Essentials: Vendicatori Sotto Assedio di Stern, Buscema e Palmer
Era Giugno 2009, e tornavo a casa con sottobraccio la mia edizione in volume di All-Star Superman. Faceva molto caldo, e decisi di iniziare la lettura sul poggiolo (che per i non ligustici è il terrazzo) di quella che era casa mia, e mi trovai di fronte ad un'interessante introduzione sulla storia scritta da uno dei miei sceneggiatori preferiti, Mark Waid, che finiva più o meno così “Questa è la più bella storia di Superman, e fidatevi, perchè Mark Waid le ha lette tutte”.
Il mio cervello esplose, non tanto per le lodi per quella storia così importante per il personaggio di Superman, ma perchè qualcuno, nel mondo, effettivamente aveva letto tutti i numeri di una testata a fumetti americana. E nel mio cuore si formò un'idea malsana: se ce l'aveva fatta lui, potevo farcela anch'io.
Certo, avrei dovuto però trovare un campo da gioco più facile per la mia provenienza geografica, e quando un nemico troppo potente per un singolo eroe si presentava sulla scena, sapevo che avrei potuto contare sui più grande eroi della Terra per venirmi a salvare: I potenti Vendicatori si erano uniti sotto i miei occhi, e decisi che avrei letto ogni singolo numero dello loro avventure.
Tutto questo preambolo per dirvi che, nel grande schema delle cose, il gusto personale è un fattore mentre quello che riteniamo essenziale è un altro, e dovendo scegliere quale ciclo della storia di questo gruppo Marvel nato da un ritardo di produzione e diventato negli anni simbolo del mainstream a fumetti, non potevo che non citare quei cinque numeri (Avengers da 273 a 277) del 1986, scritti da Roger Stern e disegnati da John Buscema, con chine di Tom Palmer, colori di Paul Becton, Christie Scheele, Juliana Ferriter, lettering (italiano) di Barbara Stavel ed Alan Peppoloni e supervisione nientemeno che del protettore dell'universo, Mark Gruenwald.
Ma bando ai preamboli, bando alle storie di vita, bando alle citazioni stupide... per almeno qualche paragrafo. Di che cosa stiamo parlando?
Questi cinque numeri (chiamati in gergo Sotto Assedio) raccontano un blitz dei Signori del Male, gruppo nemesi dei Vendicatori fin dal sesto numero della serie, un team di supermalvagi che ha cambiato volto spesso e volentieri, ma che è sempre stato molto legato alla figura della famiglia Zemo, vecchi nemici nazisti di Capitan America.
Questa nuova versione del gruppo è formata da un numero ragguardevole di pesi massimi a livello di puro potere fisico e da alcuni personaggi minori che nel corso degli anni avevano rivelato di avere moltissimo potenziale di combattimento, facendo di questa formazione una delle più letali di sempre, guidate dalla sete di vendetta di Helmut Zemo, figlio d'arte e stratega provetto, che attaccherà gli eroi più potenti della Terra su più fronti: dividerà alla bell'e meglio il gruppo, sfonderà la porta della base degli eroi, e la trasformerà nel suo quartier generale, in un mix di violenza gratuita e distruzione pianificata.
Per dirla in parole povere, Sotto Assedio sono cinque numeri di una formazione dei Vendicatori che non contiene un numero infinito di personaggi in grado di rompere il pianeta a metà, contro un gruppo foltissimo di supercriminali che possono.
Ed è uno spettacolo, dalla prima all'ultima pagina.
Stern utilizza il suo cast in modo magistrale, riuscendo non solo a portare avanti alcune trame a lungo respiro, a rafforzare alcune dinamiche fra personaggi, ma anche a creare una storia che è a suo modo leggibile a se stante, anche avendo solo una vaga idea di chi o cosa siano i Vendicatori.
L'uso che fa lo scrittore di Janet Van Dyne alias Wasp, in quel periodo presidente del gruppo, e quindi anche leader sul campo di battaglia, è magistrale: vediamo la nostra eroina passare in tutto un ventaglio di emozioni, la vediamo superare le sue paure e le sue insicurezze e dimostrarsi un personaggio capace di costruire un futuro solidissimo per sé e per gli altri.
Abbiamo un Capitan America serio, perfetto esempio di super-soldato e super-eroe, che cede però alle sue emozioni umani, così come due divinità letterali come Ercole e Thor che si trovano a dover fare i conti con le loro debolezze fisiche e morali.
Senza contare poi Capitan Marvel, il Cavaliere Nero ed un paio di guest star che rendono tutta la storia molto più organica, non solo per la miscela di caratteri che si viene a creare, ma soprattutto per la loro capacità di mostrarci l'universo Marvel come un qualcosa di veramente grande, veramente coeso, un mondo dove se vieni a sapere che un amico od in questo caso un gruppo di amici ha bisogno di te, tu arrivi, e di corsa anche.
Stern riesce a tenere in equilibrio tutti questi piatti: il lato emotivo, l'azione e le sottotrame con una semplicità rara, in un fumetto anni 80 che è sì molto verboso per gli standard attuali, ed a tratti un po' rigido specie nell'uso dei balloon di pensiero, ma straordinariamente moderno nel suo arrivare al punto senza essere semplicemente diretto.
Le parole sono misurate, si riesce a capire il senso di urgenza della situazione, il peso delle emozioni in gioco, la paura, il dubbio, l'incertezza della vittoria dei “buoni”, e tutto nell'aria, in un arazzo di lettere che riesce a rendere tutto così grande e al contempo così piccolo.
Perchè è vero, i Vendicatori sono in pericolo e quindi di rimando anche il mondo lo è, ma questa è fondamentalmente una rissa, un regolamento di conti, un qualcosa di profondamente umano ma elevato al superumano.
Non c'è da proteggere un artefatto cosmico, non ci sono eserciti di mostri, non ci sono frasi ad effetto (non è vero, un paio ci sono), per parafrasare Harvey Kurtzman, ci sono solo una dozzina di persone che pensano ad uccidersi.
E quando si parla di botte, di azione, di pathos, pochi nel mondo del fumetto sono all'altezza di John Buscema.
Ci sono molte, molte scene di violenza efferata (per gli standard di un fumetto di supertizi), ci sono supercriminali che possono spezzare il cemento con le unghie che picchiano un maggiordomo di mezza età, un fisico in armatura, persino un personaggio mitologico, ma non lo fanno con grazia, con coreografie, lo fanno con rabbia, con furia, con la codardia pura di sapere di essere in un vantaggio incolmabile. E Buscema fa un lavoro stupendo nell'illustrarlo, nel mostrare quello che può, e nel nascondere quello che non si può mostrare, girando attorno ai paletti della censura, e realizzando tavole dentro alle quali la suspense diventa palpabile, con delle mosse di regia estremamente funzionali.
Si sente l'impotenza del Cavaliere Nero mentre vede di fronte a se il pestaggio del fedele Jarvis, il maggiordomo del gruppo, si vede la tristezza di Capitan America messo di fronte ad una perdita devastante a livello emotivo, si vede la risoluzione di Wasp di fronte ad un nemico che per ogni legge della fisica non può sconfiggere, eppure ci riesce (con un piccolo aiuto da parte dei suoi amici).
Il tutto, condito dalle chine di Palmer, molto fitte, spesse, che ben si sposano con l'umore tutt'altro che allegro della storia. Palmer era un maestro nell'uso del pennello, con uno stile che rimandava alla gravitas di alcune famose strisce a fumetti che apparivano sui giornali, ed in questo caso questo suo quasi manierismo artigiano esalta Buscema come solo pochi avrebbero saputo fare.
A livello di colori, il trio di coloristi non ha particolari guizzi creativi, all'epoca le tecniche erano anche diverse e permettevano in alcuni casi anche meno sperimentazione, detto ciò i nostri riescono comunque a tenere una visione artistica comune, che resta compatta e lineare.
Sotto Assedio è parte di un ciclo di storie ad opera di Stern un poco più lungo, e non è il primo lavoro dell'autore sui Vendicatori (aveva già scritto mezza dozzina di albi più o meno riempitivi), ma è di sicuro quello non solo più forte sotto ogni punto di vista, ma anche quello che ha più permesso al gruppo di fare un salto verso un modo nuovo di narrare le storie di un gruppo di superesseri.
Vedete, nel bene o nel male, fin dalla nascita del concetto di Supergruppo, il “Come” una storia di gruppo venisse narrata non era molto chiaro a tutti, e si procedeva più o meno per tentativi. Se alla DC Comics si preferivano gruppi molto grossi, che durante le dimensioni si dividevano in gruppi più piccoli, Stan Lee in persona per anni aveva questa regola ferrea che i supergruppi dovessero avere circa quattro o cinque membri per poter dare ad ognuno il giusto spazio. Alla fine di tutto però, le storie dei vari team si assestarono su “Gruppi medi, che fanno cose gigantesche per qualche numero, ed un paio di cose minuscole per riempire il tempo”. E per una casa editrice che aveva fondato il suo stile editoriale sul presentare “Il mondo fuori dalla finestra”, questo non poteva funzionare per sempre.
Sotto Assedio è una storia dove ci importa di tutti i personaggi, dove non è la missione che conta, e ci viene rivelato che non è mai stata la missione a contare, quello per cui leggiamo i fumetti di supereroi è vedere persone straordinarie, fare cose straordinarie, anche senza usare poteri straordinari.
Questo ciclo mostra anche i “cattivi” come persone, ci mostra le loro paure, le loro insicurezze, il come quando ci facciamo guidare da una sola emozione è quasi impossibile cambiare, di come queste persone, che fisicamente possono fare quasi tutto, siano ammantate da una coltre emotiva che gli impedisce di andare avanti.
D'altro canto vediamo i Vendicatori, un gruppo che il mondo intero guarda con ammirazione e rispetto, sbagliare, cadere, rialzarsi ma non del tutto. Vediamo finalmente un gruppo essere un gruppo, non una squadra di calcetto, ma un insieme di persone che si trovano a lavorare assieme, e anche se forse non saranno tutte amiche al di fuori della lotta, quando la lotta arriva alla porta tutto deve sparire per far spazio ad una soluzione.
Stern, Buscema, Palmer ed amici ci mostrano i Vendicatori come fragili, vulnerabili, e come gli eroi più potenti della Terra, proprio perché fragili e vulnerabili, fallibili a loro modo, alla fine, riescono a vincere.
Certo, parliamo di fumetti di supereroi, di personaggi creati per esser versioni idealizzate e strumentalizzabili di un certo tipo di forza, di un certo tipo di capacità, ma è bello pensare che il modello sia sempre quello di “Sono una persona a cui il fato ha dato grandissimi poteri, e decido di usarli per aiutare gli altri, anche a costo di perdere qualcosa di mio, senza chiedere nulla in cambio”.
Ecco, Sotto Assedio è molte cose: è poesia, è cinismo, è fumetto mainstream, ma resta, forse, una delle più grandi storie mai scritte sui Vendicatori di sempre.
E fidatevi, io le ho lette tutte. Ed è per questo che non li chiamo Avengers, perchè sono un vecchio noioso.