Letture Seriali: Zio Paperone e il Decino dell'Infinito

Quando Disney incontra Marvel, sulla scia del Multiverso

«Qua la vita a Paperopoli...»

Non lesinano certo in toni altisonanti, quelli della Marvel Comics, piazzando sulla copertina di Uncle Scrooge and the Infinity Dime: uno strillone che è tutto dire. "The Story of the ¢entury", con quella C trasformata ad arte nel simbolo del centesimo.

"La Storia del Secolo" forse è un pochetto esagerato, ma di sicuro questo è un albo speciale davvero, che segna la prima storia targata Marvel Comics con protagonisti personaggi Disney, proposta da noi in anteprima e quasi contemporanea su Topolino #3579, in attesa di future riedizioni di pregio e in formato consono, come anticipa il direttore Alex Bertani nella sua prefazione all'albetto che trovate ora in edicola.

La firma uno che di comic book e supereroi della Casa delle Idee ne sa qualcosa, ovvero Jason Aaron, che immagino non abbia bisogno di presentazioni, così come immagino che, per i lettori del Topo, i nomi di Paolo Mottura, Francesco D'Ippolito, Lucio De Giuseppe, Alessandro Pastrovicchio, Vitale Mangiatordi e Giada Perissinotto, ovvero alcuni dei migliori artisti della recente Scuola Italiana Disney, siano ormai più che familiari, ai quali si aggiunge la firma di Arianna Consonni (Arancia Studio) ai colori (con Francesca Vivaldi ai colori della splendida variant cover di Lorenzo Pastrovicchio).

Sin qui le note tecniche, ma com'è Zio Paperone e il Decino dell'Infinito alla resa dei conti nel Deposito, degli strilloni e dell'eventone a fumetti della settimana?

Userò solo un aggettivo: breve.

È forse il difetto più grande di tutta questa operazione, perché una volta posato l'albo, una volta processata la meraviglia per l'ottimo comparto grafico e una volta apprezzato il sincero amore di Aaron per il personaggio, quello che rimane è che questa storia poteva essere più lunga, densa, piena di cose e situazioni.

Di fatto, appare più come un lungo sunto di qualcosa che, nelle intenzioni voleva e poteva essere ancora più grande di quanto sia in realtà, magari presentato come una corposa miniserie in più numeri e non come pubblicazione unica a sé.

Non fraintendete: Il Decino dell'Infinito è una bella lettura, scorre piacevolissima come nella migliore tradizione di questo tipo di fumetti e si percepisce in ogni tavola quanto lo scrittore americano abbia voluto soprattutto portare rispetto ad un personaggio così "larger than life" e ad alcuni dei suoi autori più famosi, da Carl Barks a Don Rosa, passando anche per il nostro Romano Scarpa, per sua stessa ammissione nell'introduzione alla versione USA.

Basti ad esempio lo splendido incipit disegnato da Mottura, dove ritorniamo a quel Natale sul Monte Orso, un evento decisivo per i lettori di fumetti di tutto il mondo, prima apparizione di Zio Paperone e primo vero mattone di quell'enorme monumento all'Avventura che Barks ha saputo costruire con questo personaggio.

Un momento cardine, che per la natura stessa della trama di Infinity Dime, cambia nel corso di una vignetta: Paperino sbaglia strada e così Paperone passerà quel Natale da solo, accompagnato unicamente dal suo odio e dalla sua acredine, destinata a crescere.

Qui, entra in gioco il fumetto americano, con il suo Multiverso, forse l'elemento più usato - sino ad essere abusato - della produzione di comics.

Perché, nel grande gioco degli universi paralleli, tra battiti di farfalla e piume di papero, ce n'è uno in cui Paperone ha passato la sua intera esistenza ad accumulare tutto ciò che poteva, senza aver mai conosciuto il calore della famiglia e dell'amicizia, puntando sempre dritto verso il prossimo obiettivo, che ora, una volta raggiunta la vetta, diventa essere il più ricco di tutti gli universi, il "Paperone Supremo" (The Scrooge Above-All, in originale).

Perciò, facendo proprio il potere di uno specchio magico di Amelia, ecco questo "Villain" depredare tutte le sue varianti della proverbiale Numero Uno, e a quel punto, il "Nostro" Paperone, quello di cui abbiamo sempre letto le avventure e che conosciamo a menadito, non può che partire per recuperare la propria e sconfiggere questo doppio malvagio, cercando aiuto lungo la via dagli altri suoi "simili".

Un'idea semplice, ma estremamente funzionale per tessere un'ode al carattere del personaggio, al suo spirito indomito, alla sua determinazione e coraggio, pura costante di tutto il Multiverso, perchè i soldi sono solo metallo ma l'animo è inestimabile e unico.

È qui però che Il Decino perde per strada molta della sua forza, perché sarebbe stato bello conoscere meglio i Paperoni, con le loro stranezze, le loro differenze e particolarità.

La scansione degli eventi si fa rapida, rapidissima, urgente nell'arrivare al dunque. Un semplice cartello con su scritto "Settimane dopo", e tanto materiale, tanti dialoghi, tante pagine di sceneggiatura svaniscono, puntando dritti allo "showdown" finale.

E per quanto la storia sia scorrevole e comprensibile (vuoi pure perché ormai come funziona l'escamotage multiversale lo abbiamo ampiamente assimilato), con alcune trovate molto da comics (che non svelo per evitare spoiler non necessari), e il racconto abbia un suo capo e una coda, a mancare è forse un'emozione potente di sottofondo, un sentimento forte, di quelli che crescono con piacere pagina dopo pagina, che facesse davvero percepire la carica del tutto, cosa a cui, fortunatamente, sopperiscono le tante matite coinvolte.

«Storie di Paperi, Ma che Bei Paperi»

Bellissimi: l'ho detto prima e lo ripeto qua, se c'è un motivo per amare questa storia è l'assoluta maestria del comparto grafico.

"Italians Do It Better", potremmo affermare, e la Casa delle Idee, furbescamente, non ha sbagliato la mossa, ovvero coinvolgere nell'impresa chi Paperopoli la padroneggia come le sue tasche, ogni settimana in edicola, e sa restituire ai lettori, anche oltreoceano, una qualità davvero impareggiabile. Basterebbe solo mettere a confronto le numerose variant cover di artisti americani, soliti disegnare ben altro che non paperi antropomorfi, con una qualsiasi delle tavole de Il Decino dell'Infinito.

Tutti i nostri disegnatori affrontano la sfida e la vincono, mutando la tavola e seguendo l'incedere della sceneggiatura, per una storia che sa di Topolino ma che in realtà è un vero comic book all'americana, con tutti gli annessi e connessi.

Soluzioni visive ardite, splash pages e un modo di intendere la vignetta per buona parte diverso da quello a cui siamo e sono abituati.

Lo stesso Aaron, se sulle prime sembra voler seguire un approccio "classico", figlio della scuola del passato del Fumetto Disney, poi lascia agilmente scivolare lo stile dei comics nella scansione della storia, nel suo ritmo, nel suo fluire in relazione a ciò che si aspettano i lettori americani, perché non bisogna mai dimenticare che questo è un albo Marvel Comics.

E lo stesso fanno i disegnatori: prendono ciò che conoscono e lo plasmano secondo il sentire della storia e del formato, divertendosi un mondo a "reinventarsi" quanto basta per questa particolare ed importante occasione, perché, senza girarci troppo attorno, questa è una vetrina per la loro bravura assolutamente incredibile, di quelle che ti fanno apprezzare ed applaudire anche ad un oceano di distanza.

D'altronde i nostri talenti sono sempre più richiesti - e a ragione - nel mondo delle major americane (curiosamente, l'altra copertina di questo numero di Topolino - quella canonica, non quella speciale di Alex Ross - la firma un altro Maestro, Corrado Mastantuono, che proprio in questo periodo sta dando lustro di sé negli States con la miniserie The Witcher - Corvo Bianco, con un'avventura dello Strigo di Sapkowski). Ma non tergiversiamo.

Dicevamo piuttosto del divertimento, e di sicuro, tutti, nessuno escluso, hanno saputo dare una poderosa zampata autoriale, ma se proprio devo fare un nome, penso che quello che più di tutti si sia scatenato con gusto al tavolo da disegno sia Alessandro Pastrovicchio.

Sua quella che è già la tavola iconica di questa storia, forse perchè sua è anche la parte più "action" di tutto Infinity Dime, quella dove anche il contorno delle vignette sa farsi originale. Ma con questo, e lo ripeto sino a sgolarmi (e farmi male le dita a scriverlo), non voglio assolutamente sminuire nessun artista coinvolto: tutti spettacolari, dico sul serio.

Nominarli è di sicuro lungo, e allora che sia un altro il nome a cui dare il giusto risalto prima di chiudere: Arianna Consonni.

La sua tavolozza esalta il lavoro di tutti, rendendolo ancora più importante. Anche in questo caso, si punta ad una colorazione "da comic book", con sfumature, toni e cromie che richiamano quella particolare produzione, ma senza dimenticare che questa vuole essere anche e soprattutto una bella storia di paperi.

Insomma, pur con quel "limite" della brevità di cui dicevo, questo Decino è davvero un evento, una piccola grande storia destinata a ritagliarsi il suo posto al sole in quel mare magnum che è la produzione a fumetti targata Disney, una piccola grande voce in quell'enciclopedia che è la Storia del Fumetto, soprattutto perché è la prima del suo genere.

Non dimentichiamo, infatti, che se per noi storie con protagonisti Paperi e Topi sono parte del nostro tessuto culturale, non è lo stesso per il tipico pubblico di lettori americani, soprattutto quelli che dietro il marchio Marvel Comics si aspettano Tonanti e Capitani, piuttosto che Archimede Pitagorico e il Manuale delle Giovani Marmotte. E Il Decino è a loro che si rivolge, sia come pubblicazione che come impostazione.

Ne seguiranno altre in futuro, spero altrettanto inedite e coi personaggi "originali", e non solo "parodie" (già annunciati degli one-shot in cui Paperino reinterpreta Wolverine e Thor, come già accaduto nelle ormai famose copertine variant per celebrare la Disney).

Lo stesso Topolino su cui è stata pubblicata, un giorno, farà pietra miliare a sè, ricordato come curiosità, per essere stato la prima edizione italiana di Infinity Dime.

Perciò, non perdetevelo per nulla al mondo, anche se avete la tentazione collezionistica di aspettare l'edizione di pregio che uscirà tra qualche tempo.

Non siate avari come Paperone, tanto dubito lo trovereste abbandonato su una panchina, e siateci qui e ora, perché un evento diventa tale quando lo si vive in presa diretta.

E d'altronde, per parafrase quella vecchia sigla che ho continuato a citare, le "Avventure di Paperi" sono le favole più belle... in tutto il Multiverso!


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