Issunboshi di Ryan Lang: un piccolo uomo, un grande destino

Ryan Lang inizia la sua carriera come fumettista adattando un celebre racconto tratto dall’antico libro illustrato Otogizōshi. Issun-boshi: il ragazzo lungo un sun, il Pollicino del Sol Levante

Visual development artist e concept artist. Marvel Studios e Walt Disney. Doctor Strange, Guardians Of The Galaxy Vol. 2, Avengers: Endgame. Ralph Spaccatutto, Big Hero 6, Oceania. Questo elenco apparentemente randomico vuole semplicemente riassumere chi è Ryan Lang: un grande professionista della settima arte che si è prestato alla nona. Nel farlo ha guardato ad Oriente, ai racconti di folklore giapponese che lo hanno sempre affascinato sin da piccolo.

L’artista americano prende e rielabora il racconto originale, in cui una vecchia coppia che non riesce ad avere figli, dopo numerose preghiere rivolte al Sumiyoshi Sanjin (mitologica triade di divinità shintoiste, protettrici del mare e della navigazione), vede finalmente esaudito il suo desiderio. Tuttavia il figlio concesso risulterà essere grande solo un sun (unità di misura giapponese corrispondente a circa 3 cm nel sistema metrico).

A questo punto, a seconda della regione del Giappone in cui viene raccontata, la storia prende diverse direzioni, ma tutte vedono il giovane lasciare la casa dei genitori per compiere il suo destino, fino al combattimento decisivo contro un oni (una tra le creature mitologiche del folklore giapponese simili ai demoni e agli orchi occidentali). In alcune versioni finirà per sposarsi con la figlia di un aristocratico, salvata dalla creatura, in altre diventerà un celebre samurai conosciuto in tutto il Giappone.

Ryan Lang mantiene l’ossatura di quanto detto, arricchendola però con un antefatto. Nel mondo di Issunboshi infatti esiste una misteriosa arma, la Lancia dei Cieli. La sua potenza era tale che gli dei la utilizzarono per dar vita, scuotendo i mari, alla prima isola dell’arcipelago giapponese: Onogoro Shima. Temendone un uso improprio, gli dei decisero infine di dividerla in quattro parti nascoste per il mondo. L’asta divenne un albero, l’impugnatura un fiore, la lama una pietra. Incapace di trovare un rifugio, lo spirito della Lancia rimase nel cielo. Questo almeno fino a quando un giorno un crudele oni, per caso, si imbatté nel primo pezzo. Pervaso dalla consapevolezza che gli avrebbe donato il potere degli dei si mise subito alla ricerca degli altri tre. Lo spirito, temendo il peggio, decise quindi di nascondersi anch’esso, trovando finalmente un “recipiente” e incarnandosi sotto forma di bambino.

Quel bambino è, ovviamente, Issunboshi.

Da qui parte quello che potremmo definire il classico viaggio dell’eroe. Il protagonista infatti, pur essendo così piccino, possiede una forza fisica sovrumana. Sia lui che i suoi genitori sanno che è destinato a grandi cose. Venuto a conoscenza dei piani dell’oni, ovvero di utilizzare la Lancia per infrangere il sigillo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti (liberando così l’inferno e i suoi demoni sulla Terra), ha il via il consueto percorso fatto di allenamenti, presa di coscienza e scontro finale.

Ryan Lang dà vita a una narrazione semplice ma efficace e riesce a mescolare con maestria Occidente e Oriente, creando un'amalgama perfetta. La storia infatti pesca a piene mani dal folklore giapponese ma ha tutte le caratteristiche tipiche dei classici racconti di formazione di matrice Disney/Pixar.

Da una parte infatti l'autore, attraverso tutte le tappe che il giovane eroe deve percorrere, riempie le pagine del fumetto con creature di ogni tipo. Oltre all'oni e a creature che bene o male tutti conosciamo come i kappa e i tengu abbiamo il bakeneko, uno yōkai dalla forma felina in possesso di abilità metamorfiche (simili a quelle dei più celebri tanuki e kitsune), e i gashadokuro, scheletri giganteschi di oltre 15 metri nati dall'unione di un ammasso di ossa di persone morte di inedia.

Dall’altra invece abbiamo uno stile, sia nel racconto che nel disegno, squisitamente occidentale: l'esperienza come concept artist si vede tutta nella fisionomia dei corpi e dei volti dei personaggi, ma ciò che colpisce maggiormente fin da subito l’occhio è la regia. L’impressione che si ha è quasi quella di avere di fronte uno storyboard, con le tavole a rappresentare i keyframe. Il risultato è un lavoro estremamente dinamico, che sembra pronto a prendere vita.

In tal senso risulta eccellente l’utilizzo del blur: sfocando le tavole Ryan Lang riesce non solo a creare un'“illusione di movimento”, ma ci costringe anche a concentrarci su determinati particolari all’interno delle tavole. Oltre che nella regia, Ryan Lang compie anche un ottimo lavoro nella composizione, riuscendo ad utilizzare in maniera eccellente proporzioni e prospettive, cosa che ha permesso di esaltare tanto la bassa statura del protagonista quanto la grandezza dell’oni e dei gashadokuro. Se a tutto questo aggiungiamo un eccelso utilizzo del grigio in tutte le sue sfumature, ciò che otteniamo è veramente una chicca.

Un fumetto singolare nel suo genere, che sta già scalpitando per ricevere una trasposizione animata (con noi a dargli man forte).

Issunboshi è una piccola grande storia, che invita tutti noi a fare del nostro meglio. A prenderci le nostre responsabilità, a combattere per ciò che è giusto. Non importa quanto cosa (o chi) abbiamo di fronte sia grande o insormontabile: “A volte dobbiamo cercare nel profondo del nostro io per trovare la forza di fare ciò che il mondo ci chiede di fare e diventare ciò che il mondo vuole che diventiamo”.

Uno splendido racconto per grandi e piccini, disegnato e messo in scena in maniera encomiabile.

Andrea Martinelli


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