Absolute Batman: reimmaginare Batman

Scott Snyder è pronto a cambiare, ancora una volta, Gotham City

No! Non è il Batman tradizionale. È la prima cosa che va detta, sottolineata e specificata. 

È un must del mondo dei fumetti supereroistici e non solo; i lettori dei fumetti di supereroi sono una contraddizione vivente, non ci sono dubbi. La contraddizione consiste nel leggere la tipologia di fumetto che più di tutte comporta la narrazione di nuove avventure basandosi su vecchie maschere (letteralmente e non) e l’essere fra i lettori più conservatori del mondo dei fumetti.

Non è difficile, infatti, ritrovarsi nel contesto in cui, disquisendo intorno a delle nuove uscite supereroistiche, a nuovi (e ennesimi) reboot delle varie testate, si finisca a parlare inevitabilmente di quanto questa nuova versione del nostro mascherato preferito non sia “la vera” versione di sé stesso.

Questo è inevitabilmente legato ad un modo errato di intendere il mondo supereroistico e la sua struttura. Provate a mettere dieci lettori, per esempio di Batman, nella stessa stanza. Ognuno di loro vi parlerà del vero Batman, l’originale, e quasi sicuramente tutti e dieci staranno facendo riferimento a un pipistrello diverso, molto spesso legato alla prima versione letta da ragazzi, o alla prima che ha fatto innamorare davvero. 

Ma se dovessimo seguire questa filosofia allora noi saremmo costretti a dire che il Batman di Frank Miller non è il vero Batman, per esempio, e questo vale per molte altre condizioni e supereroi, soprattutto per moltissimi fumetti di fattura altissima e grande qualità. 

Abbiamo paura, tutti quanti, di perdere qualcosa che amiamo, siamo tutti un po' Gattopardeschi: tutto deve cambiare perché nulla cambi. Il paradosso è che tutto è cambiato, tutto è cambiato e basta, e a volte, diciamolo pure, anche in meglio. Batman, per esempio, non è più lo scanzonato supereroe anni Quaranta che era quando è nato, e ha cambiato mille vesti grafiche e ancor più modi di essere, molti riusciti, molti fallimentari. 

Se c’è qualcuno che ha dimostrato sul campo di saper mettere le mani sulla città di Gotham, questo è Scott Snyder. Absolute Batman è una first issue, poche pagine quindi, che però raccontano tanto e fanno parlare anche di più.

Snyder riscrive le origini di Bruce Wayne, ribaltando completamente il personaggio. Niente collana di perle che si spezza all’uscita del teatro con la famiglia ricchissima che lo accompagna. Questo Bruce è figlio di un insegnante e di un’assistente sociale. Niente grande famiglia Wayne, ma un ragazzo sveglio, giovane, soprattutto che trattiene una rabbia tremenda. 

Il buon Alfred non è suo assistente, fin da subito lo vediamo riportato indietro al suo passato, per quanto non sembri essere necessariamente un agente della RAF (non è ancora detto, ripeto, abbiamo letto ancora poche pagine per capirci davvero qualcosa), il buon Pennyworth è ciò che è sempre stato anche nel passato fumettistico del pipistrello, ovvero un soldato, un militare addestrato. Gordon ha fatto carriera… ma forse è meglio non spoilerare oltre. Fatto sta che, al di là di “chi fa cosa” rispetto ad altre testate del passato e al tradizionale Batman, Snyder sembra architettare qualcosa di credibile all’interno del suo contesto, un Batman più giovane e rabbioso, con un super cattivo interessante e delle vecchie conoscenze del passato della testata. 

Per quanto riguarda l’intreccio non possiamo esprimerci, sarebbe un po' prematuro, ma la capacità di scrivere i dialoghi, e soprattutto i monologhi che Snyder ama intessere all’interno delle tavole, è indiscutibile.

Vediamo un Batman che assomiglia a Peter Parker senza esserne necessariamente una brutta copia.


Arriviamo alla nota divisiva, che ha già fatto discutere e farà discutere ancor di più: il lato grafico del racconto. Nick Dragotta non è certo l’ultimo arrivato e costruisce il suo pipistrello.

Tamarro? Sì, sicuramente. Brutto? No! Questo, se dobbiamo mantenere un minimo di onestà intellettuale non possiamo dirlo, e questo per diversi motivi. In primo luogo, lo stile di Dragotta, la fisionomia del nuovo Bruce e del nuovo pipistrello sono perfette per il tipo di narrazione e di ambientazione imbastita. Il nuovo costume è perfettamente contestualizzato nel racconto e si lega strettamente ad esso. La grafica è in generale moderna ma anche estremamente solida e, superati i pregiudizi, può piacere ai lettori di ogni generazione. I combattimenti sono disegnati con un'ottima idea registica e un utilizzo equilibrato degli spazi della tavola e la colorazione di Frank Martin si lega perfettamente allo stile di disegno.

Un Bruce operaio, enorme, e arrabbiatissimo, con braccia gigantesche e gambe solide, un ragazzone che ha sgobbato a lungo e ha fatto sport ad alto livello, con la faccia buona e gli occhi sempre stretti dalla rabbia repressa. Non poteva avere il character design affusolato che siamo abituati a vedere.

Questo Bruce non ha classe da vendere, per ora, ma combatte in modo spettacolare, è intelligente e violento, ma rispetta la regola numero uno per essere un buon Batman: Batman non uccide. 

Dragotta ci lascia un uomo pipistrello di cui parleremo a lungo, nel bene e nel male, ma a cui ogni lettore di fumetti dovrebbe dare un'opportunità, lasciarsi andare al racconto, divertirsi ed entusiasmarsi. Non siamo ancora disposti a dire di esserci emozionati perché le pagine sono ancora poche, ma la fiducia è alta, ed è alta in quanto le premesse di Absolute Batman sembrano essere molto buone.

Alessio Fasano

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