La luna e l'acciaio vol. 1: cos'è un samurai senza la sua spada?
Un fantasy - e un'improbabile storia d'amore - nel Giappone dell'era Tenpo
Se io tocco una spada o qualsiasi altro oggetto metallico, esso si piega e si deforma. Immagino sia difficile da credere però non ho potuto neppure mettere inserti metallici nell'impugnatura di questa spada di bambù. Non posso far bollire l'acqua in una teiera di ferro e nemmeno maneggiare il denaro. Senza Otokichi, il mio servitore, sarei del tutto inerme. Questo è il mio supplizio. Tu non puoi capirlo e nemmeno gli altri.
Konosuke Ryudo è un samurai. Più o meno.
Per la precisione è un samurai di basso rango, senza lavoro, costantemente deriso e umiliato perché - vox populi - spaventato dalle spade. In realtà le cose sono molto più complicate di così: Konosuke non ha paura delle spade ma non può impugnarne una.
A dirla tutta, non può neppure sfiorare qualsiasi oggetto metallico. Non può maneggiare il denaro o radersi o tagliarsi i capelli, non può indossare ornamenti e, ovviamente, non può impugnare una spada o esserne ferito.
O ucciso.
Ogni volta che si avvicina a un oggetto metallico, questo si allontana, si contorce e si ripiega su sé stesso pur di evitare il contatto con Konosuke, proprio come se fosse dotato di vita propria.
La condizione di Konosuke è talmente tragica da risultare comica, un paradosso pirandelliano che ci suscita tanto il riso quanto la compassione, ma allo stesso tempo è così assurda che sarebbe inutile provare a spiegarla e dunque, in preda allo sconforto, il povero samurai non trova la forza né il modo di reagire alle dicerie che lo descrivono come un vigliacco terrorizzato all'idea di un combattimento vero. Konosuke, che ha rinunciato all'idea di potersi aspettare qualcosa di buono dalla vita, desidera una morte onorevole più di ogni altra cosa al mondo, ma come può un samurai morire con onore se non può battersi?
In preda allo sconforto più nero e malamente battuto in duello, pestato e mezzo annegato, Konosuke viene salvato da una donna bellissima, mai incontrata prima.
L'incontro con Tsuki (月 tsuki = luna) non solo gli salva la vita ma gliela stravolge completamente perché, per qualche motivo incomprensibile al povero samurai ancora rintronato dalle botte prese, lei è decisa a sposarlo a ogni costo. Celebrato il matrimonio - e accertatosi che la sua sposa non è una kitsune (uno spirito volpe che inganna gli uomini assumendo l'aspetto di una donna bellissima), a Tsuki toccherà l'arduo compito di cambiare l'idea che Konosuke si è fatto di sé stesso... e di imparare a vivere insieme!
Ma La luna e l'acciaio è molto più che una commedia romantica. Nonostante il tono iniziale sia più comico che tragico, Tsuki si rivela velocemente una personaggia molto più profonda e sfaccettata di quello che non sembri dalle sue prime apparizioni e questo permette a Daruma Matsuura di tracciare un profilo più dettagliato anche di Konosuke, svelando il suo passato tragico e il trauma che l'ha segnato fin da giovanissimo. Sullo sfondo, il Giappone dell'era Tenpo (circa il secondo quarto dell'800) qui narrato assume connotazioni magico-fantastiche in cui il potere di manipolare le sostanze - consapevolmente o meno, come accade al nostro protagonista - appartiene a più persone e può essere usato in molti modi...
Questo primo volume incanta per lo stile di disegno estremamente elegante e al contempo fluido, veloce ed espressivo; riesce a mantenere fino alla fine l'equilibrio in cui si pongono i momenti comici e leggeri e quelli, invece, più drammatici; ci fa già sentire legati allə personaggə e ci sembra di cominciare a scorgere qualcosa della loro essenza; ci cattura, alla fine, con una rapida ma coerente svolta action nelle ultime pagine.
Personalmente, La luna e l'acciaio è stata una lettura estremamente sorprendente, che dà molto più di quello che promette e che merita di essere provato perché, credo, può incrociare gli interessi di tantə lettorə diversə.
Claudia (aka Clacca)