Mayfly Island - Racconti e leggende dell'isola fantasma
Il volume Toshokan che raccoglie tre storie brevi su un mondo frammentato, tra il post-apocalittico e il mitologico
In un futuro lontano, il mondo si è sgretolato in costellazioni di isole. Gli Stati-Nazione, così come li conosciamo, non esistono più, la tecnologia è regredita, le separazioni etnico-territoriali annullate. I terreni sono difficili da coltivare e semi e api impollinatrici possono essere il più grande dei tesori, tanto preziosi quanto difficili da mercanteggiare in questo nuovo assetto globale.
Mayfly Island, volume edito da Toshokan che si propone come prequel del film omonimo di prossima uscita, contiene tre storie che raccontano squarci di questo nuovo futuro dal sapore post-apocalittico e quasi mitologico, scene brevi ed epiche in cui la vita è cosa fragile e preziosa, minacciata dai mari in tempesta, salvata dalle canzoni, alimentata dai frutti della terra e dai sogni delle generazioni precedenti. In questo scenario, un'isola misteriosa appare e scompare, emerge e si rituffa nel mare, ingannando viaggiatorə, cartografə e marinaə.
Nella prima storia, La terra del latte e del miele, viaggiamo in un mare in tempesta insieme a una donna che nasconde segreti preziosi tra i capelli. Sono i ricordi di anni lontani che un marinaio richiama alla mente quando sente nominare Mayfly, l'isola fantasma su cui si sprecano dicerie, leggende, paure e bugie. L'isola di Mayfly nella sua memoria è un'apparizione inaspettata e salvifica, un grande scudo che lo protegge davanti alle minacce delle armi e delle onde.
Aspettando che i fiori sboccino - racconto più lungo, diviso in due capitoli - segue le gesta di un gruppo di giovani aviatorə a cui è affidata una missione di grandissima importanza da cui, per la precisione, dipende la sopravvivenza di tutta la loro gente e della loro terra stessa. Paure e speranze del presente si fondono ai ricordi del passato, riportando alla mente sfide e vittorie che tornano di generazione in generazione.
Nonostante già il tono di queste prime due storie sia molto onirico e, a volte, quasi confuso, è La canzone di Likat e dell'isola a definire al meglio il linguaggio e la poetica di questa raccolta. Dedicato a Likat, una bambina-sacerdotessa, lo stile di disegno in queste pagine riesce a esprimersi al meglio: la palette dei colori - acquerelli come per le prime due storie - si illumina, i tratti morbidi e veloci, quasi schizzati, riescono a delineare un'umanità selvatica e nobile, bellissima nei suoi costumi e ornamenti, in comunione perfetta con la natura che la circonda e con la magia stessa che avvolge l'isola e lə suə abitantə.
La narrazione dal punto di vista di Likat - sorda e cieca - interpreta con un uso sorprendente e quasi sinestetico del colore e delle forme la sua percezione del mondo. Una storia che è quasi una poesia e che vale da sola la lettura dell'intero volume.
Claudia Maltese (aka clacca)