Grande Oceano - Il potere delle storie, l'immensità del mare, la forza della speranza

Fabien Grolleau e Thomas Brochard-Castex fondono mito e fantascienza in un racconto dalle atmosfere epiche e malinconiche

Che cosa sappiamo dei primi uomini che hanno preso il mare, figlio mio? In quei tempi lontani in cui si credeva che la Terra fosse piatta e che l'Oceano colasse dai bordi. Quando l'uomo era convinto che quelle frontiere estreme fossero popolate dalle creature più terribili. Draghi marini, sirene assetate di sangue, Kraken... Riesci a immaginare il coraggio o la follia che dovevano avere quegli uomini dimenticati?
Un padre e un figlio vagano sulle acque dell'oceano, si raccontano storie di marinai lontani, di ragazze perdute, di mostri marini, di terre promesse... Navigano a bordo di un'imbarcazione assurda, un po' casa e un po' nave, navigano sotto una coltre di buio e stelle splendenti in un mare che sembra non conoscere confini, un oceano le cui onde rotolano infinitamente su sé stesse senza mai incontrare la costa.

E in effetti è proprio così, l'intero pianeta, quello che una volta si chiamava Terra, è sommerso dalle acque.
Da secoli ci raccontiamo storie che parlano di catastrofi, apocalissi, armageddon, ragnarök, di modi diversi in cui il nostro mondo, così come lo conosciamo, smette di esistere. Messa così non si direbbe ma queste storie sono storie di speranza perché, in un modo o nell'altro, immaginiamo i modi in cui l'umanità prova a opporre strenuamente resistenza alla disperazione e cerca un modo per sopravvivere. Queste storie parlano di speranza, quella che non viene scalfita neanche dalla più temibile e terrificante delle tragedie che riusciamo a immaginare.

Fabien Grolleau e Thomas Brochard-Castex si inseriscono perfettamente in questo filone con un racconto potente in cui la rassegnazione non trova posto: la storia di un'umanità che non si arrende e che prova - letteralmente - a restare a galla.
Grande Oceano è figlio dei nostri tempi e si nutre del nostro presente per ipotizzare il futuro che immagina. Nella storia, il padre racconta l'inizio della fine a suo figlio come fosse una fiaba, narra di come la scomparsa della superficie avvenne nel modo più imprevedibile e incontrollabile, di come il pianeta cambiò nome e del modo in cui lə superstiti impararono a credere e a cercare un'ultima terra su cui stabilirsi.
Il padre racconta della città galleggiante di Jangada, dove uomini e donne erano riuscitə persino a far crescere di nuovo le piante e ne mangiavano i frutti, e racconta di Lili, la bambina strappata dal mare alla sua casa galleggiante, amica di una gigantesca balena bianca, cresciuta nel mare, naufragata a Jangada e poi, lì un giorno, divenuta prima il suo amore e poi la madre del bambino, prima che l'oceano, ancora una volta, la dividesse da tutto ciò che ama.

Così, quello che sembra un vagabondare senza meta assume un altro significato: il viaggio di padre e figlio è alimentato dalla speranza di ritrovare la donna che entrambi amano e di toccare finalmente un angolo di terra ferma.

Grolleau fa di Grande Oceano non soltanto una storia epica di lotta, speranza e amore, e costellata di mitologiche creature marine, ma anche una storia sul piacere e sulla necessità di raccontare storie e di fare delle storie il centro stesso della propria esistenza: il racconto della storia dell'umanità si intreccia con quello della sua famiglia, l'uno certifica la veridicità dell'altro e viceversa, innalzando le vicende della sua famiglia al rango di mito, trasformando la propria storia in poema e distogliendo ogni possibile dubbio di suo figlio sulla concretezza e l'attendibilità delle loro speranze.


Comanda chi racconta, è la legge delle storie, dice a un certo punto, e come il bambino si arrende al ritmo della narrazione del padre, noi ci arrendiamo a quello di Grolleau, mentre i disegni di Brochard-Castex ci trascinano in un oceano di terrificanti meraviglie, di creature divine e mostruose, tra la selvaggia immensità di un mare senza fine e l'altrettanto infinita voglia degli esseri umani di sopravvivere, sempre, a qualunque costo.
E cosa è storia, racconto d'invenzione, gioco di fantasia e cosa, invece, resta del reale, non importa più saperlo: siamo anche noi persə nel Grande Oceano in cerca di una terra da cui scrutare, in attesa, l'orizzonte.

Claudia Maltese (aka Clacca)

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