Letture seriali: Blue In Green di Ram V e Anand RK

Quando la Musica brucia l'Anima



C'è questa cosa che il Sommo Audace fa quando presenta, su Instagram, i video dei volumi che vengono analizzati, dal sottoscritto ma anche dagli altri collaboratori de Gli Audaci, ovvero inserire in sottofondo una ricercata base musicale, che in qualche modo esemplifica il mood perfetto per la lettura in esame.

Un particolare che apprezzo molto, e che, nel caso di Blue In Green, porta ad una scelta obbligata, ossia il brano omonimo di Miles Davis che la miniserie firmata da Ram V e Anand RK omaggia non solo nel titolo, ma anche nelle atmosfere che quelle note sanno evocare.

La propone in Italia Edizioni BD in un pregevolissimo volume cartonato, una bella edizione che vuole esaltare il mirabile lavoro non solo di Anand RK, ma anche quello del colorista John Pearson, il design ideato da Tom Muller e il lettering di Aditya Bidikar (e quello di Maria Letizia Mirabella, che si è occupata di mantenerne l'efficacia).


Tornando per un attimo a Blue In Green brano, vi suggerisco proprio di metterlo in sottofondo quando leggerete la storia di Erik Dieter, sassofonista di effimero successo che oggi insegna musica, e sta per affrontare una dura settimana, dopo che una telefonata lo informa della morte della madre. Preso il primo aereo, l'uomo si ritrova così tra le mura di una casa che ha abbandonato da tempo con, ad attenderlo, nel buio della sera, vecchi ricordi, vecchie sensazioni, anche un vecchio amore.
Ma soprattutto, l'inizio di un incubo ad occhi aperti.

Qualcuno infatti è nel vecchio studio, qualcuno che regge in mano una vecchia fotografia e che sibila parole che tagliano come coltelli affilati.
Al mattino, tutto torna alla normalità, ma non quella foto. Quella foto di normale non ha nulla: chi è l'uomo che vi è ritratto? Come è possibile che Erik, che del jazz è anche uno studioso, non abbia la più pallida idea di chi sia quel musicista? Cosa ci fa quella foto tra le vecchie memorie?
Inizia così un viaggio a ritroso, in luoghi dove un tempo il suo nome ha significato qualcosa, dove molti riponevano grandi speranze in lui, salvo poi vederle disattese.

Una ricerca che, da quella vecchia foto, finirà per aprire un autentico e forse demoniaco vaso di Pandora, fatto di note e spettri, di ossessioni e perdita, del controllo e della propria anima.


È un racconto densissimo, quello imbastito da Ram V, una delle firme che più stanno segnando l'attuale panorama fumettistico statunitense, non solo mainstream.

Cito la sua attuale run su Detective Comics, una sleeper hit di cui non si sta parlando abbastanza, e il suo ciclo su Swamp Thing (a cui avevo dedicato una Lettura Seriale tempo fa). Ma è in opere come Le Molte Morti di Laila Starr o, appunto, Blue In Green che questo autore da pieno sfoggio delle sue capacità come scrittore, forte di una libertà che, indubbiamente, confrontarsi con icone come Batman mette in qualche misura a freno.

Il talento c'è, e mentre le note di Davis risuonano nel silenzio, pare quasi d'immaginarlo battere sulla tastiera, permettendosi di creare un autentico romanzo, grafico ma ricco nei dialoghi e nelle molteplici didascalie, ognuna un colpo di scalpello nel cesellare la figura di Erik, il suo animo, i suoi pensieri, i suoi tormenti ed ossessioni.
O, se preferite, i solchi di un vecchio vinile, dove la sua penna è la puntina che riesce a leggerli, interpretarli, scandendone il suono nell'aria. Ma un fumetto non ha suono, ha immagini, guizzi di matita e pennello, slanci di colore e soluzioni visive ardite.

È qui, in questa urgente necessità, che interviene Anand RK (al secolo, Anand Radhakrishnan), il cui stile, ricercato eppure sempre pronto a non lasciarsi ingabbiare dai confini di una vignetta o una tavola, richiama quello di un Martin Simmonds o di un Bill Sienkiewicz, che incantano, ipnotizzano, trascinano in un vortice di linee, schizzi, prospettive e suggestioni.


Non è una storia didascalica, quella di Blue In Green. Ogni tavola concorre a superare la precedente, a far trasalire il lettore così come avvolgerlo con la sua bellezza, mentre le parole di Ram V continuano implacabili a tracciare il destino contorto del protagonista, a raccontarcelo con la miglior prosa, includendo un mistero che sa di "Faust" e Lynch.

Ci si perde, al pari di Erik, dietro una storia fatta di sfaccettature, di immagini che mutano di continuo, di soluzioni di design, tra copertine di vecchi LP, manifesti appesi fuori da fumosi locali con le insegne al neon, fogli scritti a penna e ritagli di giornale.
Muller, in questo senso, compie un lavoro importante, perché amalgama il tutto con il disegno di Radhakrishnan, creando immagini che accompagnano, non si sovrappongono, rendendo il risultato filmico, allucinato, quasi palpabile nella sua irrealtà narrativa.

Ma è poi così irreale il demone che attanaglia Erik? Tolto l'orrore, tolto il mistero, tolta quella patina da thriller, è davvero così impossibile immaginare quel grumo di rimorsi che il Nostro si porta appresso, e che gli afferrano il cuore ogni volta che accetta di abbandonarsi tra le braccia di Euterpe?
Voleva essere grande, Erik, voleva che la Musica, questa pulsione inarrestabile che sentiva dentro sin da bambino, lo portasse là, dove stanno i grandi nomi, magari con la propria foto appesa nella gallery di un rinomato club, dove ogni sua esibizione era garanzia di un tutto esaurito, fatto di tavoli pieni, persone ammaliate dalle sue note e applausi ammirati.
Ma la vita suona uno spartito inedito per ognuno, e sta a te saperne trovare la giusta armonia.

Non c'è musica in Blue In Green, eppure mentre il Jazz di Davis risuona nell'aria, ti rendi conto che è un suono invisibile quello che muove le pagine del fumetto, quella capacità di incastonare in una nota un'intera esistenza, una sinfonia che, spesso, non ha bisogno neanche delle parole, solo di un sassofono che ne scriva la colonna sonora.
Si propaga nell'aria, e conduce una danza, che è anche gioco di luce e colore, compito che spetta a John Pearson.



Non era facile, tradurre in policromia l'insistente, angosciante, incredibile arcobaleno di vivide sensazioni che popolano questo racconto. Così Pearson, forte anche della sua esperienza, decide di guardare al cinema, di guardare a soluzioni cromatiche che paiono impazzite, ma che invece corrispondono ad una precisa composizione.
Dove il sangue può diventare blu, e di notte cambiare in verde.

Rendendo Blue In Green fumetto un'esperienza, al pari del Blue In Green musicale.
Ve ne sarete resi conto, ascoltandola.
Ve ne renderete conto, sfogliando questo volume.
Non riuscirete a liberarvi di quest'opera dopo una sola e semplice lettura, in qualche modo, saprà rimanervi incastrata nella retina, vi obbligherà a ritornarci, a rileggerla o anche solo analizzarne le singole pagine cercando di decifrarne la moltitudine di linee, tratteggi, schizzi di colore e reference.

Ram V segna uno dei suoi lavori migliori, una delle sue sceneggiature più ispirate, uno di quei titoli che "fanno curriculum", se mi passate l'espressione, e che poi ti spingono a voler leggere altro di suo, per apprezzarne sempre più la sottile poetica.
Una poetica che qui si presta a farsi romanzo, perché vuole catturare qualcosa come la musica, il tormento, quella sospensione che inizia nel momento stesso in cui appoggi le labbra allo strumento, inizi a suonare e tutto il resto svanisce in un oblio ovattato.

E per raccontare questo viaggio che vive della stessa inafferrabilità, Anand RK si è rivelato la scelta migliore, quella che cesella quell'idea e la sa rappresentare sulla tavola.
Thriller, Dramma, Riflessione: varie chiavi di lettura si nascondono tra le righe di questo spartito, e di sicuro, una di quelle Letture che, in mano ad un bravo regista, potrebbero anche trovare modo di raggiungere un altro medium, ed in quel caso, la soundtrack aggiungerebbe atmosfere nuove, puntando su più di un senso, sostituendo sensazioni accennate con altre più immediate.



Ma qui e ora, Blue In Green è soprattutto Fumetto, di quello bello, di quello da consigliare e far conoscere, di quello che a scaffale fa la sua figura, mentre vi rendete conto che la puntina sul giradischi sta ormai girando a vuoto.
Eppure, stranamente, voi continuate a sentire la musica...
Tranquilli, probabilmente è solo un'impressione!

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