Letture seriali: The Plot Holes di Sean Murphy
Tutte le Storie hanno un potere. Specialmente quelle coi "buchi di trama". Li temiamo, alle volte li vediamo anche dove non ci sono, e fa sorridere come un abile fumettista come Sean Murphy abbia deciso di renderli "protagonisti": non potevo non dedicare una "Lettura Seriale" a The Plot Holes, la sua miniserie da autore completo, piccolo caso da crowdfunding, e che arriva ora nelle nostre librerie grazie a Star Comics, nel catalogo Astra.
Una storia che parla di storie, di come ci fanno sentire e di quanto ci sia bisogno di proteggerle. Uno di quei fumetti che diventano metanarrazione, che parlano del mezzo usandolo come escamotage per creare i suoi personaggi, facendo dell'omaggio una bandiera.
I "Plot Holes" sono una squadra scelta di "difensori", il cui scopo è salvare i libri, editandoli perché diventino finalmente pubblicabili: li guida Ed, una donna esperta e dal piglio deciso, dal passato misterioso e che sa riconoscere il talento quando se lo trova davanti.
Come nel caso di "Inkslayer", il nostro protagonista, che altri non è che Cliff Wieselwitz, un fumettista che scopre di essere solo il personaggio di un libro, che sta per essere cancellato.
Tutta la sua vita, tutto quello che pensava di conoscere, l'amore che ha perso e le sue aspirazioni, niente era davvero reale, non come lo intendiamo noi. Era la fantasia del suo autore, e ora Ed gli offre la possibilità di entrare nei "Plot Holes".
E se questo era già abbastanza incredibile da dover digerire, figuratevi quando viene presentato al "team", composto da Röar, una tigre mutaforma di un universo Fantasy. Poi abbiamo Le Rasoir, una vampira pirata dei Caraibi. Johnny, il personaggio di un manga a colpi di mecha e spericolate macchine da corsa, che usa "Giro" come intercalare. Surge, un eroe da comic book con tanto di armatura.
E ultimo, ma non assolutamente ultimo (anche perchè vi sfido a dirglielo) abbiamo Kevin, il personaggio di una vecchia striscia Anni '30, che dovrebbe essere un bambino, ma lo è quanto Baby Herman, se capite che intendo. Cinico, disilluso, sboccato e pure un tantinello razzista, ma giusto una punta (per colpa della sua autrice, a sua difesa).
Ed li ha "salvati", li ha presi con sé prima che i loro libri, opere di dubbio gusto, venissero eliminati per sempre dalla memoria. Li ha addestrati e valorizzato le loro capacità, creando così un gruppo affiatato, che mi potrei anche arrischiare a definire "Famiglia".
Tutti loro si muovono all'interno di una matrice digitale, parte di un software utilizzato per l'editing. Nacque come piattaforma per la pubblicazione di tutti i libri digitali del mondo, ma qualcosa andò storto, portando alla loro cancellazione. Così, i "Plot Holes" intervengono come misura di sicurezza, per salvare il "Programma" e tutte quelle narrazioni ancora inedite, o almeno, quelle che meritano di avere una reale possibilità, perché ci sono anche storie talmente brutte da non meritare speranza.
I nostri Eroi si muovono così tra mondi di Fantasia, provengono da altrettanti universi di immaginazione e, armati di "Segnalibro" (inteso come il dispositivo che gli permette di "entrare" nei libri), compiono le loro imprese, ma nell'ultima, qualcosa è andato storto, e ora tutto rischia di sparire, per sempre, decretando la fine del "Programma"...
C'è un motivo per cui, personalmente, trovo irresistibile questo genere di opere, e risiede nel divertimento che l'autore riesce ad infondere a questo suo desiderio di follia creativa, a questo suo voler mettere mano alla "scatola dei giochi" e pescare a piene mani tante idee quante le stelle nel cielo... o le citazioni che può riuscire ad inserire in una tavola.
E di quelle, Sean Murphy ne raccoglie tantissime, riuscendo ad amalgamarle con una trama semplice ma efficace, piena di ritmo e sopratutto di maestria grafica.
Da quel punto di vista, infatti, mai avuto dubbi: il disegnatore è sempre una matita eccellente, non smette di dimostrarlo ogni volta, riponendo una cura importante in ogni linea, in ogni sequenza, brillando specialmente in quelle d'azione, e dimostrando sempre una totale padronanza della sua arte, del suo tratto incisivo e riconoscibile.
Questa poi è un'opera da autore completo in cui deve rendere omaggio non ad un'influenza specifica, ma alle tante, se non tutte, quelle che nel corso della sua vita ne hanno forgiato stile, fantasia e voglia di rischiare, quindi l'impegno al tavolo da disegno era ancor più fondamentale.
C'è sempre la forte volontà di non tradirsi, di non tradire il proprio talento, cercando di rendere tutti i personaggi secondo il tratto personale, ma conferendo ad ognuno quelle precise caratteristiche del "mondo di appartenenza", come i grandi occhi di Johnny Manga oppure quando, nel flashback in cui viene svelata la backstory di Kevin, il rimando a Calvin & Hobbes è talmente palese da strappare un sogghigno, ma carico di gioia e nostalgia.
Affrontando così tanti generi diversi, il rischio di cedere e rischiare il ridicolo, dando ad ogni personaggio sulla scena una diversa "impronta", avrebbe solo generato confusione. Invece Murphy mantiene sempre un equilibrio, una solidità artistica davvero impeccabile, costruita in anni di una carriera variegata che lo ha reso una firma così apprezzata.
E quando decidi di lanciare il "cuore oltre l'ostacolo", e di cimentarti in un progetto da presentare al pubblico del crowdfunding, hai bisogno di tutte le certezze possibili, così ecco che ad occuparsi dei colori, dell'importante policromia che determina l'esplosione di vita di una storia di questo tipo, dove questo viaggio nell'immaginazione deve risplendere dei giusti toni, troviamo Matt Hollingsworth, collaboratore di Murphy di lungo corso, e Dave Stewart, anch'egli firma ben nota a chi mangia pane e comic book.
Il lavoro di entrambi, lo sforzo profuso, è volto a rendere il lavoro di Murphy ancora più spettacolare, ancora più un "blockbuster" del fantastico, regalando ad ogni possibile volo "di pagina in pagina" il proprio specifico impatto sulla retina.
E curiosamente, questo diventa ancora più evidente in una specifica sequenza, che il disegnatore decide di proporre in un orgoglioso B/N, quando ci mostra il mondo di provenienza di Johnny, perché quel particolare sguardo al Sol Levante doveva essere per forza in bicromia, solo matita e china, e così quell'attimo in cui il colore ci abbandona, risalta.
Graficamente, quindi, Murphy è certezza.
Ma chi ne segue la produzione, sa che c'è uno scoglio, non esageratamente insormontabile, ma sempre un poco il suo tallone d'Achille: la sceneggiatura.
Se infatti siete anche voi lettori del suo Cavaliere Bianco, è indubbio che quel Batman, quella Gotham alternativa, sono una continua esaltazione del dinamismo del personaggio, della potenza dei suoi veicoli, e di tavole che strappano un "Wow" ammirato. Ma se la matita è d'oro, la penna è spesso risultata acerba, con un disegno che talvolta viene in soccorso per risollevare il ritmo della storia, che si perde con dialoghi non altrettanto efficaci.
Però c'è una cosa che è innegabile a chi sta diventando Maestro della propria Arte, ed è la costante ricerca, la voglia di imparare e di migliorarsi.
E Sean Murphy sa di esser nato disegnatore, sa di dover ancora affinare come sceneggiatore, e a muoverlo è sempre una sana passione: se c'è una cosa che accomuna infatti il White Knight e Plot Holes è proprio il fanciullesco divertimento, lo stesso di qualcuno a cui viene concessa la già citata "scatola dei giochi" e di farci quello che desidera, di giocarci appunto, e di trasmettere quello stesso ardente divertimento anche al lettore.
È questo a rendere il "Cavaliere Bianco" un successo, un universo che continua a raccontarsi, con sempre più confidenza e sicurezza, con una differenza: se Batman è una concessione, è un "prestito" a cui Murphy guarda sempre con rispetto e riverenza, e anche perché no, con quel timore che, alle volte, ne limita il movimento, coi "Plot Holes" si respira una maggiore libertà, un volersi cimentare senza rete.
Questo si riflette anche nello scrivere: i dialoghi sono più efficaci e frizzanti, c'è spazio persino per dei piccoli tempi comici, e sopratutto per sfidare l'approccio che abbiamo verso le Storie, verso ciò che percepiamo come reale, quello che diamo per scontato e quanto ogni storia, anche la nostra, sia figlia della percezione che abbiamo di essa e di come scegliamo di raccontarla.
Riflessioni che esaltano lo spettacolo, perché quello di Cliff diventa un dilemma che abbraccia anche il lettore, un "mal di testa" esistenziale di non poco conto, a ben pensarci. Una storia vive solo di chi la legge oppure ha una vita propria? Quanto, della scintilla del proprio autore, si riflette davvero in quei personaggi, nel loro essere "reali"?
E a quel punto, è possibile per un personaggio "complesso", come spesso possono esserlo i villain, quelli nati tali, cambiare, trasformare la propria indole, raggiungere l'indipendenza?
Murphy se lo domanda, nasconde queste stille come meteore all'interno di un flipper, con quella pallina di metanarrazione che continua a rimbalzare, segnando punti su punti sino a fare Tilt, anche perché, guardando con occhio ironico la cosa, è palese che Cliff sia una sorta di suo doppelganger.
Forse, a volergli fare una critica, il finale arriva un poco troppo repentino e almeno un colpo di scena l'ho trovato telefonato... anzi, mi correggo, l'ho trovato "classico".
Ma sono peccati veniali, facilmente perdonabili, perché al termine della corsa, vorresti risalire subito e passare altro tempo con questi personaggi, rincontrarli ancora.
E proprio perché la creatività è un continuo divenire, un continuo moto ondoso che si evolve, mi ha strappato un sorriso acceso veder apparire in più occasioni (tranquilli, non spoilero), uno Zorro.
Magari, in quel momento, è scoccata nella vulcanica mente del fumettista l'idea per il suo prossimo progetto: proprio in questi giorni, infatti, è partita la nuova campagna su Kickstarter per un'audace rilettura del mito dello spadaccino che firma con la Z, sempre da autore completo.
Come detto, l'ispirazione corre felice in The Plot Holes e pure questo ne è un esempio, fosse anche solo per l'enigmistico cipiglio di scovare e catalogare tutte le citazioni (che poi è il motivo per cui, consciamente, ho deciso di non svelarne troppe nel pezzo), perché è uno dei piaceri per cui vale il biglietto.
Ma dicevo dei personaggi, del volerli incontrare ancora, sperando un giorno in una nuova avventura.
Anche se, forse non ce n'è bisogno: perchè questa, oltre che all'immaginario, è anche una piccola ode a chi di storie si occupa, lo fa per mestiere, sia chi le crea, sia chi permette loro di arrivare a chi le leggerà. Gli editor, i correttori di bozze, quelli che revisionano una storia valida sinché non diventa veramente degna di andare in stampa e farsi strada nel mondo, non solo quello della Fantasia.
Perciò, ogni volta che leggerò un buon libro o un ottimo fumetto, so che è grazie ai veri "Plot Holes", gli unici "Buchi di Trama" che davvero contano!