La gemella fantasma, una storia dolceamara

Il capolavoro di Lisa Brown, tra romanzo di formazione, racconto fantastico e denuncia sociale

“Mi sveglio con la paura di aprire gli occhi. Lei ci sarà? O sarò sola per la prima volta nella mia vita?”

Isabel e Jane sono sempre state insieme. Sono nate dividendo lo stesso corpo, un corpo con due teste, tre braccia e tre gambe. Per i loro genitori, Isabel e Jane erano solo fonte di dolore e imbarazzo così, quando le bambine avevano appena tre anni, non ci pensarono due volte ad accettare l’offerta di Mr. Carlisle, il direttore di un circo itinerante che nel loro corpo straordinario era riuscito subito a vedere una ghiotta occasione di guadagno e che aveva deciso di comprarle.

Persa una famiglia, Isabel e Jane ne trovarono subito un’altra, una famiglia allargata dove la loro stranezza non causava alcun turbamento, la grande famiglia dei freak del circo di Carlisle: la dolce Baby Alice, “la donna grassa”, che con le due gemelle era sempre materna e protettiva; Harold, “il ragazzo della giungla” che in realtà non aveva mai messo piede in una giungla ed era molto bravo in matematica e spesso le aiutava con i compiti; Nora, “l’incantatrice di serpenti tatuata”, che era un po’ come quella zia un po’ strana che ti fa giocare con i suoi trucchi e nel frattempo ti mette in guardia dai pericoli del mondo, e poi Jenny, “la donna barbuta” e suo marito “l’uomo coccodrillo”, la “mezza ragazza” e la piccolissima “tazzina cinese”, che in realtà era giapponese ed era nata a San Francisco.

In questo guazzabuglio di stranezze, che fossero reali o create ad hoc per il palcoscenico, Isabel e Jane avevano vissuto i primi anni della loro vita, amate e protette, fino all’incontro con il dottor Wyatt. Alla proposta del chirurgo di poter essere separate e riuscire a vivere ognuna indipendentemente dall’altra, Jane non riesce a dire di no: sogna di diventare la moglie di quel dottore che finalmente darà loro una vita “normale”, lontana dal circo, dal mondo dei freak, da Carlisle e da tutti quelli che, a ogni spettacolo, ne approfittano per deriderle e insultarle. Isabel non è d’accordo, non si fida di Wyatt, così come non si fidano tutti gli altri membri del circo, ma l’insistenza di Jane – che è sempre stata la più forte e caparbia – la convince. L’intervento, però, non va come sperato e Isabel si risveglia sola… o quasi! Jane è ancora lì, un fantasma ancora attaccato al suo corpo eppure, adesso, invisibile agli occhi di tutti gli altri. A Isabel, che prima aveva fin troppe gambe e braccia, Wyatt costruisce delle protesi per sostituire i suoi arti mancanti sul lato sinistro, lì dove per sedici anni aveva vissuto Jane.

In una notte, Isabel si ritrova sola per la prima volta, con una gemella fantasma accanto a sé e un braccio e una gamba di cuoio, gomma e piombo. Inoltre, non può più tornare al circo perché senza Jane non è più una freak: quello che la rendeva speciale e unica è perso per sempre, insieme a tutto ciò che è stata la sua esistenza fino ad adesso. Mentre prova a ricostruirsi una vita, soprattutto con l’aiuto di Nora, Isabel dovrà fare i conti con il fantasma di Jane che, ancora più di quando era in vita, sembra intenzionata a prevaricare sulla sorella e a impedirle di essere felice… o forse sta solo cercando di metterla in guardia?

La gemella fantasma è una storia dolceamara che, come promette Neil Gaiman nello strillo in copertina, riesce a “spezzare il cuore ripetutamente”: venduta dai suoi stessi genitori, tenuta quasi in schiavitù da Carlisle, condizionata dalle scelte di Jane, e poi orfana di quella sorella che era letteralmente una parte di lei, Isabel deve affrontare il mondo fuori dal circo, quel mondo che Jane sognava, che le avrebbe accolte come “normali” una volta separate e che invece si rivela crudele, bugiardo e intollerante. Se tra i freak del circo il mutuo aiuto e il sostegno reciproco erano gli ingredienti dell’unica quotidianità che Isabel ha conosciuto fino a quel momento, i “normali” che vivono le loro vite lontano dal palco sembra non aspettino altro che trovare il momento giusto per ferire. Ma allora, chi è il vero mostro?

Oltre alla vicenda di Isabel, Lisa Brown racconta con dolcezza ma senza edulcorare troppo la realtà il mondo dei freak show: palcoscenici in cui corpi non conformi, per nascita o perché successivamente modificati (come, ad esempio, gli uomini e le donne che esibivano tatuaggi sulla maggior parte del corpo in un periodo in cui tatuarsi era vietato), insieme a quelli razzializzati, catturavano l’attenzione del pubblico mescolando fascinazione e disgusto, attrazione e paura. I freak show erano la spettacolarizzazione dell’abilismo, dell’omotransfobia e della visione colonialista bianca, spettacoli che riuscivano a condensare il peggio del pensiero occidentale e la sua incapacità di accettare il diverso, insieme alla sua morbosa curiosità e voyeuristico desiderio di osservarlo.

Se pure oggi appaiono come un’inumana crudeltà (anche se bisogna ricordare che fino al 1940 sono esistiti gli zoo umani, le cui eredità sono sopravvissute fin oltre l’anno 2000, qualcosa di forse ancora più inumano e crudele dei freak show) gli spettacoli dei freak e l’esistenza di circhi itineranti di cui questi uomini e donne facevano parte, erano sicuramente un’alternativa migliore ai manicomi o alle soffitte e cantine in cui lә storpiә* venivano da secoli rinchiusi dalle famiglie di origine. Come vediamo accadere nella storia, si creavano piccole comunità di donne e uomini i cui corpi non erano accettati dalla società, comunità che erano delle vere e proprie famiglie allargate, in cui si creavano legami e affetti, che permettevano di sviluppare abilità e talenti e a volte anche di affrancarsi economicamente dalla vita circense.

Lisa Brown spiega che, sebbene lә suә personaggiә siano frutto di fantasia, si è ispirata a delle storie vere (Daisy e Violet Hilton, due gemelle siamesi la cui storia ricorda vagamente quella di Isabel e Violet, Emmitt e Percilla Bejaho, conosciutә come l’uomo alligatore e la donna barbuta, Baby Ruth Smith, la donna da una tonnellata – in realtà arrivò a superare i settecento chili ma non giunse mai ai mille come si era prefissata – e Artoria Gibbons, la donna tatuata; le storie di queste donne e uomini sono raccontate in delle stampe che ReBelle Edizioni ha prodotto come extra promozionali per l’uscita del fumetto), così come erano reali le migliori possibilità di vita che i freak show offrivano a questi outsider, volenti o nolenti che fossero.

I disegni di Lisa Brown, lineari e cartooneschi, e i colori accesi e variegati, stemperano l’atmosfera a tratti cupa se non addirittura angosciante della storia, facendo de La gemella fantasma uno di quei fumetti che possono essere letti a più livelli e da lettorә di età diverse, mescolando insieme il romanzo di formazione, il fantastico, il romanzo storico e di denuncia sociale.

Claudia Maltese (aka Clacca)



*NOTA: il termine storpio/a, così come il corrispettivo inglese crip, è un termine dispregiativo, utilizzato per offendere e denigrare le persone con corpi disabili e non conformi. Come altri termini negativi (ad esempio queer o fr*cio), storpiә/crip è stato rivendicato dalla comunità disabile durante il processo che, dalla fine degli anni ’60, ha visto decostruire i significati culturali della disabilità e della normotipicità, riformulandone completamente i significati. Come tutti gli slur di cui le comunità marginalizzate si sono riappropriate, storpiә continua ad avere un senso dispregiativo a meno che non venga utilizzato dallә appartenentә (come l’autrice di questo articolo) a quelle stesse comunità.


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