Retrocomics 11 – Il 1982
Retrocomics torna giusto in tempo per l’inizio dell’autunno (ma sarà arrivato davvero?).
Siamo nel 1982 e...
- Al cinema esce Rambo, filmone senza se e senza ma.
- Viene distribuito sulle console dell’epoca quel generatore di bestemmie che porta il nome di BurgerTime.
- Dopo un paio d’anni dall’uscita del pilot, viene presentata la serie animata della Pimpa, realizzata da Altan insieme a Osvaldo Cavandoli – se non sapete chi sia è cosa assai grave.
E nel fumetto? Il 1982 è un anno estremamente gustoso quindi via con i tre titoli scelti dal sottoscritto.
AKIRA
Prima di parlare di questa seminale opera di Katsuhiro Ōtomo vorrei soffermarmi su un paradosso: in quasi tutte le recensioni che lo riguardano si inizia a parlare del manga, per poi finire sempre a discutere de
– La moto rossa di Kaneda e di quanto sia iconica.
– Il film omonimo del 1990, diretto dall’autore stesso.
Queste divagazioni mi hanno sempre lasciato basito perché tendono a sminuire l’importanza e la qualità stessa del manga.
Chiusa la parentesi polemica, torniamo a bomba, ovvero la storia di Tetsuo, Kaneda e del buon Akira; quest'ultimo compare meno di molti altri personaggi ma quando lo fa si sente, in tutti i sensi.
Il manga si può dividere in tre tronconi narrativi, dove nel primo ci viene presentata una Neo Tokyo post Terza Guerra Mondiale dove scorazzano band di motoclisti, nel secondo facciamo conoscenza con alcuni esper e nel terzo assistiamo al combattimento finale tra le due fazioni.
Il terzo risulta il più debole a livello narrativo, forse anche a causa del fatto che Ōtomo fosse contemporaneamente impegnato nella realizzazione del film di Akira.
Si sta comunque parlando di un'opera da leggere assolutamente, un manga che ha gettato le basi per molte opere successive sia di genere sci-fi/cyberpunk che action in generale.
Due righe anche su come Akira arrivò da noi.
La vicenda si può riassumere in “molto male”: in primis la Glenat pubblicò la versione americana, versione che venne colorata per volere di Epic Comics (un’etichetta della Marvel), a ciò si somma il fallimento della divisione italiana di Glenat prima di poter pubblicare il finale del manga, per cui, per poter leggere leggere una nuova edizione completa e in bianco e nero, dovremo aspettare quasi un decennio, per la precisione il 1998, con l’edizione della Panini.
WOLVERINE
Chris Claremont scrive, Frank Miller disegna, Joe Rubinstien inchiostra, Tom Orzechowsky lettera, Glynis Wein colora, Louise Jones edita, Jim Shooter supervisiona.
La Marvel gentilmente pubblica.
Si tratta della prima miniserie con protagonista il mutante Wolverine che era precedentemente apparso in una storia con Hulk.
Gli autori mescolano il filone supereroistico con quello, ai tempi molto in voga, dei ninja e della cultura giapponese restituendoci un risultato fenomenale: basti pensare alle prime pagine e al loro significato, oppure a questa sequenza di vignette dove le emozioni di Logan vengono raffigurate grazie un paio di dettagli.
È ancora il personaggio precedente ai film, quindi il Logan prima del trattamento alla “Hugh Jackman”: il nostro buon mutante canadese è ancora di bassa statura, alquanto peloso e dedito alla compagnia di bacco e tabacco, ma ci sono già tutti i tratti che lo renderanno un personaggio tra i più amati di tutto l’universo della Casa delle Idee, a partire dalla sua frase più iconica:
“I’m the best there is at what I do, but what I do best isn’t very nice.”
Un ultimo appunto: tra gli artisti citati mi preme sottolineare che la figura di Jim Shooter rivoluzionò - nel suo periodo da Editor in Chief - la Marvel e il fumetto americano moderno in generale.
MARTIN MYSTÈRE
Ero in dubbio se scegliere questo fumetto o La storia di Marco Polo detta Il Milione di Guido Martina e Romano Scarpa. Alla fine ho optato per la creazione di Alfredo Castelli & Giancarlo Alessandrini: un fumetto nato negli anni ottanta per Editoriale Daim Press, ovvero l’attuale Sergio Bonelli Editore.
Ma com’era la situazione del fumetto nei primi anni ottanta e in Bonelli in particolare? Non semplicissima, per usare un eufemismo: tra la chiusura della storica Editoriale Corno e un generale calo dei lettori, le serie classiche faticavano, mentre le novità avevano vita breve (basti pensare a fumetti come Gil o Bella & Bronco, che chiuderanno rispettivamente all’undicesimo e al sedicesimo numero).
Qualcosa cambiò nel 1982 quando venne pubblicata una serie spartiacque: Martin Mystère. Un fumetto lontano dalle tematiche western o di pura avventura, in cui l’omonimo studioso era protagonista di storie che affondavano le radici in quella bibliografia dell’impossibile che stava spopolando in libreria.
Atlantide, alieni, misteri impossibili, tutto trovava posto in questo calderone che cercava anche di affrontare il classico mercato dei fumetti bonelliani con un taglio più moderno, attualizzando anche certe modalità come il rapporto tra il nostro eroe e il gentil sesso, che risultava lontano anni luce rispetto agli altri fumetti come Tex o Zagor.
Come andò? Considerando che a settembre 2023 è uscito il numero 403, direi tutto sommato molto bene, nonostante vari cambi di foliazione e periodicità, segnali di un altro periodo di crisi delle vendite del fumetto, crisi che si manifestano ciclicamente e che, paradossalmente, servono anche per svecchiare un ambiente spesso un po’ bradiposo.
Ci si ritrova nel 1983!