Letture Seriali: Superman annienta il Klan
Dalla radio al fumetto, per un Mito intramontabile
Prima delle piattaforme e della stessa TV, la serialità passava attraverso la radio: sceneggiati radiofonici dove suoni e parole evocavano storie che appassionavano il pubblico americano in lungo e in largo, riuscendo spesso a superare la stessa Fantasia.
Celeberrimo l'aneddoto sull'adattamento del 1938 de La Guerra dei Mondi, con cui Orson Welles convinse i radioascoltatori che una vera invasione aliena era in atto. Ma, senza addentrarci troppo nella storia del mezzo espressivo, focalizziamo la nostra attenzione piuttosto su un personaggio che grande fortuna ebbe anche su quel medium, uno che conosciamo tutti molto bene.
Arriviamo così a Superman annienta il Klan, agile volumetto edito di recente da Panini Comics, che presenta la miniserie DC Young Adult di Gene Luen Yang e Gurihiru (nome dietro cui si nascondono Chifuyu Sasaki e Naoko Kawano, illustratrici giapponesi note in vari campi, non solo fumettistico), una lettura pensata per giovani lettori ma, come sempre quando si tratta dell'Azzurrone, adattissima per tutte le età, sopratutto perché ci ricorda cosa rende davvero eroico e speciale questo personaggio.
Ma ci arriveremo, perché prima, forse, è meglio spiegare cosa c'entra in tutto questo la radio: nel 1940, due anni il suo debutto sulle pagine di Action Comics, il successo di Supes è tale che le nuvolette parlanti non bastano più. C'è bisogno di trovare un nuovo mezzo, che possa entusiasmare i suoi estimatori e dare loro nuove storie con cui rimanere incollati: nasce così The Adventures of Superman, sceneggiato a puntate in cui Clayton "Bud" Collyer divenne di fatto il primo attore ad "interpretare" questo Eroe, seppur solo con la voce. Tre volte alla settimana, i ragazzi si sintonizzavano per ascoltare, con trepidazione, le nuove imprese del loro beniamino. Uno show, durato la bellezza di dodici anni, e capace anche di influenzare il fumetto stesso: il Daily Planet, Perry White, la Kryptonite e il volo come superpotere, al posto dei balzi più in alto dei grattacieli, furono introdotti proprio qui.
Salto (anzi super-salto) al 1946: va in onda, lungo sedici puntate, Clan of the Fiery Cross (Il Clan della Croce Ardente), in cui Superman affrontava una versione di finzione, ma molto realistica per certi versi, del ben peggiore Ku Klux Klan, attraverso la vicenda della Famiglia Lee (padre, madre, il piccolo protagonista Tommy e sua sorella più piccola), appena trasferitasi a Metropolis e subito entrata nel mirino del Klan... ehrm, del Clan.
A parte le immancabili proteste dei sostenitori del KKK, tutti adorarono quella storia, che venne premiata e definita il "primo programma per bambini a sviluppare una coscienza sociale". Addirittura, molti ritengono che quei sedici appuntamenti furono una delle cause per cui il Klan perse consensi, vista ormai come un'organizzazione non più così temibile.
Altro balzo in avanti, a cinque anni fa: nel 2019, Gene Luen Yang riprende quella storia epocale e decide di trasporla a fumetti, modernizzandola nello spirito ma mantenendo immutata la sua carica sociale e la forza dei suoi personaggi. Noto per American Born Chinese, l'autore decide di sviluppare alcuni elementi, spostando il focus sulla piccola Lee, rendendola di fatto la co-protagonista principale della vicenda, insieme al nostro Eroe.
L'opera, ambientata in quel preciso 1946, è un continuo omaggiare e rimandare alla storia dello stesso Superman e a ciò che The Adventures introdusse al tempo, il tutto con uno stile frizzante e mai noioso, pienamente inserito all'interno delle pubblicazioni Young Adult che da diverso tempo ormai DC Comics sta portando avanti.
Come detto, siamo nel 1946, e il ritratto di Superman è classico nell'accezione più... Classica possibile: ancora non conosce gli effetti nocivi della Kryptonite sul suo corpo, non vola ma compie salti spettacolari in alto, e si sposta usando, a mò di corsia preferenziale, i cavi del telefono. Non ha ben chiare le sue origini, e tutto questo è per lui come un "freno a mano tirato" verso il suo pieno potenziale.
Per ora è, per citare Lois Lane, "Più veloce di un proiettile, più potente di una locomotiva e capace di scavalcare i grattacieli con un balzo", e nelle prime pagine di questo volumetto, affronta un nazista dotato di armatura e con tanto di svastica sul petto. Giusto per rendere lampante oltre ogni ragionevole dubbio la collocazione storica e il passaggio temporale.
Il suo nome è Atom Man, ed era uno dei nemici sconfitti da Superman "nelle puntate precedenti": la scelta di Luen Yang non è casuale, lo scrittore ha fatto i compiti (come dimostra anche l'esauriente appendice in coda al volume). Nelle sue storie, l'Eroe di Metropolis aveva avuto a che fare coi nazisti, sconfitti a loro volta anche dalla Storia. C'era perciò bisogno di un nuovo nemico, di una nuova minaccia a cui opporsi, e che rispecchiasse allo stesso modo le tensioni del quotidiano. Il KKK era quel Nemico.
La giovane Roberta Lee non è entusiasta del trasferimento della sua famiglia da Chinatown alla periferia di Metropolis, ma del resto, per una "strana" come lei, sentirsi fuori posto e fuori luogo è ormai all'ordine del giorno. Non riesce ad integrarsi, non come suo fratello Tommy, che neanche il tempo di mettere piede nella nuova casa che subito viene preso nella squadra di baseball del centro giovanile di zona, a cui collabora anche un certo Jimmy Olsen. Ma non sarà esattamente questo a far incontrare Roberta e Superman.
La vera scintilla di tutto, e il gioco di parole è voluto, sarà l'azione dei membri del Clan, che una notte decidono di dare il "benvenuto" ai Lee con una croce fiammeggiante nel loro giardino, dando inizio ad una serie di situazioni dai risvolti imprevedibili.
Superman annienta il Klan è una storia piacevolissima da leggere, e meno banale e giovanilistica di quanto si potrebbe pensare sfogliandola distrattamente in libreria: perfetta per i ragazzi, certo, e se cercate un fumetto di Supes con cui far avvicinare qualche imberbe lettore ai comics, è più che perfetta, anche grazie ai disegni di Sasaki e alla tavolozza di Kawano, che richiamano il mondo degli anime e una palette di colori chiari e definiti, dalle sfumature precise ma mai marcate, come si confà a delle illustrazioni da libro per ragazzi.
Ma a renderla piacevole anche per l'adulto scafato è il profondo rispetto per l'anima stessa del personaggio di Superman, i suoi dubbi, la sua paura di non sentirsi accettato, il suo desiderio di fare del bene in ogni modo possibile, e al tempo stesso conservare quello che lo rende così speciale, lui, un alieno tra noi (uno "straniero", direbbero alcuni), ovvero la sua umanità, profonda e sincera.
È questo a creare il parallelismo tra Clark e Roberta, esplicitato dai tanti tentativi della ragazzina di superare la pressione sociale e l'imbarazzo, senza mai evitare di gettarsi a testa bassa in barba al pericolo, se serve, e dai flashback sul passato del giovane Kent a Smallville, che ce lo mostrano terrorizzato all'idea che gli altri lo escludano per il suo "segreto", al punto da ricacciarlo dentro di sè con tutte le sue notevoli forze.
Vogliono entrambi solo essere come tutti gli altri, inserirsi, capendo infine che è proprio chi sono realmente, la loro unicità a renderli speciali agli occhi degli altri.
È facile identificarsi in Roberta, rivedersi in quell'imbarazzo, in quel sentirsi in un angolo, ma è come reagiamo, è come non ci pieghiamo e facciamo sentire la nostra voce che fa sì che la storia trasudi del giusto eroismo, con lo scrittore che sa sfruttare bene le zone d'ombra, quelle sfumature di grigio dove non tutto è bianco e non tutto è nero, evitando di puntare il dito con tono semplicistico, ma anzi, utilizzando la sottotrama di un piccolo bullo, mostra tante piccole contraddizioni che danno tridimensionalità a tutti i personaggi, incluso - ovvio - il nostro Eroe con le mutande sopra la tuta, cosa altrimenti ridicola ma che in qualche modo lui riesce a far funzionare, come l'uomo da cui ha preso l'idea.
È un Campione, eppure, come sanno i suoi lettori appassionati, Clark Kent è un archetipo meno monolitico di quanto pensino molti: ci si può identificare anche in lui, proprio per il suo animo, proprio per la sua volontà di fare sempre, a tutti i costi, la cosa giusta.
Noi non voliamo, non indossiamo costumi sgargianti, non spariamo laser dagli occhi, ma quel sentimento, quel rispetto, quel desiderio di Giustizia può essere il medesimo.
È per questo che il personaggio creato da Jerry Siegel e Joe Shuster rimane sulla breccia da 86 anni, perchè il mondo muta e si trasforma intorno a lui, le minacce, reali e di finzione, cambiano e si adeguano ai tempi, ma i suoi ideali sono universali, non importa la data sul calendario.
Luen Yang unisce così il racconto di formazione a quello supereroistico, fa correre la trama su binari paralleli, trovando sempre il modo di farli intersecare al momento giusto e con il dovuto ardimento, mentre sia Clark che Roberta vengono a patti con le loro paure, le sanno affrontare per uscirne più forti e migliori, più di quanto già non fossero.
Lo stile grafico di Gurihiru si mantiene sullo stesso principio, con un character design precisissimo e uno stile pulito e, in alcune tavole, cartoonisticamente efficace, che non perde di efficacia sia che si tratti di momenti drammatici che di altri più leggeri, pensati per stemperare con un sorriso una situazione particolarmente tesa.
La tematica sociale, certo, ma anche la sua natura "Seriale": son questi i motivi per cui ho voluto dedicare una puntata della rubrica a questa particolare storia di Superman.
Perchè i Comics non sono solo "roba per bambini", ma neanche devono caricarsi di una "gravitas" non necessaria. Possono parlare ai giovani come agli adulti, dare loro intrattenimento leggero e, al contempo, farli riflettere e dialogare. Possono essere pensati per appoggiarsi ad un'etichetta "Young Adult", ma questo non significa che siano storie stupide o tirate via, indegne di considerazione da parte del "vecchio" lettore.
Superman annienta il Klan è la dimostrazione che un buon Fumetto può nascondere varie nature, indipendentemente dal formato, dalla copertina cartonata e dal proposito per cui nasce, in questo caso rievocare una vecchia storia, andata in onda sulla radio 78 anni fa, eppure, a leggerla oggi, trasformata in fumetto, non è purtroppo così lontana da tante altre croci fiammeggianti che brillano su altri giardini, in questo caso social.
Radio, comics e, chissà, magari un giorno diventerà anche un film d'animazione (sarebbe il medium perfetto per una nuova trasposizione, visto poi che stilisticamente il richiamo è palese in ogni pagina), ma una cosa è certa: non importa se solo con la voce o i suoni, se a puntate o a "capitoli", se attraverso l'etere o a vignette, Superman è intramontabile, e quella S è da sempre un simbolo di tutto ciò che amiamo da una buona storia di Supertizi con le tutine colorate.
Up, Up and Away!