Il capanno di Ash - Perdersi per ritrovarsi

Dopo Il principe e la sarta e Stargazing, Jen Wang torna a raccontarci di adolescenti che cercano sé stess* in un mondo che sembra folle e senza senso. E che forse lo è davvero

Sono cambiate molte cose dall'ultima volta che ho scritto qualcosa. Come avrai notato, ho un nuovo nome. Mi chiamo Ash, adesso. Mi fa ancora un po' strano scriverlo (è passato solo un mese), ma so che questo è il mio nuovo nome. L'ho capito la prima volta che l'ho detto a voce alta.
A un certo punto della nostra vita, le certezze che avevamo crollano, i nostri orizzonti si allargano sempre di più, ci rendiamo conto che l'universo non gira intorno a noi ma che siamo solo una tesserina di un puzzle gigantesco, e che dobbiamo trovare il modo di incastrarci nel grosso disegno che è la nostra realtà, mediando tra le aspettative che lə altrə hanno su di noi e quello che scopriamo di essere.

Ash ha quindici anni e ha deciso di darsi un nuovo nome, uno che si adatti meglio alla persona che sta diventando, un nome che lə permetta di scegliere da solə come definirsi, che lə consenta di costruire la sua personalità in piena autonomia, senza doversi accontentare di quello che un futuro già immaginato da altrə ha in serbo per ləi.
Ma scegliere un nuovo nome non basta: Ash vorrebbe stravolgere il mondo, vorrebbe poter portare a tuttə la consapevolezza che il nostro pianeta ha bisogno di essere curato dalle ferite che gli abbiamo inferto, e vorrebbe che chi lə sta intorno smettesse di reiterare sempre gli stessi schemi in virtù del fatto che "si è sempre fatto così!" e "dai, tuttə vorrebbero quella tale cosa/possibilità che ti stiamo gentilmente offrendo, come puoi rifiutare?".

Così, Ash fa fatica a creare legami a scuola e a mantenere quelli in famiglia. Si sente diversə, incompresə, esclusə, come se tutto intorno a ləi ci fosse uno scenario sbagliato, che cozza con ogni fibra del suo essere.
Eppure, la sua non è una storia drammatica: la sua infanzia è stata felice, la sua famiglia lə ama e fa del suo meglio per ləi, nel suo passato non ci sono grandi sofferenze né grossi traumi. A scuola lega poco ma non è mai statə vittima di bullismo né ha mai dovuto sopportare le angherie di qualcunə.
Ma non serve per forza toccare il fondo né spingersi oltre il punto limite di sopportazione: semplicemente, Ash non è felice. E ha deciso che rassegnarsi a non esserlo non è una possibilità che intende contemplare.


L'unica persona con cui Ash riusciva pienamente a sentirsi in connessione era suo nonno Edwin, quello da cui ogni estate passava le vacanze al ranch con il resto della famiglia, quello che parlava sempre di un vecchio capanno, un rifugio che aveva costruito nel folto del bosco, in cui poteva chiudere fuori il resto del mondo e vivere in totale armonia con la natura selvaggia.
Ash ha sognato quel capanno - e quella vita - da quando ha memoria ma il nonno non ha mai voluto condividere il suo segreto con nessunə, per paura che tutto il suo lavoro venisse smantellato via.

Quest'anno, anche se quel vecchio, burbero e amato nonno non c'è più, Ash è decisə a svelare il suo segreto e trovare il capanno, sperimentando la vita aspra e solitaria a contatto con la natura.
Ma lə suə genitorə hanno deciso di cambiare meta alle vacanze, optando per un viaggio a Disneyland. Hanno messo tutto il loro impegno per aiutare Ash in questo periodo difficile e sono sicurə di averlə organizzato una bella sorpresa. In fondo, quale adolescente non sarebbe felice di scambiare noiose e vuote giornate in campagna con il più famoso mega parco divertimenti del mondo, di cui poi magari vantarsi al rientro a scuola con lə compagnə?
Per Ash è la goccia che fa traboccare il vaso: nessunə si sforza di capirlə, nessunə lə chiede cosa davvero desidera, tuttə pensano di sapere cosa è meglio per ləi e prendono decisioni senza neppure consultarlə!

In segreto, inizia a intensificare i suoi studi su come sopravvivere solə nella natura selvaggia, setacciando la biblioteca e passando le ore a guardare video online, raccogliendo ogni informazione utile, da cosa mangiare a quali strumenti portarsi dietro, da come preparare le trappole per cacciare a come accendere un fuoco. Parte integrante del piano di fuga è Chase, il suo bel cagnone dolce e affettuoso, l'unica compagnia con cui Ash ormai si sente a suo agio. Così, quando manca pochissimo alla partenza, Ash convince sua mamma di lasciarlə al ranch e da lì - dove una cugina più grande dovrebbe tenerlə d'occhio - mettere definitivamente in atto il suo piano è facilissimo. Quello che si rivela molto più difficile del previsto è continuare a portarlo avanti...


Il capanno di Ash è un libro che sembra leggero - guardate quel bel paesaggio autunnale che fa capolino dalla copertina, ricco di colori caldi e rassicuranti, la figura di Ash come un novello esploratore che ci invita con sicurezza a unirci al suo viaggio, Chase che lə guarda entusiasta e fiducioso - ma non lo è. Jen Wang aveva mille possibilità di prendere una scorciatoia per portare avanti la storia - avrebbe potuto darci unə protagonistə vittima di bullismo a scuola, con una madre ostile e un padre soffocante, o avrebbe potuto presentarci la parentesi nel bosco come un idilliaco momento di introspezione - ma sceglie la strada più ardua e scrive un racconto più realistico e oggettivo, che non schiera lə personaggə tra buonə e cattivə e che è costruito minuziosamente su un notevole numero di fonti, indice dello studio che c'è dietro la vicenda di Ash.

Il conflitto tra Ash e la sua famiglia è piccolissimo e banale se lo guardiamo da fuori, ma diventa immenso se proviamo a metterci nei suoi panni e in quelli dellə suə genitorə: da un lato c'è unə ragazzə che cerca di conoscersi, di comprendersi e di trovare il proprio spazio - fisico, sociale, mentale; dall'altro ci sono un padre e una madre amorevoli, preoccupatə per lə loro figliə che usano ogni mezzo a loro disposizione per garantirlə tutto l'aiuto possibile.
Ed è qui che sta la bravura di Wang nel raccontare l'adolescenza: non serve immaginare situazioni estreme o casi limite, basta semplicemente saper osservare e capire - anche con una buona dose di empatia - i piccoli drammi che si svolgono sul palcoscenico di ogni famiglia. Wang suggerisce una verità enorme, quella che non esiste una classifica della sofferenza e che ogni dolore ha la sua dignità, ogni persona che desidera curare le proprie ferite ha il diritto di farlo e di scegliere che strada percorrere per guarire.

La strada che sceglie Ash è un sentiero stretto e delimitato da muri alti e ripidi: non soltanto esclude lə altrə dalla sua vita, organizzando tutto in segreto e mentendo sulle sue intenzioni, ma priva le persone che lə amano della sua presenza nella loro quotidianità, senza che queste possano scegliere se accettare o meno la sua assenza. Non ci sono tentennamenti o ripensamenti, tutta l'attenzione è concentrata su sé stessə: l'egocentrismo che Ash vede e rimprovera nellə altrə è in realtà il motore primo della sua fuga, una necessità di ripiegarsi completamente in sé, mettendosi alla prova fino allo stremo per trovare il proprio nucleo, la propria vera essenza. In qualche modo, è anche una vendetta inconsapevole, un modo per negare allə altrə la cura, l'amore, le attenzioni che a sua volta si vede negare ogni giorno.


Chiudersi, negarsi, fuggire: possiamo leggere la storia di Ash come una grande, complessa metafora di quello che ci succede durante l'adolescenza, il bosco come il luogo psicologico di confine tra la totale fiducia dell'infanzia e l'accettazione consapevole dellə altrə dell'età adulta. Per dirla con Van Gennep (l'antropologo famoso per aver definito per primo le fasi dei riti di iniziazione all'età adulta), Ash attraversa un rito di passaggio in un luogo liminale e isolato in cui dolorosamente si trasforma e trasforma il suo ruolo all'interno della società.

Nel frattempo non sappiamo nulla di quello che succede dall'altra parte durante la permanenza di Ash nel bosco, ma è facile immaginare l'angoscia e la paura di chi è rimastə ad aspettarlə. Siamo solə nel bosco con Ash e Chase, con la loro necessità di sopravvivere, con la fatica, il freddo, la fame, le ferite. Solo quando la certezza di vedere ancora un'altra alba viene meno, il pensiero di Ash supera i confini di quell'angolo di natura selvaggia che aveva romanticizzato, per vagare fino alla sicurezza di casa, delle mura che lə proteggono e delle persone che - ora lo capisce - lə amano.

Distruggere completamente i legami, mentire, tradire la fiducia di tuttə e mettere a rischio quanto più ama al mondo è solo la base per ricostruire, sulle macerie, qualcosa di completamente nuovo: nulla potrà cancellare quello che è stato, ma da quelle rovine può nascere qualcosa di diverso, più forte e sincero. Scoprendoci fragili ed effimerə comprendiamo il valore del rapporto che abbiamo con lə altrə, impariamo a mettere un po' da parte la nostra rabbia e il nostro ego per aprirci, a lasciarci esplorare e conoscere, e ad accettare l'aiuto che ci viene offerto. Facendo tabula rasa di tutto, nel culmine estremo della nostra rabbia, ci troviamo a osservare il deserto in cui rischiamo di vivere per sempre e, decidendo di tornare indietro, iniziamo a crescere.

L'opera di Wang è a metà strada tra fumetto e diario illustrato, e dove il primo mette in scena la storia vera e propria, il secondo prima dà voce alla rabbia di Ash, al suo desiderio di isolarsi e di mettersi alla prova, a tutti i suoi progetti; e alla delusione di non essere all'altezza delle proprie fantasiose aspettative poi.

Il tratto è quello morbido e cartoonoso che abbiamo già imparato a conoscere nelle opere precedenti di questa artista straordinaria, impreziosito qui da una colorazione più pittorica e naturalistica, capace di rende giustizia ai bellissimi paesaggi di una California lontana anni luce dal nostro immaginario fatto di spiagge infinite e schiere di palme. Wang dedica una cura minuziosa a descriverci l'attrezzatura di Ash - disegna i dettagli con attenzione come se volesse mettere insieme un piccolo manuale di sopravvivenza, ed è evidente che si è documetata a lungo, proprio come ha fatto lə suə protagonista - e, allo stesso modo, ci mostra la fatica di quei giorni nel folto del bosco, la stanchezza del duro lavoro, il corpo che smagrisce, gli occhi che si incavano, la fame, la solitudine, la paura, con un'oggettività che non scade mai nel voyerismo.
La bellissima, rigogliosa, crudele natura sembra dirci che, semplicemente, non siamo alla sua altezza. Vivere nei boschi, procacciarsi il cibo giorno per giorno, affrontare i pericoli potrebbe anche essere possibile, ma non se lo facciamo da solə: non importa che forma abbia il posto a cui apparteniamo, quello che conta è renderci conto che non è solo l'ambiente in sé a definirlo ma sono soprattutto gli affetti e i legami, i fragili equilibri che a volte sopravvivono solo grazie ai compromessi che accettiamo.


Il capanno di Ash parla di adolescenza, di natura, di ecologia, di identità di genere, ma soprattutto parla della necessità che tuttə - indipendentemente da ogni nostra possibile caratteristica e peculiarità - abbiamo di trovare il nostro posto nel mondo.

Claudia Maltese (aka clacca)

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