La strada - Manu Larcenet rilegge il capolavoro di Cormac McCarthy

Un'America post apocalittica immersa nel grigio e nel freddo, un padre e un bambino in viaggio verso la salvezza: la storia immortale di Cormac McCarthy rivive nelle tavole di Manu Larcenet

«Pensa bene a quello che metti nella tua testa, perché ci resterà per sempre»
«Però ci dimentichiamo tante cose, no?»
«Già… Dimentichiamo quello che dovremmo ricordare e ricordiamo quello che dovremmo dimenticare»
Tra le macerie di un’America post apocalittica un bambino e suo padre camminano per raggiungere le coste del Sud, un viaggio nei luoghi devastati da una non meglio definita catastrofe, tra rovine, cenere e freddo. Per sopravvivere, in un mondo ormai irriconoscibile, si riparano dove capita, cercano cibo in case o supermercati abbandonati, scappano e si nascondono da orde di esseri umani che nel cannibalismo hanno trovato il modo per non morire di fame. È questa la trama di La strada, l’ultima graphic novel di Manu Larcenet, edita da Coconino Press, adattamento del romanzo cult di Cormac McCarthy, premio Pulitzer nel 2007.
Intenso e poetico come il racconto da cui è tratto, il fumetto di Larcenet racconta l’innocenza di un bambino che resiste alle verità e alle immagini più agghiaccianti. Nel romanzo i protagonisti non hanno nome e sono i silenzi e le descrizioni a far procedere la storia, e anche nel fumetto i dialoghi sono ridotti al minimo e la narrazione è affidata alle tavole suggestive e ai (pochi) colori.
Già dai tempi di Blast, Larcenet aveva abbandonato lo stile morbido e i colori vivaci. Per La strada sceglie uno stile che richiama quello usato per Il rapporto Brodeck (tratto dal romanzo di Philippe Claudel), capace di immergere lə lettorə in uno scenario cupo e violento. I tratti sembrano quasi scolpiti sul foglio, con linee nette e profonde che ricordano le xilografie di Erich Heckel o Ernst Ludwig Kirchner, artisti del gruppo Die Brücke (un movimento avanguardista tedesco nato nel 1905), che si distinguevano per incisioni energiche e decise. E queste linee modellano, in maniera quasi brutale, i panni di cui si ricoprono l’uomo e suo figlio, i loro corpi deperiti e i volti scavati. Nelle tavole i personaggi sono oppressi dai loro stracci, dalle nubi di cenere e neve, dalla condensa del loro respiri.

Il paesaggio si alterna in deserti e rovine, e lo abitano ombre, macchie e le sagome nette dei protagonisti e del loro carrello. Nelle prime pagine il bianco e il nero raffigurano le grandi nubi di cenere, poi vengono aggiunti il grigio e altri colori freddi a rappresentare la desolazione e il gelo. L’autore sceglie colori caldi per le tavole con un maggior impatto emotivo: gli incendi, i bizzarri cumuli di cadaveri e spazzatura, la consunzione del corpi dellə altrə sopravvissutə. È evidente inoltre il grande lavoro dell’autore sulle espressioni e i gesti dellə personaggə a cui è affidato il compito di comunicare in un contesto povero di dialoghi.


Larcenet riesce a catturare, attraverso l’alternanza di campi lunghi e primi piani, i tormenti dei protagonisti: la paura del bambino, la resistenza del padre, a volte percepita come ostinata, il movimento delle fughe e la stasi dei momenti passati a nascondersi e ad aspettare, i lunghi silenzi. Riesce a far sentire allə lettorə il freddo che per buona parte delle tavole tormenta i suoi protagonisti. In scene come quella (celebre) della cola, riaffiora una sorta di malinconia verso una società, in cui era fin troppo facile soddisfare i propri bisogni, fatta di oggetti ormai incomprensibili dal bambino.

L’obiettivo dei protagonisti è raggiungere le coste del Sud, e per farlo devono riuscire a non morire di fame, di stenti, o per mano di qualcuno. Allo stesso tempo, lo scopo del padre è mantenere intatta l’innocenza del bambino a qualunque costo, e questo forte desiderio gli dà la forza per superare tutti gli ostacoli che si presentano, anche i più crudeli e spaventosi. Ma è davvero possibile rimanere purə in un contesto di violenza e barbarie? Si può scegliere di non imprimere nella propria memoria il male? Accettare questo significa fare un atto di coraggio e affidarsi alla speranza, unico motore del viaggio, di trovare un posto nuovo, dove (forse) ci saranno altrə bambinə con cui giocare, il mare e chissà cos’altro. Il continuo, incessante, camminare verso sud e la preservazione del bambino sono un atto sacro: proteggere il bambino per salvare una parte di sé.

 
Anche se la narrativa, i film e i videogiochi (si pensi anche a The Last of Us, che sicuramente deve tanto a McCarthy, soprattutto per la propensione al “non detto”) hanno costruito e influenzato il nostro immaginario di un futuro post-apocalittico, il lavoro di Manu Larcenet, così come il libro di McCarthy, crea qualcosa di non paragonabile a nulla e per questo potente. L’autore ha trovato attraverso gli strumenti del media fumetto il modo di portare gli elementi significativi del libro: la solitudine, la disperazione e la speranza. E anche noi siamo lì, sotto un telone a ripararci dalla pioggia, a guardare il bambino che dorme, in un mondo che non appartiene più a nessunə.

Raffaella Migliaccio

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