Letture seriali: Bikini Armors di Bigio e Maeb

La storia post-apocalittica proposta da Saldapress nella collana Ramen Burger

Venite per le ragazze, rimanete per la storia.

Perché sarebbe facile definire Bikini Armors solo come un fumetto con delle belle protagoniste discinte e tanto basta, ma la verità è che quella imbastita da Luigi "Bigio" Cecchi per i colori di Agnese "Maeb" Pozza è un'avventura post-apocalittica talmente frizzante che neanche ci fai caso e pensi solo al viaggio e alla sua destinazione.

Una miniserie in due volumetti, proposta da Saldapress nella sua collana Ramen Burger, quella che unisce Oriente e Occidente (ma ci tornerò più avanti) e spero che, più che le procaci ragazze in copertina, a colpirvi sia stato quel termine, "post-apocalittica", perché è in effetti il motivo per cui vi parlo di Bikini Armors qui su Letture Seriali.

Se frequentate la rubrica da tempo, avrete notato che il genere è sempre stato il benvenuto, in varie declinazioni, e una volta tanto che posso affrontarlo col sorriso, non me ne lascio sfuggire l'opportunità, anche se la trama imbastita dall'autore di Drizzit è una storia dai contorni fantasticamente "seri", di quelli di un domani ostile che aleggia sulle guerriere che impareremo a conoscere lungo la lettura.


Il pianeta è ormai ridotto ad una landa brulla e desolata, e ciò che rimane dell'umanità ha conosciuto profondi mutamenti, sopratutto religiosi e sociali. Un mondo in cui a prevalere è il sesso femminile e quello maschile è a rischio di estinzione, i rapporti di potere si sono modificati, e indovinate? Il destino di ciò che resta è in pericolo.

È su questo sfondo che si muove una variegata compagine in viaggio, capitanata dalle guerriere Stephen e Len, a cui spetta il compito di guidare, in una pericolosa missione esplorativa, l'ancella Faustine, il ragazzone che l'accompagna, Grave, e la giovane e ancora inesperta Bo.

Il loro obiettivo? Scoprire la verità dietro le parole del Prigioniero 901, che afferma che quella coltre grigia che nasconde la luce del sole non sia dovuta al cataclisma che ha cambiato la Terra per sempre, ma sia invece opera di qualcuno - o qualcosa -, e che una volta appurata la causa, si possa finalmente tornare a sperare di ridare vita al pianeta.

Non sarà un cammino facile, irto di pericoli, che siano agguati o bestie terrificanti, e del resto, ci sarà pur una ragione valida, se le chiamano "Malaterre".

Insomma, come facile intuire, non è esattamente un puro idillio quello in cui si trovano le nostre protagoniste, eppure non manca mai il colore della vita, dell'azione, del non arrendersi e anche, perché no, quello del sorriso malizioso, perché una risata è spesso il miglior modo di interpretare tutto, senza mai prendersi troppo sul serio.

Con questo, non voglio dire che la trama - seppur "leggera" - di Bikini Armors sia tirata via, o gestita senza la dovuta cura: Bigio mette in scena un buon world building, costruendo una personale struttura sociale e politica, incluso un aspetto mistico-religioso che troverà poi spiegazione sopratutto nel secondo volume, dopo il primo votato all'introduzione generale.

Lo sceneggiatore dispone così le sue carte con cura, perché "oltre le gambe c'è di più" e, attraverso efficaci flashback e spiegoni "d'occasione", ecco arrivare tutte le coordinate per comprendere sia la natura dei rapporti tra i personaggi, sia la Natura, intesa come una sorta di Dea, venerata e temuta, pronta ad elargire doni che potremmo definire "magici", ma anche ad esigere un prezzo sempre più alto per il troppo farne affidamento.

Ne sa qualcosa Faustine, lentamente consumata da questo "potere" che le scorre dentro, da questa connessione con Natura che le logora la carne come lo spirito. Quello che può fare è comunque strabiliante, e la connessione che riesce a creare con gli elementi affascina e si rivela in più di un'occasione salvifica, sopratutto man mano che il gruppo si avvicina a destinazione, e il contatto con questa Dea sembra farsi sempre più forte, quasi assordante...

E lentamente, arriva chiara a noi lettori anche un'altra connessione, quella di Bigio con le sue influenze di genere, perché Bikini Armors prende in prestito tantissimo dalle varie Apocalissi, torride e desertiche, di un immaginario legato a Mad Max e Ken Il Guerriero (necessariamente, in quest'ordine, vi direbbero i puristi della Cultura Pop, ma senza dover andare a scomodare anche Violence Jack), e memore dei suoi lavori precedenti, ecco anche il Fantasy fare capolino, innestandosi con la Sci-Fi.

Dal punto di vista grafico, quindi, ecco poi il contrasto tra un panorama desertico, spoglio e dove il dettaglio può anche permettersi di essere vago nelle scene "in esterna", salvo poi farsi più attento nei cambi di ambientazione, quando finalmente si arriva a scoprire cosa si cela dietro al mistero di una lontana Community, e si rende necessario creare un diverso tipo d'impatto col lettore.

Un contrasto, dicevo, con le figure delle nostre protagoniste, prosperose, affascinanti, curvilinee e sinuose, ma al tempo stesso forti, indomite e pronte a gettarsi a capofitto nella battaglia, guardando anche in questo caso ad un campionario di genere che vola da un capo all'altro del mappamondo, perché il mondo del fumetto e dell'animazione ci hanno, non da oggi, regalato molte e straordinarie "donne meraviglia".

E tanto affascinanti le nostre protagoniste, quanto "inquietanti" le loro avversarie, un semplice ma funzionale trucco visivo, con queste donne rese mostruose da innesti bio-cibernetici, comunità che cercano di preservare un patrimonio genetico ormai corrotto.

Perché, anche in un domani di fantasia, anche in un futuro dai canoni rovesciati, con gli uomini ridotti al 10% della popolazione e le donne come sesso predominante, anche in Bikini Armors l'umanità sembra sempre afflitta da quel "Cupio Dissolvi", quella volontà di ricercare sempre la Fine, sempre col timore di un nuovo Inizio, di qualcosa che possa in qualche modo destabilizzare una struttura costruita su precari equilibri e credenze.

Tutto questo rimane comunque sottotraccia, riflessioni a posteriori che non danneggiano o rallentano la lettura, semmai pensieri su cui ritornare in seguito, perché il principio primo di Bikini Armors, con le sue protagoniste seminude e l'azione esplosiva, la sua Magia e la sua Scienza fantastica, è - quasi ovvio ma devo comunque sottolinearlo - quello di divertire.

Un'avventura di puro intrattenimento, scatenata, dissacrante, per affrontare, con tutto il colore possibile, il grigiore del cielo e la monotonia del paesaggio desertico, di un domani in cui persino alzare lo sguardo verso le stelle nel cielo è un ricordo così lontano da diventare leggenda incredibile.

Qui interviene la tavolozza di Maeb, utilizzata con attenzione, per evidenziare le protagoniste in primo piano, così come dare sfumature cromatiche alle tecnologie, ai corpi in movimento, alle trovate delle ricche sequenze d'azione, e anche per evidenziare gli attimi più mistici, così come quelli più ironici, guardando, come il fumetto stesso, a molteplici ispirazioni, in particolare a quelle derivanti dall'animazione, che al pari della Nona Arte, ha saputo far conoscere eroine capaci di catturare l'immaginazione, quelle stesse di cui le protagoniste di Bikini Armors sono le eredi putative.

E, sempre se seguite la rubrica da tempo, sapete già quanto spesso mi piaccia cercare di immaginare un potenziale adattamento dell'opera, e proprio l'animazione sarebbe il medium perfetto per riuscire a restituire tutta l'adrenalina e lo spasso che sono racchiusi in questo agile fumetto, con la sua azione, con la sua fantasia, con la sua ricerca costante di ritmo e movimento, ma anche per saper coniugare ironia e fanservice senza mai sfociare nel becero o nell'eccessivamente gratuito, sull'onda di artisti come Hiro Mashima.

Un altro motivo per cui scelgo l'animazione (oltre al fatto che, al pari delle nuvolette parlanti, permette di gestire con altrettanta eleganza e bellezza l'elemento "pudore") è per come Bigio, oltre ai dettagli sul mondo e l'ambientazione, non lesini quelli sui rapporti personali tra le protagoniste: lungo i due volumetti, scopriremo cosa lega Stephen e Len, oppure i trascorsi tra Faustine e Grave, fondamentali per cementare l'empatia che si sviluppa poi coi lettori, che finiscono per volere ancora nuove avventure, nuove "puntate".

Questo discorso l'autore lo porta avanti sino alle fasi conclusive, sino all'ultima pagina non smette di riservare sorprese a chi legge, ormai pienamente convinto della bontà della sua creazione, piccole esche per alimentare la speranza di ritrovare in futuro le Bikini Armors.

Perché il finale avrà anche una sua chiusa molto poetica, è vero, ma sono rimasto così piacevolmente conquistato dai personaggi che spero di rivederle ancora un domani, che sia il mio o il loro visto quello che accade, potenzialmente esplosivo e pieno di nuove cose.

D'altronde, lo avevo scritto anche all'inizio, no? Che stavolta vi avrei parlato di Post-Apocalisse con un sorriso.

Quello stesso di quando incontri qualcosa di fresco, piacevole ed indovinato, qualcosa pensato per intrattenere, e regalare ciò che permette di superare tutto, anche le grigie coltri di nubi oppure il logorio della vita moderna: del sano relax!



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