Foureyes four stories: il "giornalino" sconcertante di Stefano Zattera

Il canto d’amore di Zattera per l’estetica delle riviste di genere

Ci sono momenti in cui la Storia, a guardarla bene, assume strane svolte, delle curve a gomito di cui i protagonisti, trasportati dagli eventi, non riescono nemmeno a rendersi conto. Uno di questi momenti è sicuramente il decennio successivo alla Seconda guerra mondiale. Gli anni Cinquanta sono stati un punto di svolta dell’umanità per una serie di motivi così vasta e profonda, che un solo articolo non basterebbe a riassumerne la crucialità. Gli anni Cinquanta sono il periodo della bomba atomica. L’umanità ha visto in quanto poco tempo si possono cancellare milioni di vite umane, ha scoperto di aver creato qualcosa che non può controllare e ora resta ferma col fiato sospeso a guardare Unione Sovietica e Stati Uniti puntarsi contro quest’arma tremenda, sperando che l’argine non si rompa, che a nessuno “tremi il dito sul bottone sbagliato”.

Il fumetto cresce, dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, proprio in questo tipo di contesto e non sorprende, allora, che ancora oggi il suo immaginario sia fortemente legato al tipo di narrazione che in quel ventennio diventa dominante. In tutto il mondo occidentale, l’idea dell’atomo influenza centinaia di autori che danno vita al periodo d’oro della fantascienza: da Arthur C. Clarke a Isaac Asimov, passando per altre decine di scrittori che su altrettante riviste pubblicavano i loro racconti in doppia colonna ponendo le basi per quell’immaginario e che ne permetterà la diffusione di generazione in generazione fino ai giorni nostri.

La fantascienza degli anni Cinquanta nutre e alimenta la creatura tentacolare di Stefano Zattera, artista eclettico: disegnatore, pittore, illustratore. Il suo Foureyes four stories, pubblicato per Eris Edizioni, è un canto d’amore per l’estetica delle riviste di genere, quelli che nel bel paese sono stati per anni indicizzati a livello popolare come giornalini. L’opera segue le avventure dell’ispettore privato Foureyes, in un anno 3020 in cui l’umanità è stata mutata per sempre dalle continue guerre atomiche e i colori sono spariti per via dell’avvento del Buco noir (precedente volume pubblicato sempre per Eris Edizioni) che ha reso la realtà in bianco e nero. 

Le quattro storie che compongono l’albo sono una dimostrazione dell'enorme capacità da parte di Zattera, che non si limita semplicemente a cambiare stile ad ogni racconto ma salta da un media all’altro: ecco allora che Foureyes four stories ci accoglie, forse per non spaventarci troppo, con un racconto a fumetti classico per poi sorprenderci con un meraviglioso fotoromanzo, colpirci con un racconto (deliziosamente impaginato in doppia colonna) e chiudere con un meraviglioso racconto illustrato.

Il filo conduttore di queste quattro storie e il leitmotiv di tutto il mondo di Foureyes passa per le indagini noir del suo protagonista, con un linguaggio che richiama i vecchi telefilm e i radio-drama, oltre a romanzi di autori seminali del genere come Raymond Chandler.

Il nostro ispettore è uno che non gioca secondo le regole, allo stesso tempo un uomo giusto che combatte per il bene, non per la legge (come il genere richiede). Fra complotti orditi da malvage case farmaceutiche, pestaggi di bande contro i gangster e dimensioni spazio temporali invertite, la voce narrante dell’ispettore Foureyes ci accompagna coi suoi meravigliosi fuori campo: chi sta ordendo le sue mosse malvage? Con chi dovrà vedersela stavolta il nostro ispettore fra i brutti ceffi che riempiono le strade di una città affollata, soffocante e nervosa? 

Zattera organizza delle storie che sono prima di tutto divertenti, dei racconti pieni di amore per la narrazione in sé, in cui vediamo l’estrema erudizione nel genere, che aprono un varco verso un mondo vivo, interessante, esagerato, che può ricordare in alcuni momenti del suo linguaggio il Bukowski di Pulp e il lavoro di autori sci-fi come Mike Resnick.

Ma Foureyes four stories non è soltanto una raccolta di racconti atom-punk-noir, ma anche e soprattutto una sperimentazione grafica eccellente. La lunga esperienza (e indiscutibile capacità) di Zattera arricchiscono la narrazione con delle finezze tecniche entusiasmanti: il bianco e nero delle tre storie grafiche contenute in questo volume è sempre diverso in base alla storia. Quello del racconto a fumetti e del fotoromanzo è di riferimento filmico e televisivo, scegliendo una scala di grigi morbida da alternare, per quanto riguarda la storia a fumetti, a una gabbia e un'inchiostrazione nette tipiche del comics anni Cinquanta e Sessanta.

Per quanto riguarda il fotoromanzo invece vediamo direttamente degli sfondi e dei soggetti ripresi dai film del periodo; il bar che fa da sfondo al racconto sembra essere il bar che vediamo nel meraviglioso Casablanca, mentre la città sembra essere quella che vediamo in Metropolis di Fritz Lang, e così anche tra i protagonisti della storia, vediamo in ordine sparso: Gloria Swanson (Viale del tramonto) James Cagney (I ruggenti anni venti); Milly invece, la donna di Foueyes, sembra essere interpretata da Veronica Lake (Il fuorilegge) e così via. Il fotomontaggio però, non serve solo a scatenare l’indagatore presente in ogni cinefilo incallito, è anche un modo perfetto per rappresentare un mondo fatto di sovrapposizioni, un marasma visivo che rende l’idea della città convulsa e retro-futuristica di un mondo che, in qualche modo, è di per sé un collage ideologico, narrativo e grafico.

Il racconto scritto invece sembra riprendere dalla più squisita tradizione del giallo Mondadori (ma anche del Nero e di Urania) una narrazione in prima persona per una storia assurda scritta con un linguaggio che ha volutamente del posticcio, a replicare (questo vale anche per la sceneggiatura delle storie grafiche) il doppiaggese e la recitazione impostata degli attori del cinema vecchia scuola. 

Il racconto illustrato, infine, è il racconto di una scena piuttosto breve, muta e comica, inchiostrata con colori più tenui, a ricordare il tipo di illustrazione che poteva essere presente sui libri illustrati del periodo ma anche le vignette sui giornali.

Foureyes four stories non è solo un inno d’amore verso un periodo storico, ma anche la perfetta commistione di tutta l’idea editoriale che stava alle spalle di questo tipo di progetti, e la creazione di un universo che ha una sua coerenza narrativa al netto della follia che lo compone (grazie, alla follia che lo compone) è un prodotto artistico completo, che è profondamente autoriale senza nascondersi, come spesso oggi accade, dietro al velo di quell’autorialità che coincide col poetico. Si tratta di un fumetto che, unendo un linguaggio del passato ad una coscienza del contemporaneo profonda, si pone come ponte di passaggio. Un fumetto consigliato soprattutto ai lettori delle nuove generazioni che ci ricorda cosa eravamo un tempo, e ci dice tantissimo di quello che siamo oggi. 

Alessio Fasano


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