Letture seriali: Mr. Evidence 2 - Il quinto uomo

Il secondo volume della miniserie ideata da Adriano Barone e Fabio Guaglione, una vera e propria dichiarazione d'intenti

«Una Miss Lettura Seriale, che sarei un pazzo a non consigliarvi e che ben valgono sia il Mister Salto per iniziare una nuova, inedita avventura e dargli la fiducia di cui ha bisogno, che il Signor Passaggio in Libreria o Fumetteria per farlo vostro e riporlo sul Signor Scaffale.»

Con queste parole, all'incirca un anno fa, giorno più giorno meno, chiudevo la recensione per il primo volume di Mr. Evidence, l'Audace proposta Bonelli da libreria firmata da Adriano Barone e Fabio Guaglione, dopo il suo debutto in quel di Lucca Comics & Games 2022.

La cover del primo volume, pubblicato nel 2022.

Adesso, mentre leggete queste righe, la manifestazione nella città toscana sta per tornare e SBE presenterà il terzo volume di questa interessante serie, così ho pensato bene di "tornare sul luogo del delitto" e parlarvi, in attesa di leggere Il killer degli specchi, del secondo volume, Il quinto uomo, per provare a capire, insieme a voi, se le premesse e le promesse dell'esordio sono state o meno mantenute.

Anche se l'aggettivo più calzante sarebbe "sovvertite": idealmente, si riparte dallo stesso esatto punto in cui eravamo rimasti, di fronte al cadavere di Melissa, una paziente del Mulholland Institute, che si è impiccata nella sua stanza. Ma siamo davvero sicuri sia stata lei a togliersi la vita?

Immagino però che un piccolo riepilogo possa esser d'aiuto, sia ai nuovi arrivati, incuriositi dalla bella cover di Carmine Di Giandomenico, sia a chi ha bisogno di un veloce ripasso.

La citata struttura, il Mulholland Institute, è un centro di cura di lusso per individui con particolari problemi psichiatrici, cosa che, in una certa prospettiva, li rende unici, e ben più che semplici casi clinici da studiare e curare.

Come i nostri protagonisti, in preciso ordine alfabetico, altrimenti Mr. Truth potrebbe aversene a male: Adam Carver (Mr. None), affetto da mimesi iperempatica, è in grado di replicare le persone con cui entra in contatto, sino al limite di annullarsi. Una condizione che, nelle prime pagine di questo volume, lo mette di fronte alla sgradita sensazione di sapere cosa ha provato Melissa in quegli ultimi, agonizzanti, istanti.

Alexandra Cuaròn (Miss Nerve), il "braccio" del gruppo. Tosta, agguerrita, ma sopratutto incapace di provare dolore, anzi di provare qualsiasi cosa. Indifferente ad ogni stimolo, costantemente alla ricerca di quel qualcosa che possa far scattare anche solo una scintilla di emozione dentro di sé. E forse questi altri "matti" potrebbero essere quella chiave.

Frederick Foster (Mr. Truth), forte di una prodigiosa memoria eidetica, unita al suo disturbo ossessivo compulsivo di catalogare tutto, e sottolineo "tutto", si dimostra come una banca dati ambulante, utile per mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, alla ricerca di quella "Verità che sta nell'Ordine", per dirla con le sue parole.

Philipp Weber III (Mr. Pain), a differenza di Alexandra, il dolore lo conosce sin troppo a fondo: soffre, infatti, di Harlequin Ichthyosis, rara mutazione della pelle che lo costringe a vivere in un perenne stato di sofferenza, che diventa così la sua bussola per orientarsi nella complessità dei sensi che muovono il mondo.

E poi c'è Floyd Jackson: è lui che mette in moto il domino, è lui che inizia ad instillare Mr. Dubbio nei nostri protagonisti. È al Mulholland per una forma acuta di sinestesia, ovvero quando i sensi creano connessioni altre rispetto a ciò che dovrebbero comunicare, che si esprime in un corto circuito di stimoli ed esperienze. Per capirci, percepire un suono profumato oppure essere assordati da un tramonto.

Ma sopratutto Floyd è convinto che sia stato fatto qualcosa alla sua memoria, perché sentire Magic Mirror di John Mark McMillan è come una delicata carezza sul viso. Per noi, è solo una bella canzone da ascoltare, per Floyd è il ricordo tattile della mano di sua figlia Shanice. Ma come può esserne così sicuro?

Così, i nostri si mettono in cerca di risposte, e senza entrare troppo nei dettagli, eccoci al cliffhanger, a Melissa impiccata nella sua camera, appunto. Da qui ripartiamo, salvo poi non avere assolutamente idea di dove arriveremo.

Perché, da spettator... ehrm, lettore, puoi fare tutte le ipotesi che vuoi, puoi formulare quante e più teorie su quale mistero si celi dietro le mura del Mulholland, ma è solo puro esercizio mentale, perché non abbiamo tutti i pezzi del puzzle, anzi, non abbiamo manco la scatola.

Gli unici ad avere le risposte sono i Signori Autori, ovvero Barone e Guaglione, entrambi scrittori, entrambi profondi conoscitori del mezzo narrativo, sia nella sua forma fumettistica che in quella cinematografica, che qui si stringono la mano per cercare di trasformare Mr. Evidence in una Lettura Seriale come colpo di scena comanda, senza dimenticare il fondamentale lavoro di ricerca, perchè non esiste Fantasia che regga senza una ben strutturata e coerente Sospensione dell'Incredlità.

Ogni vignetta può diventare fotogramma, da ingrandire a piacimento per scovare qualcosa che solo in apparenza ci era sfuggito in precedenza, ma come può sfuggirci se non lo avevamo ancora visto? Eppure era lì, bastava solo che qualcuno ci dicesse dove guardare.

Ma i Signori Autori sono abili nel mascherare la cosa, nel mostrare il trucco solo quando necessario, perché tutto è collegato, ma è anche un viaggio che non deve esaurirsi nel giro di un episodio.

Così l'indagine dei nostri eroi prosegue, gli indizi iniziano a cercare di incastrarsi in modo "logico", almeno nei margini che le virgolette ci concedono.

Sinché un elemento viene gettato sul tavolo, sparigliando le carte, sempre con quel sorriso beffardo di chi le risposte le ha veramente, e sto parlando del Caos.

Ad un certo punto de Il quinto uomo avviene qualcosa di assurdo, una scena che molto probabilmente renderebbe sornione John Wick (sì, c'entra una matita, altro non dico) e che permette alla storia di mutare, di cambiare prospettiva e di portarci dove, inizialmente, non avrei pensato neanche lontanamente di guardare, ovvero all'esterno.

"La Verità è Là Fuori", diceva quel tale, e mai è stato vero come adesso, per i protagonisti di Mr. Evidence: Barone e Guaglione decidono di introdurre dinamismo alla vicenda, con una scala destinata a farsi inevitabilmente più alta che non il semplice "mistero della clinica", come inizialmente poteva sembrare, in quella lunga ed importante introduzione che era il precedente volume.

È qui che la serie inizia a mostrare seriamente i suoi muscoli, e rendere chiara la validità del progetto di Barone e Guaglione, gli assi per uscire a sua volta da altri confini, che sono poi quelli della carta stampata.

Chi segue la rubrica da un po', sa che ho già trattato (e tratterò) dell'Imagoverso del regista, pensato per andare oltre il Fumetto e farsi Romanzo e, perché no, puntare anche alla celluloide.

Ecco, idealmente anche Mr. Evidence, seppur non collegato a quel progetto, vive della stessa ambizione, della stessa volonta di prendere Adam, Alexandra, Frederick e Philipp e trasformarli in personaggi a tutto tondo, sviscerandoli in ogni piega, in ogni ombra, in ogni sfumatura, andando ben oltre il character design a matita.

A dimostrazione di questo, è impossibile non notare la perizia grafica di Giovanni Timpano, che prende il testimone da Fabrizio Des Dorides e si prepara a passarlo a Andrea Camerini, in un'alternanza di stili, che risponde però, con professionalità, alla necessità, importante e decisiva, di rispettare l'iconografia ben precisa dei quattro protagonisti.

È questo a rendere estremamente piacevole sfogliare il cartonato di grande formato pubblicato da Bonelli, prima ancora di immergersi nella lettura: il disegno è curato, le tavole rispettano quella ricerca "registica" già sperimentata, ma al contempo Timpano sa metterci "del suo", valorizzando i dettagli, i volti e le espressioni, fondamentali, di Mr. Truth, Miss Nerve, Mr. None e Mr. Pain, senza le quali non ci sarebbe emozione ed empatia da parte del lettore, che invece, arrivati già a questo secondo volume, è pienamente concentrato su di loro, sulla ricerca delle risposte e le domande sui loro destini.

Noticina a parte per la policromia del tutto: dal primo volume torna la sola Alessia Pastorello, qui coadiuvata da Valentina Taddeo. A loro due, dirigere quest'orchestra di colori mantenendo invariata la palette già codificata in precedenza, e mantenuta sempre per quel senso di "continuità", non solo narrativa, ma anche visiva.

Proprio come in una serie TV, varie troupe si coordinano nella direzione dei singoli episodi, ma il risultato finale deve essere uniforme, il che non vuol dire omologato o senza una particolare anima, quanto piuttosto pensato per rendere l'opera un "tutto" pienamente fruibile, senza straniare il lettor... ehrm, lo spettatore.

Se Le prove della tua esistenza era un prologo, comprensivo di spiegoni doverosi e d'ordinanza, è Il quinto uomo la vera e propria dichiarazione d'intenti, quella che vuole dimostrare quanto potenziale ci sia da modellare.

Ne risulta perciò una lettura decisamente più saporita che non quella del già ottimo "episodio pilota", e in tempi in cui il concetto seriale di "bingewatch" inizia a scalfirsi, per questo o quel motivo, è un piacere sottile ritrovare, quando possibile, quello della "lunga attesa", e forse è anche per questo che la review di questo secondo volume ho voluto, di concerto con Gli Audaci, pubblicarla a ridosso dell'uscita del terzo.

Perché Mr. Evidence è ancora in quella fase in cui è bello salire a bordo senza saperne poi troppo, con praticamente già tre volumi all'attivo, e tutta la voglia di prendere parte alla storia nel suo divenire, dilatato nel tempo, ma incalzante, perché è chiaro che Barone e Guaglione hanno uno schema già pronto e ben pianificato per tutta la miniserie, sanno come finirà e come ci arriveremo, e non vedono l'ora di tirare quel filo rosso sulla parete, quello che scioglierà tutti i nodi lasciando che le tessere cadano sino a formare il disegno completo.

Quando finalmente Il killer degli specchi sarà nelle nostre mani (chi prima a Lucca, chi poi in libreria), è certo che apriremo quel volume con la sensazione di una forte promessa seriale (inclusa quella che si accompagna alla parola "Assassino"). E la prova inequivocabile che c'è tutta l'intenzione di mantenerla!

Il Nerdastro


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