Anna - chi l'ha detto che le dimensioni non contano?
Nell'esordio della fumettista tedesca Mia Oberländer, le donne di tre generazioni raccontano la difficoltà di essere diversə
Essere alti e grandi è bello, dicono. Bata pensare a Heidi Klum o ad Alessandro il Grande... Oppure al tifo che facevi per la tua squadra del cuore alla finale del campionato di serie B «Sei il più grande, Markus!». O alla prima volta che hai bevuto la Coca dopo le 6 del pomeriggio... perché ormai ormai eri grande! Tutte cose a cui gli abitanti di Bad Hohenheim non pensarono affatto il giorno in cui nacque mia madre...
In effetti, quel giorno lə abitanti di Bad Hohenheim non erano affatto entusiastə. Dicono che la bambina che era venuta alla luce, Anna1, fosse così grande che fu messa a dormire sul tetto della casetta dellə suə genitorə. A malapena si riusciva a prenderla in braccio! Beh, si sa che le voci esagerano sempre un po', ma Anna1 era davvero una bambina gigantesca. Nonostante tutto, in paese tuttə si abituarono alle dimensioni esagerate della piccola e Anna1 crebbe amata e benvoluta da chiunque. Diventata grande, Anna1 conobbe un uomo - letteralmente - alla sua altezza con cui mettere su famiglia a Bad Hoheneheim, tra le montagne, le valli, le mucche e le galline.
In quel piccolo angolo di paradiso montano, nasce Anna2 che - prevedibilmente, vista l'altezza di sua madre e di suo padre - è, anche lei, altissima, persino più di Anna1. Le gambe di Anna2 sono così lunghe che è difficile farla entrare nell'inquadratura di una foto ed è difficilissimo per lei riuscire a sedersi al posto guida di un'automobile.
Eppure, stanca di non essere apprezzata, Anna2 prende la sua macchina e lascia Bad Hohenheim con l'intento di non tornare più, di andare in una grande città e trovare un uomo piccolo piccolo con cui, magari, interrompere la catena di Anne lunghissime.
Il tentativo fallisce miseramente e se all'inizio la nuova nata, Anna3, sembra una bambina di proporzioni normali, presto le sue gambe diventano lunghissime, proprio come quelle di sua mamma.
Mia Oberländer racconta la storia di queste tre donne, il loro rapporto e quello con il mondo che le circonda inanellando episodi delle loro vite, dall'infanzia all'età adulta, momenti che possono sembrare banali ma che diventano, per chi è diversə, una serie di accuse da parte del mondo intero: non sono le case, i tavoli, i vestiti, le macchine, eccetera a non andar bene per le gambe troppo lunghe di Anna2 e Anna3, è colpa loro e dei loro corpi strani e sproporzionati, incapaci di adattarsi a un mondo che non vuole neppure provare a cambiare per farle sentire accolte.
L'ambiente in cui vivono sembra costantemente puntare il dito contro qualcosa che non hanno scelto e che non possono controllare, la società ricorda loro che le donne, per piacere agli uomini, devono essere piccole e con l'aria indifesa e che, se dappertutto la gente vive in degli spazi costruiti seguendo sempre le stesse regole, allora non sono gli spazi ad essere sbagliati, ma loro.
Come succede con il nome, anche il dolore e il senso di rifiuto si trasmettono di generazione in generazione, come se il tempo che passa non riuscisse a insegnare nulla a chi vive accanto alle tre donne, condannate a rivivere sempre lo stesso senso di inadeguatezza.
Rifacendosi alla vera storia di sua madre, una donna più alta della media, Mia Oberländer mette l'accento sul modo in cui la società sbarra le porte davanti alla non-conformità dei corpi, bolla le necessità altre come inutili capricci e costringe chiunque non si avvicina abbastanza allo standard a vivere la sua vita a margine, come fosse uno scarto di produzione. Si costringono quei corpi ad adattarsi a spazi che non sono pensati per essere abitati da loro e, al contempo, ci si aggrappa a stereotipi e luoghi comuni per escludere le persone con corpi non conformi non soltanto dai luoghi fisici ma anche da quelli sociali.
L'esordio dell'autrice tedesca mette insieme le atmosfere da favola tradizionale con la denuncia sociale contro la discriminazione in un fumetto che si allinea con lo stile più underground e indipendente del panorama europeo. Il tratto di Oberländer è semplice e sicuro, accompagnato da campiture di colore quasi sempre piatte e sature, pochi dettagli ma una grande attenzione alle espressioni dellə personaggə e alle loro emozioni e sentimenti. Un'ottima prima prova che le è valsa fino ad adesso due riconoscimenti: il premio per il fumetto della Fondazione Berthold Leibinger e il Deutscher Jugendliteraturpreis nella categoria Nuovi talenti.
Claudia (aka Clacca)