L'Occhio del Lupo - Alla riscoperta di un classico

Mathieu Sapin traduce Daniel Pennac in balloon e vignette, e lo fa alla grande

Il lupo con un occhio solo e il ragazzo con un occhio chiuso. Uno di fronte all’altro, immobili. A separarli soltanto un recinto. Guardandosi, intensamente, finiranno per essere immersi l’uno nel passato dell’altro. Nell’occhio del lupo, l’Alaska. Nell’occhio del ragazzo, l’Africa.

Adattare un testo altrui per farne un fumetto è un’operazione delicata. Se poi si tratta di un autore famoso, c’è davvero di che essere intimiditi, ancora di più se quest'ultimo è vivo e vegeto!

Mathieu Sapin è un fumettista estremamente prolifico e poliedrico. Nelle sue oltre quaranta pubblicazioni si è destreggiato tra generi e stili, passando da storie per lettori adulti a libri per l’infanzia. Basti pensare alla differenza tra Manuale per vincere le elezioni, reportage della campagna elettorale di François Hollande in cui era il solo giornalista “embedded” autorizzato a seguire il futuro presidente francese (Bao Publishing, 2013), e il libro di cui andremo a parlare oggi in questo articolo, edito da Gallucci

Sapin non è nuovo all’adattamento a fumetto, anzi, si potrebbe quasi ritenerlo un esperto. Jules Verne e Sophie Rostopchine (meglio nota come la contessa di Ségur) sono due esempi di autori che ha affrontato in passato. Questa volta però lo attendeva un processo molto più delicato. Lo abbiamo accennato in apertura: Pennac è ancora in vita, di conseguenza un eventuale adattamento di un suo lavoro non poteva esimersi dal diretto confronto con lui. Allora perché impelagarsi in una missione del genere? Lo racconta Sapin stesso nella curatissima postfazione al volume, su cui torneremo più avanti.

Complice l’età, Sapin ci confessa di non aver letto in precedenza L'Occhio del Lupo. Quando il romanzo per l’infanzia di Pennac uscì, nel 1984, il fumettista era già adulto e non ebbe mai occasione di leggerlo. Lo scrittore però è sempre stato onnipresente in casa sua: la moglie, la sorella, i cugini e, soprattutto, la figlia, sono ed erano lettori accaniti dei suoi romanzi. L'ispirazione nasce proprio da lì, o meglio da quest’ultima. La curiosità di adattare un romanzo che tanto le era piaciuto dopo averlo scoperto a scuola ha battuto le paure e le incertezze. Fortunatamente la collaborazione tra i due è andata egregiamente. Come racconta Sapin, il confronto con lo scrittore è stato estremamente prolifico. Pennac non si è risparmiato nel raccontare dettagli e nel dargli spunti di riflessione per tratteggiare al meglio storia e personaggi. Ha seguito tutte le fasi del lavoro, dal primo storyboard fino a volume finito, senza mai imporsi.

Questa sintonia, leggendo l’adattamento, si percepisce, così come si percepisce la cura, la dedizione ma soprattutto il rispetto nei confronti dell’opera originale da parte di Sapin. Il fumettista ha saputo trasferire perfettamente all’interno di balloon e vignette la potenza emotiva dei testi di Pennac. Il suo disegno è misurato, immediato ma non per questo raffazzonato. In una parola: leggero. Leggero come il ritmo del racconto, che con dialoghi e didascalie che vanno sempre dritte al punto risulta essere una lettura estremamente godibile, capace di emozionare più di una volta anche il lettore più smaliziato.

Il tratto deciso di Sapin, leggermente sporcato, viene accompagnato egregiamente dalla colorazione digitale della sorella Clémence, dietro la quale si cela una particolarità che, da sola, racchiude tutte le parole spese sopra sulla precisione di questo adattamento. Sapin ha raccontato di aver notato, mentre leggeva il romanzo di Pennac, una reale simmetria fra le storie che raccontano il passato dei due protagonisti, del lupo in Alaska e del bambino in Africa. Colpito da questa cosa non solo ha deciso di realizzare lo stesso numero di tavole per raccontare ciascuno dei due flashback, ma assieme alla sorella hanno pensato di convogliare tutto questo anche nell’uso dei colori. Mi riferisco agli sfondi delle didascalie, le quali contengono la voce narrante che accompagna tutto il fumetto. Quando siamo in Alaska sono azzurre, mentre in Africa virano sull’arancione. Diverse ancora sono quelle al di fuori dei due flashback, a rappresentare i tre momenti distinti del racconto. 

Missione compiuta, si potrebbe quindi dire. Mathieu Sapin riesce nel suo intento: l’adattamento de L'Occhio del Lupo coinvolge, emoziona e stimola a scoprire (o riscoprire) Pennac e i suoi lavori. Proprio come il romanzo, il fumetto eccelle in un qualcosa di molto difficile: trattare con semplicità, ma non per questo superficialità, tematiche complesse. Le migrazioni, l’esilio, la difesa dell’ambiente, il maltrattamento e lo sfruttamento degli animali, e dei bambini! I disegni di Sapin, proprio come le parole di Pennac, riescono a veicolare perfettamente tutto questo, rendendolo digeribile anche ai lettori più giovani, senza mai essere strappalacrime o cadere nel patetico.

Un lavoro eccelso, che Gallucci ha deciso di accompagnare, come già accennato all’inizio, con una splendida postfazione di ben undici pagine, che già da sola vale il prezzo del volume. Al suo interno troviamo di tutto: da commenti preziosi su come Sapin ha concepito il design dei personaggi a un racconto preciso delle fasi del progetto, passando per i numerosi dettagli e retroscena che Pennac ha condiviso col fumettista riguardo al suo romanzo e che Sapin è stato così gentile da farlo con noi. Il tutto accompagnato da disegni, schizzi preparatori e fotografie che ritraggono il fumettista e lo scrittore durante la lavorazione al fumetto. Ma non è tutto. L’aspetto forse più interessante e degno di nota è come tutte queste informazioni ci vengono veicolate. Non abbiamo infatti solo un classico testo scritto accompagnato da immagini, ma la postfazione stessa, per larga parte, è concepita come se fosse una sorta di incrocio tra un fumetto e un libro illustrato, con l'alter ego di Sapin che si rivolge direttamente al lettore. Ne viene fuori un piccolo saggio pieno di informazioni interessanti che si legge con la stessa velocità e leggerezza del fumetto. Un ottimo modo per stimolare la curiosità anche nei lettori più piccoli che volessero soddisfare qualche dubbio riguardo alla storia che hanno appena letto.


L'Occhio del Lupo è un fumetto prezioso: un eccelso punto di partenza per far appassionare i bambini alla nona arte come anche un'occasione per riscoprire la potenza di una storia tanto semplice quanto toccante.

Andrea Martinelli

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