno, in occasione dell’inaugurazione de Il Mattino e altre ancora.


Attraverso l’uso parsimonioso del colore, il carico di nero e grigio sul bianco del foglio, le sfumature, le linee semplici e i pochi dettagli nei disegni a risaltare la drammaticità delle scene e le espressioni e la dinamicità dei corpi dei personaggi, lasciano che l’occhio cada sul soggetto principale di ogni tavola, senza cadere in inutili distrazioni, un po' come la scrittura di Matilde Serao, descrittiva, mai superficiale, esaltando l’argomento trattato e centrando l’obbiettivo.

Giulia De Luca

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